Nel suo ultimo libro-intervista (Ultime conversazioni, Garzanti, a cura di Peter Seewald) il papa emerito Benedetto XVI parla anche del Meeting di Rimini. E lo fa non sollecitato dall’intervistatore, ma di propria iniziativa per spiegare meglio il proprio pensiero. Benedetto XVI sta parlando del cattolicesimo in Germania e osserva che “ci sono tanti collaboratori sotto contratto che l’istituzione si sta trasformando in una burocrazia mondana”. E quindi aggiunge: “Gli italiani non si possono permettere di pagare tutta questa gente, la collaborazione si basa quasi tutta sul volontariato. Il meeting annuale di Rimini, per esempio, si organizza completamente grazie al volontariato. Tutto quello che serve per costruire, montare, allestire i padiglioni, dotarli di apparecchiature tecniche funzionanti, è opera di volontari non pagati. È un’altra situazione”. "E crea un’altra consapevolezza", osserva l’intervistatore. "Naturalmente", risponde Benedetto XVI.
L’allora cardinale Joseph Ratzinger era stato ospite del Meeting nel lontano 1990 ma anche negli anni successivi gli organizzatori andavano a fargli visita per tenerlo aggiornato.
In contemporanea con il libro-intervista, è uscita da Mondadori anche una biografia scritta da Elio Guerriero, Servitore di Dio e dell’umanità.
Ripercorrendo tutti gli avvenimenti della vita di Joseph Ratzinger, non poteva essere dimenticata la partecipazione al Meeting di Rimini nel 1990. L’autore ricorda che quell’anno il Meeting aveva un titolo “alquanto curioso”: L’ammiratore-Einstein-Thomas Becket. “Al cardinale – scrive – era stato proposto un tema ugualmente allusivo ma piuttosto inusitato”. Il cardinale Ratzinger avrebbe preferito, secondo Guerriero, un titolo più esplicito: “Una compagnia in cammino. La chiesa e il suo ininterrotto rinnovamento”. In realtà questo è il titolo con cui la conferenza di Ratzinger al Meeting entrò poi nel libro La Chiesa. Una comunità sempre in cammino, edito nel 2006 dalle Paoline. Il titolo dell’incontro del Meeting, svoltosi in Auditorium il 1 settembre 1990, era “Una compagnia sempre riformanda”.
Guerriero ricorda poi che “Pronunciata al meeting di Comunione e Liberazione, la conferenza ebbe una larga eco in Italia e all’estero. Essa segnalava, peraltro, una preoccupazione del cardinale che andrà crescendo negli anni fino all’indizione dell’Anno della fede al tempo del suo pontificato. Solo a partire da profondità e saldezza di fede si può pensare alla vera riforma della Chiesa, a un rinnovamento efficace della pastorale e alla nuova evangelizzazione. Dettato da nobili intenti, il discorso del cardinale non venne compreso né dagli addetti ai lavori in maggioranza troppo convinti dei benefici dei progetti pastorali per prestare ascolto all’invito all’approfondimento, né dal più vasto pubblico attratto dalle polemiche del momento che dall’invito alla riflessione”.