“La prima P del marketing mix è il prodotto, poi vengono il prezzo, il place ed infine la promozione. Nel turismo riminese da troppo tempo si dà eccessiva importanza alla promozione. È come se la Fiat avesse insistito nel vendere la Duna, che invece è stata subito ritirata dal mercato. Rimini deve innovare il proprio prodotto, a partire dagli alberghi che sono vecchi e fuori mercato, non rispondenti alle aspettative e alle esigenze del turista di oggi”.
Lo dice Mauro Santinato, titolare di Teamwork, società di consulenza turistica, che per il prossimo 12 ottobre ha organizzato Hospitality Day, una giornata al Palacongressi di full immersion nei vari aspetti dell’ospitalità, con la partecipazione di decine di relatori.
Il punto di partenza della conversazione è l’Hotel Price Index di Trivago dal quale risulta che ogni mese Rimini ha sempre una media di prezzi alberghieri inferiore alle località concorrenti, a partire dalla vicina Riccione. Se in questo mese di settembre a Rimini una camera doppia è venduta a 75 euro, a Riccione invece la vendono a 95, a Jesolo a 110 e a Forte dei Marmi 185, tanto per fare qualche esempio. Ma l’enorme disparità si riscontra in tutti i mesi dell’anno.
Da cosa dipende?
“E’ il gioco delle medie statistiche. Se in una località sono predominanti gli hotel a 4 stelle, inevitabilmente la media dei prezzi praticati è alta. In una località come Rimini, dove è predominante il numero degli alberghi a due e tre stelle, risulta una media inferiore”.
Non c’è quindi la denunciata tendenza a vendere al ribasso? Anzi, alla svendita vera e propria?
“Se esistono questi fenomeni degenerativi, questo fa parte della libera politica commerciale di un imprenditore”.
D’accordo, ma se vendono una camera per pochi euro non significa che sono alla frutta?
“Queste politiche tariffarie indicano che sono alberghi che non hanno una domanda continuativa e costante, che non hanno avviamento commerciale, che non hanno una buona brand reputation. Se si va a verificare si scopre che spesso più bassa è la web reputation e più si abbassano le tariffe”.
Cosa bisogna fare?
“Qualcuno dice che bisogna stabilire il prezzo minimo sotto al quale non si può andare. Credo sia difficile mettere tutti d’accordo. Il prezzo minimo lo stabilisce solo il mercato. Bisogna invece chiedersi se quegli alberghi che praticano certe tariffe hanno i requisiti per stare sul mercato. A Rimini una quota sempre più ampia di alberghi è gestita da affittuari. Queste strutture non rappresentano più il modello romagnolo di ospitalità che sempre abbiamo esaltato. Spesso finiscono in mano a sprovveduti o ad avventurieri. Manca un sistema di controlli che ad ogni cambio di gestione verifichi che la struttura abbia tutti i requisiti per funzionare”.
Che significa?
“Se costruisco un hotel nuovo, prima di far entrare il primo cliente sono giustamente sottoposto a controlli molto rigidi. Quando c’è un passaggio di gestione non c’è nessuna verifica di congruità. Chi controlla se le tre stelle di cui si fregia l’hotel (che magari ha acquisito trent’anni fa) corrispondono ancora alla qualità del servizio che viene reso al cliente? Nessuno. E così il quadro complessivo della nostra offerta alberghiera è sempre più dequalificato. I proprietari degli alberghi sono interessati a intascare solo i soldi dell’affitto, magari con una parte in nero, e non hanno alcun interesse ad investire”.
In effetti chi conosce gli alberghi di Rimini sa che una buona parte ha ancora camere piccole, bagni microscopici senza box doccia, spazi comuni ridottissimi, e così via. Il tema della riqualificazione alberghiera che anni fa teneva banco nel dibattito fra una stagione e l’altra (il cosiddetto “turismo parlato”) è scomparso completamente. Non ne parlano né gli amministratori pubblici né gli stessi albergatori. Perché?
“Quando un malato è allo stato terminale lo si seda con la morfina. Da noi non si è avuto il coraggio di dire che certe strutture sono malati gravi. E si è parlato d’altro: della promozione, del divertimentificio, degli eventi, per illuderlo che fosse ancora vivo. Tutte cose giuste, per carità, ma il tema urgente è riqualificare il prodotto. Faccio un esempio. Abbiamo completamente rifatto un albergo tre stelle di Rivazzurra, Up Hotel, con design moderno e servizi innovativi, passandolo da pensione completa a bed&breakfast. Vende una camera al prezzo doppio degli alberghi vicini che danno anche la pensione completa. Quest’estate è sempre stato pieno e su Booking ha un punteggio 9,5 pari a “eccezionale”. L’imprenditore ha rischiato e adesso ha voltato pagina. Quando sento dire “vediamo, se fanno il Parco del Mare, allora investo”, significa che non si è ancora capita l’urgenza della riqualificazione. Bisogna partire subito”.
Lei per primo però ha sempre detto che il declino di Rimini è dovuto al fatto che la zona turistica, a partire dal lungomare, è sempre la stessa da cinquant’anni a questa parte…
“Rimini è un sistema, composto dalla parte pubblica e dagli operatori privati. Sono necessari gli interventi di entrambi. Ciò che voglio dire è che se cento alberghi tre stelle seguissero l’esempio dell’Up Hotel, Rimini nel suo complesso diventerebbe immediatamente più attrattiva. Poi ben venga anche il Parco del Mare a rendere più bella l’area a ridosso della spiaggia”.
Se è vero che le imprese alberghiere hanno visto sempre più ridursi i loro margini, dove trovano le risorse per compiere gli investimenti?
“Se un albergatore non ha la possibilità di un investimento di 650 mila euro, significa che negli ultimi anni non ha fatto l’imprenditore. Ci sono strutture marginali? Beh, quelle vanno lasciate morire, punto e basta”.
Cosa potrebbe aiutare il processo di riqualificazione?
“Non sono un esperto di questioni amministrative. Però bisognerebbe consentire di rinnovarsi mantenendo inalterato il numero di camere, o alzandosi verso l’alto, se possibile con le norme antisismiche, o allargandosi se ci sono gli spazi, o facendo i famosi accorpamenti fra alberghi vicini. Sono d’accordo con chi è contrario alla riconversione degli immobili in appartamenti residenziali. Un hotel è un insediamento produttivo in un’area produttiva (turistica) e tale vocazione non deve essere snaturata. Certo, bisogna che si abbassino certe pretese. Un capannone industriale dismesso quanto vale? Poco o niente. Lo stesso deve valere per gli alberghi marginali”.