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Oculistica di Riccione: 15 mesi per un esame

Mercoledì, 14 Settembre 2016

Quindici mesi di attesa per poter fare una fluorangiografia. È quanto si è sentito proporre un paziente con gravi patologie agli occhi derivanti dal diabete. La fluorangiografia è un esame fondamentale per lo studio della circolazione dellaretina. Effettuato con un mezzo di contrasto, serve anche come guida per il trattamento mediantelaser delle patologie della retina. Per la burocrazia sanitaria è un esame di secondo livello e vedremo che tutto ciò comporta delle conseguenze.

Torniamo al nostro paziente che, sapendo che sulla base di quell’esame il suo oculista deve decidere come proseguire nella terapia, capisce al volo che non può certo permettersi di aspettare quindici mesi. Che fare allora? Primo tentativo, prova con l’oculistica di città romagnole vicine, ma il caso vuole che nessuno risponda al telefono. È proprio il caso di dire: il dottore è fuori stanza. Mentre si arrovella il cervello, prova a cercare su Internet quali siano in media i tempi di attesa per una fluorangiografia in Emilia Romagna. Voleva capire se doveva rassegnarsi o aveva qualche speranza. Non trova la risposta ma in compenso scopre che c’è un sito dove sono monitorati un certo numero di visite specialistiche e di esami diagnostici per documentare che nell’avanzata Emilia Romagna i cittadini non devono aspettare tempi biblici. Il sito descrive una sorta di paradiso: per quasi tutte le visite e gli esami indicati i tempi sono rispettati al cento per cento. Ovviamente fra gli esami non c’è la fluorangiografia, appunto perché è un esame di secondo livello.

In preda allo sconforto, al nostro paziente viene in mente che una città vicina e comoda da raggiungere può essere anche Pesaro (a dispetto dei campanilismi sanitari, uno è disposto ad andare ovunque per tutelare la propria salute). Chiama, qualcuno risponde e fa sapere che bisogna chiamare il Cup. Nuova telefonata e l’operatrice chiede se il paziente ha già in mano l’impegnativa del medico di base. No, ha solo la prescrizione dell’oculista, ma intanto “lei potrebbe essere così gentile da dirmi indicativamente quando potrà essere possibile effettuare l’esame”. Le risposte sono subito incoraggianti: dunque, vediamo, a Pesaro, il 2 novembre, lei di dov’è? di Rimini, beh se vuole arrivare fino a Senigallia posso fissarle il 28 ottobre, prima però vada a fare l’impegnativa e poi richiami. Alla fine il paziente riesce a fissare l’esame per il 28 settembre.

Quando noi di buongiornoRimini.it siamo venuti a conoscenza del fatto, abbiamo subito interpellato l’ufficio stampa dell’Ausl Romagna per sapere come fosse possibile che nella civilissima Romagna ci fossero tempi da attesa che nemmeno nel più scalcagnato ospedale del remoto meridione riescono a raggiungere. Il problema deve essere davvero complesso perché ci sono voluti due giorni per avere una risposta.

“Questo tipo di esami - spiega la nota dell’ufficio stampa - si prenota direttamente presso la segreteria del reparto di oculistica dell'ospedale di Riccione, si effettuano solo lì, e il tempo d'attesa non è legato solo all'ordine di prenotazione, bensì anche alla priorità prevista nell'impegnativa”. Questo del “si effettuano solo lì” deve essere un mantra di moda: infatti anche la segretaria di oculistica ha tenuto subito a precisarlo. Bene, ognuno è giustamente orgoglioso delle proprie cose. Solo che la brava segretaria nell’annunciare i quindici mesi di attesa non ha affatto chiesto quale priorità ci fosse nell’impegnativa. Anzi, non ha nemmeno chiesto se il paziente avesse l’impegnativa.

Alla luce di tutto di ciò hanno poco valore le successive parole dell’ufficio stampa che comunque riportiamo per completezza di informazione: “Vi sono tre livelli di priorità, e a deciderli, riportandoli appunto sull'impegnativa, è l'oculista che fa la visita, e che quindi conosce la situazione del paziente e, qualora indichi una priorità bassa, evidentemente ritiene che non vi siano rischi di aggravamento e che la prestazione rappresenti un controllo, che magari è meglio fare a distanza. I tempi indicati fanno riferimento alla priorità minore, cioè la terza. Sono invece assai minori i tempi relativi agli altri livelli di priorità, più impellenti”. Bene, solo che, ribadiamo, nessuno ha chiesto quale fosse la priorità indicata. Va anche aggiunto, per completezza, che la segretaria non ha indicato una data, ha solo preso nota, il paziente sarà informato in seguito a tempo opportuno.

Il suddetto paziente, essendo un cronico frequentatore del reparto di oculistica dove ha svolto visite, diverse fluorangiografie e trattamenti laser, ha fatto presente che era assolutamente la prima volta che gli venivano dati quindici mesi di attesa, normalmente tutto si risolveva in due, tre mesi al massimo, ma la segretaria ha tagliato corto, le cose stanno così. Peraltro il paziente ha avuto anche la sgradevole impressione che nonostante fosse un “cliente” affezionato, in realtà era trattato come un perfetto sconosciuto, come uno che si presentava per la prima volta.

Ma in fondo alla nota dell’ufficio stampa spunta infine una briciola di verità: “Non sottacciamo che questa situazione è anche legata ad una congiuntura: la mancanza imprevista di alcuni professionisti del reparto, che l'Azienda sta cercando di sanare, portando, verosimilmente, ad una limitazione di tali tempi. Infatti - sebbene questa prestazione essendo di secondo livello non rientri tra quelle da monitorare e che per protocollo regionale devono essere erogate entro 60 giorni - l'impegno dell'Azienda è comunque massimo al fine di accorciare il più possibile questi tempi d'attesa”.

Morale della favola: se avete qualche problema sanitario, pregate che rientri fra quelli monitorati ai fini delle trionfanti statistiche. Altrimenti dovete rassegnarvi ad aspettare quindici mesi.


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