Metromare sperimentale in estate: Rimini dice sì, Riccione no
Rimini dice sì, Riccione dice no: il copione sul Metromare è sempre lo stesso. I Comuni erano chiamati ad esprimere un parere sulla proposta della Provincia di avviare dal 15 luglio una nuova sperimentazione, com i mezzi vecchi, estesa fino alle 2 di notte. “La sperimentazione – ha dicharato l’assessore di Rimini Roberta Frisoni - ha mostrato un utilizzo elevato del servizio nel periodo natalizio e in occasione del Capodanno, che ha attirato turisti e visitatori sul nostro territorio. Riteniamo essenziale offrire questo servizio anche in questa stagione estiva per migliorare l'accoglienza e offrire a chi arriva l'opportunità di un servizio più veloce, comodo e sicuro.
Contestualmente all'attivazione del Metromare inoltre, abbiamo richiamato la necessità di rimodulare il servizio del trasporto pubblico locale e, in particolare, la frequenza della linea 11 che, una volta che il Metromare sarà pienamente a regime, sarà riorganizzata e accompagnata da servizi integrativi.
In questa particolare stagione estiva, la prima per il Metromare, crediamo infine sia indispensabile infine mettere in campo un'adeguata campagna di informazione e comunicazione che faccia conoscere ai turisti il nuovo servizio".
"Ancora soldi per il Metromare per limitare al massimo la linea 11? Noi ci siamo espressi contro una sperimentazione che non rappresenta nulla, partita in maniera tardiva, con mezzi vecchi, non ecologici e con solo il 60% dei posti occupabili". Lo ha sostenuto l'assessore al Bilancio del Comune di Riccione, Luigi Santi, questa mattina alla riunione di Amr, Agenzia mobilità romagnola che ha messo in votazione sia la ripartenza del Metromare che i costi che dovranno essere divisi e sostenuti dagli Enti. Come è noto, Riccione ha già espresso parere negativo e questa mattina ha votato contro la ripartenza del Metromare. Voto contrario anche del Comune di Bellaria, astenuti invece i Comuni di Coriano e Montefiore. La decisione è comunque passata a maggioranza.
"Il trasporto di costa costerà altri 320 mila euro - spiega Santi - soldi che serviranno a far ripartire in maniera sperimentale in servizio dal 15 di luglio al 15 settembre. Ma cosa si sperimenta visto che si utilizzano ancora i vecchi autobus arrivati da Bologna e da Ravenna, che non sono ecosostenibili, ma a metano? Non siamo d'accordo neanche sul modo di coprire i costi cioè diminuendo la capacità della linea 11 che non avrà più il servizio estivo e le corse rimarranno ogni 18 minuti. Impensabile secondo noi perché l'11 serve una zona che il Metromare non serve e di conseguenza con poche corse si creeranno sicuramente situazioni di assembramento molto problematiche dal punto di vista della sicurezza"
"Sul fonte spesa - prosegue l'assessore - ai 150 mila euro derivanti dai risparmi sulla linea 11, si aggiungono 50 mila come stanziamento dalla Regione, 45 mila arrivano da Start e 75 mila euro verranno divisi tra Provincia di Rimini, dove tutti i cittadini da quelli della costa all'entroterra dovranno contribuire, Comune di Rimini e Comune di Riccione. Ma Riccione dice no perché sono costi inaccettabili che peseranno sui cittadini finalizzati poi ad un'altra sperimentazione forzata di due mesi francamente inutile. In questi mesi abbiamo chiesto una serie di dati precisi alla gestione Metromare, sui biglietti e sui ricavi, ma non abbiamo ancora avuto risposta. Teniamo conto che ad oggi il trasporto di costa avrà un riempimento solo al 60% quindi inferiore a quello ad esempio dei treni regionali delle ferrovie dello Stato. Il tutto si traduce in un servizio scarso e comunque inferiore alle previsioni almeno in fatto di persone trasportate. Siamo certi che a settembre ci ritroveremo con costi aggiuntivi. Sperimentare senza dati precisi e con vecchi autobus, (quelli nuovi sono costati oltre 10 milioni di euro e non sono ancora arrivati) a chi serve?. E per concludere si tratta di un fallimento annunciato se nel primo anno, il 46% delle persone che ha preso il Metromare l'ha fatto per una corsa singola. Significa forse che se prendi il Metromare una volta poi non lo riprendi più?"
Nuovo direttore per VisitRimini. Presentato il piano marketing
Visit Rimini, la Dmc del Comune di Riini, una società formata da Ieg e Proozione Alberghiera, ha un nuovo direttore. Si chiama Valeria Guarisco, arriva da una lunga esperienza in Fiera Milano dove si è occupata di sviluppare le candidature per gli eventi internazionali e successivamente ha ricoperto il ruolo di dirigente al marketing territoriale per il Comune di Como.
