Se la conferma di Andrea Gnassi era data per molto probabile e quindi la sua rielezione rispecchia le attese della vigilia e delude chi sperava in un ballottaggio, non altrettanto si può dire del suo competitor di centrodestra, Marzio Pecci, che non ha raggiunto il 25 per cento quando sulla carta aveva un potenziale di almeno il 30 per cento (guardando i voti delle ultime regionali). Lui si consola dicendo che comunque ha fatto il pieno, ma i numeri dicono altre cose. Non si possono, per esempio, considerare tutti i voti di Camporesi come mancati voti di centrodestra (e i grillini?). Inoltre Pecci è il candidato partito per primo nella campagna elettorale. Ricordate? Il segretario della Lega Nord, Jacopo Morrone, l’ha imposto e fatto partire subito da febbraio perché bisognava vincere. Il risultato è stato piuttosto magro. Luigi Camporesi ha invece preso tutti i voti che gli erano accreditati alla vigilia. Di più difficilmente poteva fare.
Voto disgiunto. Si pensava che Gnassi avrebbe goduto in maniera spropositata del voto disgiunto. In realtà le sue liste hanno avuto appena un punto in meno (56%) rispetto al sindaco. Ma alla luce del risultato complessivo si è capito perché: il consenso non politico ma amministrativo è stato incanalato direttamente da Patto Civico.
Marzio Pecci ha invece avuto come candidato sindaco meno voti (24,97) di quanti presi dalle sue liste (26,38). Una cosa già successa a Riccione, nel suo precedente tentativo. Ha invece goduto a proprio favore del voto disgiunto Luigi Camporesi: lui ha avuto il 9,54, le sue liste il 9.
Quelli che il vero centrodestra siamo noi. La coalizione di centrodestra (e anche la coalizione Camporesi) hanno battuto su questo tasto: via gli “inciucisti”, adesso arriviamo noi puri e duri che manderemo a casa Gnassi. In realtà non hanno saputo far meglio dei predecessori. Anzi, si sono presentati divisi, dando quindi l’impressione di scarsa credibilità. Potrebbero essere a loro volta accusati di averlo fatto per favorire Gnassi. Morale: la politica è molto più semplice, e sulla rinascita del centrodestra a Rimini sarebbe bene che si aprisse un dibattito davvero libero da pregiudizi e aperto al futuro.
Il trionfo di Pizzolante. La sua è stata oggettivamente l’unica grande operazione politica di questa campagna elettorale. E l’intuizione ha ripagato al di sopra di ogni più rosea previsione. Il successo della lista civica (quasi il 14 per cento) è stato determinante per l’elezione di Gnassi al primo turno. E i suoi consiglieri saranno assolutamente determinanti nella maggioranza in consiglio comunale che sostiene Gnassi. E il Patto Civico potrà andare all’incasso nella composizione della giunta: vice sindaco, uno o due assessori. Certamente Gnassi dovrà trattare.
Il nuovo consiglio comunale. Si vedono già alcune cose interessanti. È sparita la sinistra estrema, per la prima volta non c’è nessuno di Rifondazione comunista o dintorni. È un consiglio comunale di fatto più spostato verso il centro e la destra. A sinistra ci sono solo i 13 consiglieri Pd, il resto, a parte la destra ufficiale, è molto fluido. Non sono di sinistra gli eletti della lista Pizzolante. Su argomenti trasversali potrebbero esserci sorprese. È un consiglio profondamente rinnovato, tutto da vedere alla prova dei fatti. Alla maggioranza di Gnassi vanno 20 seggi così distribuiti: Pd 13; Patto Civico con Gnassi 5; Rimini Attiva 1; Futura 1. Alla coalizione di centrodestra vanno 8 seggi cosi distribuiti: Lega Nord 4; Forza Italia 2, Uniti si vince 1, Fratelli d’Italia1. Alle lista Obiettivo Civico di Camporesi 2 seggi.
Chi entra in consiglio. Nel Pd, che ha ottenuto un risultato certamente superiore alle attese e alla qualità della presenza politica che è riuscito ad esprimere negli ultimi tempi (ha goduto dell’effetto Gnassi), il recordman di preferenze è il giovane Mattia Morolli (626), capogruppo uscente. Il segretario del partito Juri Magrini e nuovo capogruppo in pectore si ferma a 580. Scorrerà del sangue per aggiudicarsi l’incarico? Gli altri eletti dovrebbero essere: Matteo Petrucci, Milena Falcioni, Sara Donati, Giorgia Bellucci, Simone Bertozzi, Anna Maria Barilari, Giovanni Casadei, Lucilla Frisoni, Enrico Piccari, Fabio Grassi, Barbara Vinci.
Tutti esordienti i consiglieri del Patto Civico: qui il recordman delle preferenze è l’avvocato Mario Erbetta con 326 voti personali. Seguono Davide Frisoni, Marco Zamagni, Daniela de Leonardis, Mirco Muratori. Resta fuori il presidente uscente del consiglio comunale Vincenzo Gallo. Nella lista Rimini Attiva, sbaraglia tutti con 418 preferenze Kristian Gianfreda, noto esponente della Comunità Papa Giovanni XXIII. È riuscita a conquistare un seggio anche Futura, la lista dei Gnassi boys: il consigliere dovrebbe essere Luca Pasini con 283 preferenze.
E passiamo al campo del centrodestra. Tutti esordienti i consiglieri della Lega che dovrebbero essere, oltre a Pecci, il capolista Matteo Zoccarato (145), Cristiano Mauri, Diana Trombetta e Andrea Cabri In Forza Italia c’è il recordman assoluto: l’inossidabile Nicola Marcello che porta a casa 1.237 preferenze. In consiglio ci sarà anche l’esordiente Carlo Rufo Spina. Nonostante Fratelli d’Italia sia stato svuotato dalla gran quantità di liste di destra (a partire da Uniti si vince che è andata meglio) torna in consiglio comunale Gioenzo Renzi con un gruzzolo di 663 preferenze. Si può osservare che Forza Italia e Fratelli d’Italia sono a Rimini quasi due partiti personali di Marcello e Renzi. Sono certamente soddisfatti gli ex An di Uniti si vince che rimandano in consiglio comunale Gennaro Mauro con 245 voti personali.
Ed infine le liste Camporesi. Il candidato sindaco entra in consiglio e con lui ci saranno anche Filippo Zilli che da esordiente si porta a casa 341 preferenze, ottenute probabilmente con un cognome ben conosciuto all’elettorato di destra, e Andrea Bellucci. La lista Insieme per Rimini invece non riesce ad eleggere nessuno, anche se Eraldo Giudici si può consolare con i 578 voti ottenuti, che però risultano inutili.
La sinistra perde due Comuni. Per il segretario del Pd Juri Magrini il bilancio non è molto positivo. L’unico obiettivo centrato è la rielezione di Gnassi, grazie alla lista Pizzolante da lui fortemente osteggiata. Nei due Comuni della Valmarecchia, Pennabilli e Novafeltria, sono stati mandati a casa i sindaci uscenti dell’area di centro sinistra. Quindi ha perso due Comuni, pur non importanti come Rimini. La geografia politica della provincia è sempre più a macchia di leopardo.