Come tutte le avventure, anche questa è nata per caso. Nell’estate del 2004 alcuni amici di Rimini ricevono una strana proposta: andare per qualche tempo a Nazareth all’ospedale gestito dia Fatebenefratelli per dare una mano per alcuni lavori di manutenzione. Quegli amici hanno detto sì e al quel primo sì ne sono seguiti molti altri.
Già la prima esperienza era stata così bella e coinvolgente da suscitare in loro il desiderio di una continuità. È nata così l’associazione Romano Gelmini con i popoli della Terra Santa. A dire il vero all’inizio al posto di “con” c’era un “per”. C’era l’idea tipica di ogni azione di volontariato di fare qualcosa per qualcun altro. L’esperienza ripetuta due volte all’anno (in autunno e in primavera) di questi viaggi di lavoro in Terra Santa ha fatto maturare la consapevolezza di andare soprattutto per condividere, senza pretese, la vita delle persone che là vivono. Hanno cominciato a capire che quel che importa non è fare le cose ma che il proprio essere si esprima nel fare le cose, come ha sottolineato Ettore Soranzo nell’incontro che si è svolto sabato pomeriggio al Centro Tarkovski.
L’associazione ha infatti organizzato una giornata per raccontare agli amici l’esperienza di dodici anni di lavoro volontario nei luoghi e nelle città che hanno visto il passaggio di Gesù. C’erano non solo i riminesi e i loro amici, ma persone coinvolte nella stesa esperienza che sono arrivate dal Trentino, da Firenze, dalla Brianza, e ancora da Milano, Varese, Modena, Ravenna. Macerata. E c’era appunto anche Ettore, che di mestiere fa il responsabile dell’ufficio tecnico della Custodia francescana di Terra Santa, che è l’amico da cui nel 2004 era partito l’invito.
Il seme gettato dodici anni fa è cresciuto e ha coinvolto molte altre persone, favorendo incontri inaspettati e inimmaginabili. Ad esempio con un gruppo di Ferrara che autonomamente aveva sviluppato qualche legame con la Terra Santa. Ora è nata un’amicizia più vasta che comprende tutti. Oppure il rapporto che si è creato fra alunni e insegnanti di una scuola di Haifa, mossi dal desiderio di imparare un “certo modo” di educare, e la Karis Foundation di Rimini. Il direttore Paolo Valentini è stato ad Haifa, un gruppo di Haifa è stato a Rimini. E in futuro potrebbero esserci altri sviluppi.
In Terra Santa i volontari dell’associazione Gelmini (o i “gelmini” come sbrigativamente hanno preso a chiamarli i loro ospiti) fanno di tutto, secondo i bisogni del momento che individua Ettore. Fanno gli elettricisti e i falegnami, dipingono i muri, tagliano l’erba nei giardini, raccolgono le olive, spostano libri. Sempre disponibili a tutto. Quando c’è qualche lavoro che non si sa come fare o a chi far fare, in Custodia è diventato un refrain “lo faranno i gelmini quando arrivano”. Vivono turni di quindici giorni, con il sabato e la domenica dedicata al pellegrinaggio nei luoghi santi.
Al Tarkovski è stato proiettato un video con le testimonianze di chi ha visto i “gelmini” all’opera, compreso l’ex Custode di Terra Santa, padre Pizzaballa, ora vescovo. Tutti hanno sottolineato la loro disponibilità, la loro gratuità (all’inizio stupiti che si pagassero il viaggio per andare a lavorare), la loro allegra compagnia, la loro capacità di lavoro, il loro stare insieme fraternamente anche quando sono persone che prima non si conoscevano.
“Chi mi ha toccato?” è il titolo scelto per questo incontro, conclusosi poi con una cena e i canti di Chiara Raggi. È la frase che dice Gesù quando l’emorroissa, in mezzo ad una folla incredibile, tocca il suo mantello. Ma – ha spiegato il presidente della Gelmini, Pier Luigi Pari, Zizzo per gli amici – è la domanda che si pongono anche loro: “Chi ci ha toccato?”.