Prende il posto lasciato libero da Alex Kornfeind, che è durato nella carica solo pochi e che ha lavorato a distanza nel periodo di lockdown.
In tale periodo VisitRimini – informa una nota – ha prodotto video per i social “dal tono di voce in sintonia con il momento difficile: "Posso aspettarti ancora", video in timelapse, Mostra di Fellini, tour virtuale; visita guidata al Tempio Malatestiano. Per poi ripartire con video tributo emozionale della spiaggia, intervista all'assessore Frisoni, video sull'apertura delle spiagge e sull'apertura delle attività commerciali, bar e ristoranti. A breve la pubblicazione del video sulla riapertura degli alberghi”.
La nota informa inoltre che è stato presentato all’amministrazione comunale il piano di marketing per i prossimo tre anni. “Il focus è sostenibilità e cultura, per promuovere la città di Rimini facendo leva sugli investimenti degli ultimi anni che ne hanno ridisegnato profondamente il volto. Il tutto in stretta sinergia con APT Emilia Romagna e Destinazione Romagna per rendere l'azione efficiente e coordinata”.
Cosa prevede il piano di marketing non è stato comunicato nello specifico, sono solo stati indicati i temi, che sono ovviamente generici, come “delineare e sviluppare nuove linee di prodotto turistico, soprattutto in relazione con le opzioni culturali dell'entroterra; perfezionare il sistema esistente di informazione e accoglienza turistica; destagionalizzare la destinazione; incrementare la promozione internazionale, sviluppare iniziative innovative di marketing turistico; costruire sistemi di collaborazione partecipativa”.
La nota informa inoltre che sono state preparate due ricerche sulle “Città d'arte second best” (cioè le migliori seconde scelte) e sui “Portali di destinazione” e si sta avviando la collaborazione con IEG per lo sviluppo delle candidature ai grandi eventi nazionali e internazionali. Sta muovendo i primi passi la collaborazione con l’Università di Rimini sull’attività di intelligence turistica. Infine dal 15 di giugno è partita la collaborazione con l'ITIS Turismo e Benessere nell'ambito della quale 13 studenti procederanno con i project work, individuando opportunità operative all'interno del piano di marketing.
Sanità e dintorni: in Romagna abbiamo un problema
Se c’era bisogno di una conferma per convincersi che la “città Romagna” auspicata dal presidente di Confindustria Paolo Maggioli ha ancora molti ostacoli da superare, è subito arrivata, appena qualche giorno dopo le sue dichiarazioni, la strana e per molti versi indecifrabile polemica sulla nomina di Tiziano Carradori a direttore generale dell’Asl Romagna. Il sindaco di Rimini Andrea Gnassi ha capitanato la pattuglia dei sindaci di centrosinistra, ai quali si sono aggiunti anche il grillino di Cattolica Mariano Gennari e il presidente della Provincia Riziero Santi, che ha voluto mettere nero su bianco un avvertimento lanciato non si sa bene a chi. I nuovi paladini della Romagna unita scrivono infatti: “Rispediamo al mittente l’idea di tornare indietro rispetto al disegno dell’area vasta, di riaffermare un campanilismo fuori dal tempo, che non guarda al miglioramento della sanità pubblica attraverso la nostra Ausl ma al ripristino di uno stato di cose ormai superato nei fatti”.
Se qualcuno dovesse chiedersi “mi sono perso qualcosa? chi si è schierato contro l’area vasta in sanità?”, stia pure tranquillo: non si è perso niente. Tiziano Carradori, già amministratore dell’Aus di Rimini quando era indipendente, è anzi il promotore dell’idea di area vasta. Nella prima intervista rilasciata dopo la nomina ha inoltre confermato che si muoverà “con lo spirito secondo cui viene prima il 'Noi' e poi l' 'Io' del singolo ospedale e della singola città”.
L’uscita di Gnassi & company ha però suscitato una reazione a catena. Sono apparsi i cosiddetti “sindaci non allineati”, cioè quelli di centrodestra, i quali, dopo aver evidenziato che “la nomina del Direttore Generale è avvenuta ovviamente nelle segrete stanze del partito che si ritiene padre e padrone della Romagna”, hanno voluto rimarcare: “Alcuno di noi ha mai avanzato polemiche strumentali o volontà di mettere in crisi l’attuale assetto sanitario territoriale della Azienda USL”. Fra i sindaci non allineati mancava quello di Riccione, Renata Tosi, che pure non trascura occasione di polemizzare con il potere regionale. No, questa volta ha scelto un profilo istituzionale. Se si voleva fornire la rappresentazione di un territorio sbrindellato, incapace di essere coeso sulle questioni che contano, l’obiettivo è stato pienamente raggiunto. Ognuno sembra essere sceso in campo per giocare una propria partita, non quella del territorio.
