Pubblichiamo volentieri questo intervento apparso su Facebook dell'avvocato Marco De Pascale, di Riccione, che ci pare un contriobuto interessante alla lettura dell'attuale situazione politica della città.
Lettura ingenua: i quattro moschettieri (+ 1) si sono dimessi in quanto stufi dell'oligarchia del dominus assoluto di Noi Riccionesi da una parte, e dei magheggi della vecchia volpe socialista dall'altra parte.
Lettura dietrologica: lo sconquasso e' architettato a livelli più alti, e prelude ad un inciucio stile Renzi/Alfano (+Verdini) se parliamo di Italia, o Gnassi/Pizzolante se parliamo di Italia in Miniatura.
Il tempo ci dirà come sono andate le cose veramente.
Intanto però, arrivati quasi al giro di boa della legislatura, qualche considerazione su ciò che è accaduto dal 8 giugno 2014 si può abbozzare.
Parecchi Riccionesi sono rimasti delusi da come è stato gestito quel consenso trasversale che portò al ribaltamento del tavolo; il voto fu da un lato un premio a chi da circa quindici anni denunciava le malefatte del partito da sempre detentore del potere, e dall'altro frutto della voglia di cambiare gli occupanti della stanza dei bottoni, i quali, peraltro, ci misero del loro - con le consuete divisioni e lacerazioni interne - per perdere.
Il voler far passare i riccionesi quali boccaloni che avevano votato la Tosi solo perché incantati dalle promesse elettorali irrealizzabili di quest'ultima, contribuì a rafforzare ancor più il credito verso la Renata e la repulsione verso il PD.
Tutto ciò avrebbe dovuto esser un patrimonio enorme per il Sindaco, tale da consentire una navigazione tranquilla fino al termine del mandato.
E invece no; e' apparso ben presto chiaro ai più che a decidere il bene ed il male era una persona sola, ben difesa e supportata da un solido cerchio magico; se ne ebbe un primo e paradigmatico esempio in occasione del feroce attacco a Bezzi per le conferenze sul fascismo, sferrato pubblicamente su Facebook, e successivamente vidimato dal Sindaco che liquido' la vicenda accusando il Presidente dell'Istituzione Cultura di mancanza di condivisione.
Delle conferenze de quo, nulla più si è saputo.
È chiaro che un'egemonia di tal fatta non poteva che andar stretta all'altrettanto ingombrante capo del maggiore alleato di governo; da lì, un duello per la supremazia deleterio per gli equilibri della maggioranza.
A ciò si aggiunga come la promessa elettorale (questa si' seria e fattibile) di condividere con la cittadinanza le scelte e le regole sia naufragata dapprima col drastico regolamento "musica" imposto a stagione in corso, poi con quello "spiaggia"' partorito senza un'adeguata condivisione e un necessario confronto con le varie categorie interessate.
Non si può poi tacere circa lo smarrimento di tecnici, imprese e soprattutto cittadini (questi ultimi impegnatisi economicamente per progetti già approvati) di fronte alla rigida gestione della materia edilizia, caratterizzata più da un voler agire contro la precedente amministrazione che dalla mediazione e dal sereno confronto per giungere ad un sostenibile equilibrio tra tutela del territorio e salvaguardia dell'economia.
In pratica da "mattone selvaggio" di imoliana memoria, siamo passati a "fermi tutti" qui non si muove più una bossola.
È la rigidità nella gestione della cosa pubblica, la mancanza di confronto con le persone, il continuare la guerra a tutto ciò che è connotato da un qualsivoglia legame col passato, il pendere dalle labbra del guru (peraltro, e questa è davvero bella, per sua candida ammissione Renziano convinto e tesserato PD) a rendere abbastanza negativo il bilancio di questi primi due anni di esperienza amministrativa.
E questo proprio nel momento in cui il PD e' ai minimi termini della sua storia cittadina, con guerriglie interne e mini-scissioni (quattro consiglieri su sette si sono defilati dal partito ufficiale), momento quindi che avrebbe dovuto favorire la fidelizzazione dei cittadini con iniziative di ampio respiro neppure disturbate da un'opposizione tutta impegnata a litigare al proprio interno.
Se gli argomenti dell'opposizione sono le buche delle strade, seconde come anzianità solo al Castello degli Agolanti (buche peraltro cui si è per la prima volta messo mano) si capisce come la maggioranza sarebbe dovuta andare "con un filo di gas".
E invece:
si era dimesso Bezzi; si è dimesso Monaco; si sono defilati quattro dei quindici consiglieri di maggioranza, cui deve aggiungersi il Lele Montanari espulso, dopo un processo per direttissima discretamente sommario, e il consigliere di Forza Italia forse espulso o forse no.
Dalla lettura delle carinerie che si son scambiati oggi sui social, anche con Fratelli d'Italia le cose vanno maluccio, mentre tra i due maggiori partiti della maggioranza volano stracci come aquiloni.
Occorrerebbe un atto di coraggio; occorrerebbe prender le distanze da chi vuol comandare senza neanche conoscere la natura dei riccionesi; cittadini che han dovuto sopportare il lungo monopolio rosso del potere, ma che ciononostante sono sempre riusciti a rimanere solidali e in linea di massima amici tra loro.
Cittadini che nel 2014 avevano chiesto solo di rimuovere la ruggine dei consolidati meccanismi di potere, per dar vita ad una nuova fase di convivenza, dove non dovesse esser necessario "conoscere qualcuno nel Comune" per esser agevolati o coinvolti nelle scelte e nelle decisioni.
Altrimenti potevamo tenerci quelli di prima, che - se non altro - avevano dimestichezza con la macchina pubblica avendola guidata da sempre (solo) loro.
C'è ancora tempo per il cambio di marcia; ma il tempo, come noto, vola.
E soprattutto, come canta la Mannoia, non torna più.
Marco De Pascale