Non accade solo a Rimini, è un riflesso condizionato che si esprime ovunque tutte le volte che si tenta la razionalizzazione di un servizio. Come nessuno vuole certe opere (ad esempio una discarica) vicino a casa propria, così per i servizi sanitari scatta la logica opposta, tutti devono essere sotto casa, a prescindere da ogni considerazione sull’efficienza e sulla corrispondenza ai reali bisogni della popolazione.
Purtroppo a questo comportamento dei cittadini segue quello di talune forze politiche che, pur di cavalcare un movimento di protesta contro chi amministra la cosa pubblica per trarne vantaggio e consenso, sono subito pronte a far proprie battaglie e parole d’ordine, senza cercare di andare più in profondità e capire qual è il reale interesse di una comunità e quali sono i punti giustamente criticabili di un’azione amministrativa. Senza affibbiare a queste forze politiche l’ormai inflazionata accusa di populismo, non si può fare a meno di osservare che, nella mancanza di un progetto o di una propria visione amministrativa, la politica di opposizione si riduce purtroppo a cavalcare gli umori di pancia di questo o quel comitato (vedi anche il caso di asili e scuole dell’infanzia), senza nemmeno accorgersi delle contraddizioni rispetto alla propria cultura e storia politica.
A tenere banco in queste settimane a Rimini è il caso del reparto di senologia di Santarcangelo che, secondo alcune associazioni femminili e forze politiche, rischia di essere depotenziato dal piano di riorganizzazione della rete ospedaliera proposto dalla direzione della Ausl Romagna.
Il progetto prevede che per la senologia ci sia un’unica unità operativa, con sede a Forlì, e tre Breast Unit (ovvero centri multidisciplinari) dislocate a Forlì-Cesena, a Rimini (Santarcangelo) e a Ravenna. Questa riorganizzazione comporta per Santarcangelo la riduzione da 19 a 10 posti letto, ed i nove eliminati saranno riconvertiti in letti di chirurgia generale. Nel 2015 il reparto ha compiuto 361 interventi chirurgici alla mammella e discusso ogni settimana una ventina di casi al meeting interdisciplinare con sede a Rimini. A Forlì-Cesena gli interventi sono stati 604 e Ravenna-Faenza-Lugo 401.
L’Ausl afferma che la riorganizzazione segue le linee guida di Eusoma (la società europea degli specialisti del cancro al seno) che prevedono che ciascun Centro debba prendere in carico almeno 150 casi maligni all’anno e che i chirurghi senologi debbano operare almeno 50 casi maligni all’anno come primo operatore.
Chi si oppone, chi ha raccolto firme, chi ha diffuso comunicati di critica feroce, sostiene che in questo modo si smantella un’esperienza positiva della sanità riminese, da tutti considerata un’eccellenza, una delle poche certificate da Eusoma; si aggiunge che la senologia di Santarcangelo è nata prima di quella di Forlì e quindi se si volevano rispettare le vocazioni del territorio si dovrebbero compiere scelte opposte a quelle prefigurate.
La parola chiave per giudicare tutta la vicenda è proprio “eccellenza”. In campo sanitario significa una struttura dove la salute dei cittadini è in buone mani. E a determinare il carattere eccellente di un centro sanitario è innanzitutto la qualità e la professionalità del personale medico che vi lavora. Nell’area vasta Romagna (perché questa è la dimensione geografica da tenere presente, non il proprio borgo) operava fino al giugno scorso un ottimo senologo, il dottor Secondo Folli, al quale si deve lo sviluppo e la crescita qualitativa della senologia a Forlì. Dal 13 giugno Folli però non è più a Forlì, ma ha colto l’opportunità di un balzo di carriera, andando a dirigere la senologia dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano.
Le forze politiche che adesso di battono contro la riorganizzazione non sono intervenute per criticare l’Ausl che, per non aver avuto il coraggio di scegliere e per aver obbedito ai soliti equilibrismi territoriali, si è lasciata scappare un senologo del calibro di Folli, non a caso subito scelto da una delle migliori strutture sanitarie del Paese. Ci sia consentita una domanda retorica: si difende l’eccellenza aggrappandosi a nove posti letto che vengono riconvertiti e reclamando un reparto sotto casa, o conservando per il proprio territorio le risorse professionali da tutti riconosciute come eccellenti? Quando si è consumato il divorzio fra il dottor Folli e l’Ausl Romagna non ci risulta che nessuno abbia detto qualcosa e abbia espresso preoccupazioni per la perdita di qualità della senologia.
Giusto difendere le eccellenze, altrettanto giusto individuare in modo tempestivo e intelligente gli obiettivi delle proprie battaglie.