Non si capisce la mossa di Gnassi, un sindaco che, essendo a fine mandato e non più rieleggibile, ha in questo momento, per forza di cose, meno peso rispetto ai colleghi degli altri capoluoghi romagnoli. Quando si arriva a discutere di sanità e di area romagnola, il sindaco di Rimini sembra perdere la lucidità che lo distingue in altri frangenti e su altri temi, come il turismo. Lo si era visto, per stare alla cronaca degli ultimi mesi, nella sbracata polemica innescata sulla facoltà di medicina a Forlì e Ravenna. La sanità non è il primo dei suoi pensieri e quando le circostanze lo obbligano ad occuparsene, ha la tentazione di lanciare la palla in tribuna. Nel paventare il ritorno dei campanili, mai auspicato da nessuno, finisce per dare l’impressione che la mossa maldestra sia al contrario dettata da una logica di campanile. Gnassi ha poi sostenuto che la questione è che è arrivata prima la nomina di Carradori, e solo il giorno dopo il programma di mandato. Questa però sembra una giustificazione del giorno dopo, lanciata per mettere una pezza alla mossa sbagliata del giorno prima.
Sul senso di questa tempesta in un bicchiere d’acqua le interpretazione divergono. Secondo una prima linea di lettura, la gestione Tonini sarebbe stata considerata dalle altre città romagnole eccessivamente riminocentrica, ora Rimini temerebbe che, a parti invertite, la direzione Carradori risulti penalizzante per il territorio. Sullo sfondo, secondo questa interpretazione, si giocherebbe una lotta per l’egemonia dentro il Pd.
Secondo un’altra visione, Gnassi in realtà non ce l’aveva con Carradori, ma con la Regione e con la presidenza Bonaccini, che ha deciso tutto da solo senza coinvolgere le comunità locali. Una Regione che a parole dice di voler promuovere la Romagna, ma poi si limita a distribuire soldi a destra e manca pur di consolidare il consenso. La nomina di Carradori sarebbe solo l’ultimo di una serie di “sgarbi” e/o “equivoci”che riguardano università, alta velocità, aeroporti, fiera. Non è ben digerita la posizione della Regione sugli aeroporti, ovvero che deciderà il mercato, vista come la premessa del fallimento di entrambe le società, come avvenuto in passato. Non è piaciuto che l’assessore Colla abbia in qualche modo considerato non prioritario l’unione fieristica fra Rimini e Bologna, dopo che l’emergenza Covid 19 ha finalmente portato le due città a parlarsi.
Interpretazione che non necessariamente sono contrapposte ma possono scorrere parallele. Quel che è certo che in Romagna abbiamo un problema.
Ripartire dalla scuola. La Karis presenta la sua raccolta fondi
La scuola è il primo luogo da cui ripartire. Perché dalla scuola parte il cambiamento del mondo. Oggi ancora più di ieri e nelle drammatiche circostanze che abbiamo vissuto e viviamo, l'emergenza educativa è la prima e più importante sfida di fronte a tutta la collettività. E le scuole pubbliche paritarie della Fondazione Karis presentano un manifesto su scuola ed educazione e una campagna di raccolta fondi, per sostenere i luoghi dove possono fiorire libertà, curiosità, passione, creatività e ogni ragazzo può imparare ad affrontare le grandi sfide che la nostra società si troverà a vivere. Una missione assolta ogni giorno nella comunità educante Karis a fianco di 224 tra bambine e bambini di asili e nidi d'infanzia, 524 alunni dell'elementari, 323 delle medie e 200 dei licei.
L'iniziativa sarà presentata a Rimini domani (sabato 27 giugno – ore 17.30- Giardini della Comasca) durante un incontro con Francesco Fadigati, rettore del centro scolastico La Traccia di Calcinate(BG). Al centro della sua testimonianza, introdotta Paolo Valentini direttore scolastico Fondazione Karis, come La Traccia abbia affrontato e superato il lock down, proprio nel cuore del territorio lombardo. Quello maggiormente colpito in Italia da Covid-19.
Al termine dell'incontro e del dibattito con il pubblico, spazio per la presentazione della nuova campagna di sostegno e raccolta fondi di Fondazione Karis. Risorse che saranno utilizzate per sanificazione e costante igienizzazione degli edifici scolastici, acquisto di PC da donare agli studenti che hanno difficoltà ad acquistarne e sostegno alle famiglie economicamente colpite dalla crisi economica post Covid-19.
"L'urgenza che abbiamo di fronte è reale: se la crisi economica morde e morderà ancora più profondamente, riusciremo a superare un momento così drammatico solo se cittadini, imprese, corpi sociali e istituzioni pubbliche del nostro territorio parteciperanno attivamente ad una tale sfida – ha spiegato Paolo Valentini, citando i temi del manifesto Karis – solo con il sostegno di quanti condividono il nostro impegno potremo superare l'emergenza e contribuire alla ripartenza comune. Perché nessuno sviluppo umano è possibile senza luoghi che generano persone: le scuole.
Zilli: accelerare al massimo i cantieri del lungomare Rimini Nord
Secondo il consigliere comunale Filippo Zilli il progetto sul lungomare di Rimini nord "è un progetto utile a riqualificare una parte di Rimini da troppo tempo dimenticata ed abbandonata".
"Purtroppo - osserva il consigliere - nessuno si sarebbe mai aspettato che dal 23 gennaio a poco più di 1 mese l’Italia sarebbe finita in lock down, bloccando cosi l’avanzamento di tutti i lavori in corso; anche se a dire il vero la legge aveva disposto che i “cantieri strategici pubblici” potessero ricominciare i lavori molto prima di quanto fatto a Rimini, ed io più volte avevo sollecitato l’amministrazione a farlo. Oggi però, a prescindere dalle decisioni prese, bisogna fare i conti con la realtà: la stagione fatica a decollare, di turisti se ne sono visti ancora pochi e molte strutture, in particolare pubblici esercizi, alberghi, ristoranti, bar, sono ancora chiusi e non sanno se riusciranno ad aprire per via degli alti costi fissi a cui andranno incontro senza alcuna certezza di incasso. Se a tutto questo aggiungiamo un Cantiere che ha completamente isolato un’intera zona di Rimini senza possibilità di percorrerla e raggiungerla in auto, rendendo difficile addirittura il transito in bicicletta ed in alcuni casi anche a piedi, chiudendo tutte le nostre strutture e pubblici esercizi dietro a ringhiere alte più di 2 metri, capiamo che la situazione è diventata insostenibile".
Secondo Zilli, "Questi lavori necessitano di un accelerata importante. Non possiamo chiedere ai nostri albergatori, ristoratori e bagnini, linfa vitale del nostro turismo, di lavorare in queste condizioni. Oramai le lamentele da parte degli operatori turistici sono quotidiane, ed alcuni hanno anche dimostrato che i clienti arrivano, ed una volta capito di non alloggiare in un albergo ma in un cantiere a cielo aperto, se ne vanno".
"Non chiedo - conclude il consigleire - all’amministrazione di sospendere i lavori ma proseguire, con il massimo delle forze disponibili delle ditte appaltanti, esclusivamente in quelli essenziali e riguardanti il lungo mare, ripristinando al più presto la percorribilità e rendendolo quindi fruibile per residenti e turisti; ed eventualmente posticipare al prossimo autunno i lavori non essenziali, in particolare quelli nelle vie trasversali, dove tra l'altro si trova la maggior parte delle strutture".
Un aeroporto, due piste. La dottrina Maggioli sugli scali e sulla Romagna
Due piste, un aeroporto. Se per il conflitto israelo-palestinese è stata coniata la formula due popoli, due stati, per la nostrana guerra dei cieli il presidente di Confindustria, Paolo Maggioli, lancia il sogno di un aeroporto della Romagna con due piste, una a Forlì e una a Rimini.
La soluzione ecumenica serve ad evitare di ricadere nelle lotte di campanile del recente passato che, dopo aver provocato un enorme spreco di denaro pubblico, hanno portato alla chiusura di entrambi gli scali.
La novità, sottolinea Maggioli, sta oggi nel fatto che i due aeroporti vicini e concorrenti sono entrambi a gestione privata. E non lo dice per rimarcare che, se ci sarà guerra spietata, le perdite saranno in capo solo ai due gestori e non alle casse pubbliche. Lo afferma, piuttosto, per evidenziare che sia a Rimini che a Forlì sono scesi in campo imprenditori che sanno fare il loro mestiere e ben curare i loro interessi, per cui c’è da aspettarsi che sapranno mettersi intorno a un tavolo e trovare una qualche forma di coordinamento, magari anche con il Marconi di Bologna. Bisogna però che i due bravi imprenditori accettino di farsi coordinare. E qui Maggioli nutre molta fiducia nel ruolo della Regione, nonostante nel passato si sia tenuta ben distante dall’esercitarlo. Il presidente di Confindustria Romagna avverte che però l’aria è cambiata, che dalle ultime elezioni in poi a Bologna hanno capito i problemi e le opportunità del territorio romagnolo.
Durante la conferenza stampa, indetta per fare il punto sulle questione economiche dopo il lockdown, Maggioli ha snocciolato per ogni punto esaminato la sua “dottrina romagnola”. Una dottrina che ha il suo punto fondante nella proposta di dar vita a un nuovo ente intermedio, di tutte le province romagnole, dotato delle stesse funzioni e degli stessi poteri della Città Metropolitana di Bologna. Arrivare ad una istituzione ex lege è procedura lunga e complessa, si tratta di dar vita ad un embrione che maturerà con il tempo. “Basta mettersi d’accordo fra istituzioni, realtà associative, economiche e sociali, e cominciare a ragionare su tutto come un’unica realtà, la Romagna, un territorio da 1 milione e 200 mila abitanti, ricco di eccellenze nell’industria, nella cultura, nel turismo”.
Vaste programme, avrebbe detto De Gaulle. Maggioli vi si è buttato anima e cuore, tanto da pensare anche alla Fondazione Romagna, annunciata più volte e che presto, assicura, avrà finalmente un portavoce.
E se Romagna deve essere, allora, assoluto sostegno alla ventilata integrazione fieristica fra Rimini e Bologna, così da costituire un polo competitivo a livello nazionale ed europeo. E plauso anche, da un riminese come lui, all’arrivo della facoltà di medicina a Forlì e a Ravenna. “Solo se la Romagna si presenta strategicamente unita al confronto con l’Alma Mater, saprà ottenere il consolidamento e lo sviluppo del proprio polo universitario”.
Se l’area vasta romagnola vuole competere, deve essere facilmente accessibile. Maggioli ha indicato alcuni interventi non più procrastinabili. Il corridoio adriatico è stato, in questi anni, colpevolmente derubricato dalle priorità nazionali: va invece fortemente rilanciato come grande asse strategico di sviluppo del Paese. L'ammodernamento e la riqualificazione dell'E45 e E55 deve tornare ad essere una grande priorità. In un momento delicato di ripresa per il territorio e per tutto il Paese, la prossima assegnazione dei lavori per la prima fase del progetto del porto di Ravenna è un positivo passo avanti. Bisognerà vigilare che i cantieri siano aperti entro l’anno. Altro capitolo fondamentale è l’Alta Velocità per tutta la dorsale adriatica. Partendo da un prolungamento da Bologna a Rimini e pensando al congiungimento con una futura linea Trieste-Venezia-Ravenna-Rimini-Ancona-Foggia e Bari che rappresenterebbe un fondamentale asse alternativo di scambi tra il bacino del Mediterraneo, il centro e nord Europa e i paesi dell'Est. Maggioli propone anche che l'attuale rete ferroviaria esistente nel triangolo che collega Rimini con Castelbolognese e Ravenna sia ripensata, con alcuni accorgimenti e con corse più frequenti e mezzi più ecologici, come una Metropolitana di Romagna.
Sul turismo, il settore più colpito dall’emergenza Covid 19, il presidente di Confindustria auspica che sia l’occasione buona per spingere le obsolete strutture ricettive a una decisa riqualificazione che faccia fare loro un doppio salto di qualità. Un obiettivo per il quale sono necessari sostegni finanziari da parte delle autorità regionali e nazionali.
Maggioli si è anche soffermato sulle conseguenze della pandemia sul tessuto delle imprese industriali locali. L'ultima analisi del centro studi di Confindustria Romagna ha evidenziato che nei primi quattro mesi del 2020, rispetto allo stesso periodo del 2019, il valore medio della perdita di fatturato è stato per le piccole aziende pari a 15,8 milioni di euro, per le medie 21,5 milioni e 186 milioni per le grandi. Le previsioni dicono che in regione si tornerà al Pil del periodo pre-crisi solo nel 2023. Ma quante aziende riusciranno ad arrivarci? “Dopo la chiusura le imprese si sono rimesse in moto ponendo una grande attenzione alla sicurezza e al rispetto ai protocolli, continuano ad investire in ricerca, sviluppo ed attività di marketing, si stanno ripensando e ristrutturando per adeguarsi ad un nuovo sistema, ad un nuovo mondo. Ma occorre che questo passaggio venga fatto da tutti. Servono decisioni ed interventi che abbiano tempi brevi, burocrazia snella, chiarezza e liquidità”.
Valerio Lessi
Crisi da Coronavirus, a Rimini le scuole paritarie resistono e rilanciano
Felici di educare, si legge in un manifesto della Fondazione Karis che intende sollecitare aiuti e donazioni perché, anche dopo l’emergenza Coronavirus, possa continuare un’esperienza educativa che dal 1973 in poi ha coinvolto migliaia di studenti e famiglie della provincia di Rimini. Con l’avvertenza che “in questi quasi cinquant’anni non abbiamo mai chiesto prebende, oboli o privilegi; e ogni giorno ci siamo rimboccati le maniche per mantenere aperta per tutti la possibilità di sceglierci”.
La crisi economica prodotta dalla pandemia ha avuto immediati riflessi sulle scuole paritarie che, a parte qualche esiguo contributo pubblico, si reggono, a fatica, con il versamento delle rette da parte delle famiglie. Ricorrono quest’anno i vent’anni della legge Berlinguer, che definì il sistema scolastico nazionale composto da scuole statali e scuole paritarie. Ma da allora, al riconosciuto della parità giuridica, non ha fatto seguito il riconoscimento della parità di condizioni economiche per le famiglie che scelgono la scuola paritaria.
La crisi da Covid 19 ha assottigliato i redditi delle famiglie, molte hanno dovuto farei conti con la cassa integrazione, altre hanno comunque visto ridurre le proprie entrate. In molti casi i gestori delle scuole sono dovuti intervenire concedendo sconti o dilazioni, con immediate ripercussioni su bilanci sempre traballanti.
Si è parlato, a livello nazionale, del rischio chiusura per un 30 per cento di scuole. Un ordine del giorno della maggioranza in consiglio comunale a Riccione evidenzia che, dovessero chiudere tutte le scuole paritarie della città, ci sarebbero 533 alunni da accogliere nelle scuole statali o comunali. E situazioni analoghe si verificherebbero a cascata ovunque ci fossero istituti costretti a chiudere i battenti.
Le scuole paritarie, sebbene a fatica, resistono; segno anche della stima che si sono conquistate presso l’utenza. “Abbiamo avuto richieste di alleggerimento delle rette da parte delle famiglie – spiega Stefano Casalboni, direttore della Fondazione Karis – ma nessuna al momento ci ha comunicato di voler cambiare”. “Alcuni genitori – racconta suor Anna Maria Rossetti, preside del liceo delle Maestre Pie – ci hanno anzi telefonato allarmati per sapere se davvero la scuola era a rischio chiusura. Mi pare che l’allarme sia reale per le scuole dell’infanzia, non per gli altri ordini di scuola. Nessuno al momento ha disdetto le iscrizioni per il prossimo anno scolastico”. Nella provincia di Rimini chiuderanno due scuole dell’infanzia delle Maestre Pie, ma erano destinate comunque a terminare. “Le altre – dice suor Lina Rossi, coordinatrice didattica di Rimini – seppure a fatica riapriranno”.
Per le scuole dell’infanzia è recente la delibera della regione Emilia Romagna, che ha aumentato di 1.3 milioni il fondo per interventi di riqualificazione (statali e comunali) e miglioramento (paritarie) dell’offerta educativa, portando a 6 milioni la somma disponibili. Nella provincia di Rimini arriveranno oltre 120 mila euro per 251 sezioni comunali e statali e 343 mila euro per le 101 sezioni paritarie. Da aggiungere anche 53 mila euro di contributo al sostegno di figure di coordinamento pedagogico.
Le scuole dell’infanzia comunque non sono state con le mani in mano ad aspettare i contributi. Nelle settimane scorse la direzione dello storico asilo gestito dalle suore di Maria Bambina in via Angherà aveva lanciato un appello per scongiurare la chiusura della scuola. Furono raccolti 12 mila euro, utili a poter continuare la storia esperienza educativa.
Ora scende in campo la Fondazione Karis che sabato prossimo, incontrando le famiglie al termine dell’anno scolastico, oltre che raccontare come in questo difficile periodo le scuole hanno proseguito nella loro progettualità a servizio dei ragazzi, lancerà il manifesto prima citato che propone tre modalità diverse di sostegno: acquisto di Pci per la didattica a distanza, sostegno alle famiglie per le rette, contributi per la sanifivcazione dei locali.
Non è solo un appello alla generosità di privati, corpi sociali, istituzioni. L’invito a sostenere le scuole è accompagnato dalla consapevolezza – come si legge nel manifesto - che “dalla scuola inizia il cambiamento del mondo perché la scuola è il primo luogo in cui l’umanità rivela il proprio fascino, in cui è possibile sperimentare uno sguardo positivo su se stessi e sulla vita; dove possono fiorire libertà, curiosità, passione, creatività e ogni ragazzo può imparare ad affrontare le grandi sfide che la nostra società si troverà a vivere. E perché la ripresa sarà possibile solo a partire da persone così, che guideranno le nostre aziende, che si prenderanno responsabilità pubbliche e che andranno a dare un volto alla società civile”.
Inevase ancora 2700 pratiche del condono edilizio del 1985
All’ufficio tecnico comunale giacciono ancora 2700 pratiche inevase del condono edilizio del 1985. Del condono più recente, quello del2003, le pratiche invase sono 150 su 2166 presentate. Permessi di costruire: su 200 istanze presentate nel 2019 ne sono state evase 51.
Sono alcune dei clamorosi dati presenti nella relazione del dirigente Carlo Mario Piacquadio inviata al consigliere comunale Mario Erbetta in risposta ad una sua interrogazione del 12 maggio scorso.
“Dalla risposta –osserva Erbetta - si evince un' enorme difficoltà a recuperare l'arretrato in essere vista la carenza di organico e la necessità di almeno 6 unità lavorative in più”.
Erbetta mette in evidenza altre disfunzioni: “Il piano di masterizzazioni dei 7 archivi comunali, nonostante fosse stato deliberato nel 2017, solo in data 12 maggio 2020 ha avuto inizio e di fatto durerà 3 anni. Il database Geonext che avrebbe dovuto consentire di individuare e scaricare gli atti edilizi relativi alle particelle urbane è uno scheletro senza dati e forse con le prime masterizzazioni inizierà a riempirsi ma dall'autunno in poi. Servono sei istruttori tecnici per recuperare tutto l'arretrato ma la Giunta non ci sente.
Ho molta stima del dirigente Piacquadio e non posso negare che già riuscire in vari uffici a non creare arretrato è un cambio di regime notevole, ma come i dati nudi e crudi evidenziano l'arretrato non può essere recuperato con le forze ordinarie”.
Il bonus vacanze? Quasi una corsa ad ostacoli per esperti digitali
Se per spiegare come funziona il bonus vacanze c’è bisogno di una guida di venti pagine, significa che il meccanismo messo a punto, per quanto tutto digitale, non è il massimo della semplicità. Pare che nei giorni scorsi i primi turisti che si sono fatti vivi con gli alberghi abbiano chiesto se l’hotel accettava o meno i buoni vacanza. Erano quindi intenzionati ad utilizzarli, ma forse ancora non avevano letto la guida pubblicata dall’Agenzia delle Entrate due giorni fa. Senza esagerare, si può dire che il meccanismo richiede una capacità informatico-digitale medio alta, che, stando a indagini statistiche spesso pubblicate dai quotidiani, ancora non è universalmente presente nel nostro paese. Secondo un’indagine Ocse, per esempio, l’Italia è al 72° posto, su 79, per competenze digitali dei propri insegnanti.
Gli albergatori si sono lamentati perché la procedura è complicata e rende problematico un check out veloce (come auspicato dalle norme sul distanziamento) nei giorni di partenza dei turisti. Ma anche per i loro clienti l’ottenimento del bonus è una corsa ad ostacoli che li vedrà vincitori solo se ben allenati con il mondo digitale.
Bene, in questo contesto, dal 1 luglio sarà possibile richiedere il sospirato bonus vacanze. Ne ha diritto chi ha un indicatore Isee inferiore a 40 mila euro. Nessun problema per chi, avendo un basso reddito, ha già richiesto l’Isee per poter godere di altre agevolazioni. Chi invece si trova a fare i conti per la prima volta con questo indicatore, deve collegarsi al sito dell’Inps per presentare la DSU, Dichiarazione Sostitutiva Unica. Tutto ok per chi ha già le credenziali, altrimenti le deve richiedere, e poi potrà accedere. Molto probabile che la maggior parte degli utenti si rivolga a un Caf, centro di assistenza fiscale, che garantisce questo servizio gratuitamente.
Superato il primo ostacolo, ecco in arrivo gli altri. Per chiedere il bonus bisogna scaricare una App che si chiama IO. Curioso il fatto che l’app Immuni, che dovrebbe proteggere la nostra salute sia facoltativa, e questa invece obbligatoria per godere del bonus. Andiamo avanti. Una volta scaricata IO, per potervi accedere bisogna essere dotati di SPID, l’identità digitale che consente di accedere ai servizi della pubblica amministrazione. Se un utente ancora non ce l’ha, deve richiederla attraverso uno SPID provider, alcuni dei quali in questo momento la offrono gratis, mentre altri vogliono essere pagati. L’elenco si trova sul sito SPID del governo. In alternativa si può accedere con la CIE, la carta di identità elettronica, ancora non molto diffusa.
Una volta entrati nell’app IO si seguono le istruzioni e si fa richiesta del bonus vacanze. L’app si collega con il sito dell’Inps (e qui si comincia a tremare, visti i precedenti) e, se tutto è ok, arriva la concessione del bonus, con il dettaglio dei componenti del nucleo famigliare che ne hanno diritto e il relativo importo. Per i singoli, 150 euro, per famiglie di due persone 300 euro, per nuclei da tre persone in poi, 500 euro. Il sistema potrebbe anche rispondere che la richiesta è valida ma il DSU presenta “omissioni o difformità”. Quindi conviene annullare la richiesta, correggere il DSU e rinnovare la richiesta. Potrebbe anche arrivare il messaggio che l’Isee supera i 40 mila euro (in questo caso niente da fare) o che la DSU non è stata presentata, e allora occorre correre ai ripari.
Per chi ha superato l’ostacolo al primo tentativo, arriverà il codice univoco e il QR-CODE associato da presentare all’albergatore, unitamente al proprio codice fiscale, quando si va a pagare il conto.
A questo punto cominciano le incombenze dell’albergatore che per poter applicare lo sconto (l’80 per cento del bonus, perché il 20 per cento lo utilizzerà il cliente come credito di imposta nella prossima dichiarazione dei redditi) deve collegarsi all’Agenzia delle entrate ed inserire i dati (codice univoco, codice fiscale, l’importo della fattura o ricevuta fiscale). La procedura, spiega la guida, serve per verificare se il bonus è valido. Ma la validità del bonus non era già stata accertata dall’app IO? In realtà l’inserimento serve probabilmente per far sapere all’Agenzia delle entrate l’ammontare del credito di imposta accumulato dall’albergatore. Il quale potrà riscuoterlo mettendolo in detrazione a tutte le tasse (ritenute alla fonte, Iva, contributi Inps, premi Inail, imposte sui redditi e Irap, Imu, tassa rifiuti e altri tributi locali) che dovrà successivamente pagare. E infatti gli albergatori si lamentano del fatto di dover fare da banca, in una stagione in cui gli incassi saranno più miseri. Teoricamente potrebbero cedere questi crediti di imposta a una banca, sempre che sia disponibile ad accettarli.
L’impressione è che l’apparato burocratico abbia dato esecuzione al bonus applicando la mentalità e le procedure farraginose che purtroppo spesso lo caratterizzano. C’è solo da sperare che nella pratica tutto sia più semplice rispetto alla teoria. Speriamo…
Blitz a Riccione all'ex Hotel Le Conchiglie e all'ex colonia Serenella
La polizia locale di Riccione, a supporto della polizia di Stato, questa mattina alle 7.30, ha sgomberato i locali abbandonati dell'ex Hotel delle Conchiglie e ex colonia Serenella sul lungomare nord di Riccione. Il blitz condotto dai poliziotti della Questura di Rimini e dieci agenti della polizia locale di Riccione è scattato alle 7.30 e si è concluso intorno alle 13. Quattordici le persone identificate, 13 gli stranieri e un italiano. Le loro posizioni sono ora al vaglio della polizia di Stato. Per quanto riguarda i locali dell'ex colonia Serenella, sono stati chiusi e messi in sicurezza, mentre l'area esterna è stata pulita e la vegetazione incolta tagliata. Il blitz all'ex hotel è scattato anche in collaborazione con la proprietà che da questa mattina sta provvedendo alla demolizione di un fabbricato indipendente nella parte retrostante il corpo principale delle Conchiglie. Fabbricato particolarmente vulnerabile per quanto riguarda gli accessi abusivi.
La ristrutturazione dell'ex Hotel Le Conchiglie è tra i progetti presentati al bando per manifestazione di interesse, indetto dal Comune di Riccione nel 2019, al fine di agevolare la riqualificazione urbana nella zona a mare della città. "Un ringraziamento particolare va a polizia di Stato e polizia locale - ha detto il sindaco di Riccione, Renata Tosi -. Questa amministrazione ha sempre avuto attenzione per le politiche che riqualificano la città, in particolar modo nei punti strategici come il lungomare e gli ingressi alla città. Il cammino intrapreso al suo completamento non solo renderà la città più bella, con strutture nuove e funzionali, ma servirà a dare impulso all'economia di Riccione. Con la proprietà dell'ex Hotel Le Conchiglie abbiamo concordato l'abbattimento del fabbricato indipendente nella parte posteriore proprio per eliminare un inutile buco nero. Ovviamente le Conchiglie rientra tra progetti per cui sono stati presentati gli accordi operativi, quindi anche se si demolisce non si perdono i diritti. Così come per gli altri progetti che hanno aderito alle manifestazioni di interesse per cui ci sono gli accordi operativi in itinere non serve essere attaccati ai muri, per così dire, perché i diritti sono fatti salvi".
"Vorrei ringraziare gli agenti della polizia locale e della questura di Rimini, per il loro lavoro e per la loro collaborazione - ha detto l'assessore alla Sicurezza, Elena Raffaelli -. Il costante monitoraggio del territorio e la collaborazione tra i vari corpi delle Forze dell'ordine rende la città, i cittadini e i turisti, più sicuri".