Per il 4 maggio è convocato il consiglio comunale di Rimini, richiesto da tutti i gruppi di minoranza, per discutere della vicenda nomadi e microaree. Si annuncia una seduta infuocata, anche perché il Comitato Pro Rimini ha annunciato che sarà presente in massa. Si spera – ma è alquanto difficile – che la seduta del consiglio possa essere risolutiva. In attesa dell’appuntamento, abbiamo provato a ricapitolare i termini della questione.
Comitato
Nei mesi scorsi non appena compariva sui giornali il nome di una possibile area dove sarebbe stata trasferita una famiglia di nomadi immediatamente in quello stesso quartiere o zona sorgeva un comitato con lo scopo di contrastare la decisione dell’amministrazione comunale. I vari comitati hanno deciso di unirsi e di formarne uno unico con il nome Comitato Pro Rimini.
Islanda
È il nome della via, in zona Celle, dove su un parcheggio di proprietà comunale è presente da anni un campo nomadi abusivo dove alcune decine di persone vivono in condizioni igieniche e di sicurezza precarie. Secondo dati forniti dal consigliere comunale Kristian Gianfreda, in via Islanda sono attualmente presenti circa 75 persone, 30 di queste sono cittadini rumeni, 45 invece sono persone di etnia Sinti, di cui 13 sono minori, 5 con malattie gravi, 24 sono seguiti dai servizi sociali, 1 è un ex detenuto. Le 45 persone di etnia Sinti sono divise in 11 nuclei familiari.
Legge
La legge regionale di riferimento è la n.11 del 2015 che ha per oggetto “Norme per l’inclusione sociale di Rom e Sinti”. E’ la legge che ha dichiarato superate “le aree di sosta di grandi dimensioni, in quanto fonti di esclusione e discriminazioni”. Tale legge promuove invece “la sperimentazione e lo sviluppo di soluzioni insediative innovative di interesse pubblico, quali le microaree familiari, pubbliche e private”.
Microaree 1
E’ una porzione di terreno comunale della grandezza minima di circa 200 metri quadrati con lo stabilizzato in terra e una recinzione. Le misure variano secondo il numero di abitanti che devono ospitare. L’area è e rimane di proprietà comunale, destinata esclusivamente alla famiglia concessionaria, con scadenza rinnovabile di 5 anni. Dentro questa area sarà possibile installare un piccolo prefabbricato (le famose “casette”) secondo le norme previste dalla legge regionale 11 del 2015.
Microaree 2
Un gruppo di lavoro è impegnato da settimane a individuare le zone del territorio comunale dove realizzare le microaree. Una decisione definitiva non è ancora stata comunicata. Secondo indiscrezione uscite, le microaree sarebbero state individuare in via Arno, via Montepulciano, via Tombari, via Orsoleto, via Cupa e via Gallina, e un’altra decina di terreni. Il numero definitivo delle microaree dipende anche dal numero delle famiglie che effettivamente dovranno essere sistemate. Secondo quanto dichiarato dall’assessore Gloria Lisi dovrebbero essere cinque.
Microaree 3
Ma chi paga la costruzione delle “casette” nelle microaree? La legge regionale stabilisce questo criterio: “Nella definizione delle diverse soluzioni abitative, i Comuni attribuiranno di norma i costi per la realizzazione, gestione o uso ai destinatari, fatte salve eventuali misure da adottare in funzione della capacità economica degli stessi”.
Milione
Secondo il consigliere comunale di Fratelli d’Italia Gioenzo Renzi, il costo complessivo dell’operazione a carico dell’amministrazione comunale ammonterebbe a un milione di euro. Somma ottenuta partendo dal presupposto che sia il Comune, e non i destinatari, a pagare le “casette”. Secondo il consigliere di Rimini Attiva Kristian Gianfreda, “Il costo previsto per questo progetto è di 143.800 euro (inserimenti lavorativi, interventi di sostegno e mediazione, affitti) a cui vanno aggiunti i costi per la realizzazione delle microaree (dai 25.000 euro ai 30.000 ognuna, secondo la posizione e le distanze dagli allacci per realizzare il fondo di stabilizzato, la recinzione, gli attacchi delle utenze e gli scarichi fognari). Nella stessa delibera è previsto che il costo della casetta sia un onere del concessionario, quindi della famiglia, non a carico del Comune”. Quindi in totale circa 300 mila euro.
Portogallo
In via Portogallo, vicino a via Islanda, esisteva fino al 2000 un altro campo nomadi abusivo. Fu smantellato offrendo alle famiglie un contributo economico perché si trasferissero in un altro Comune.
Rom
I Rom sono uno dei principali gruppi etnici della popolazione che parla la lingua romani (la stessa parlata dai Sinti). In via Islanda non ci sono Rom ma una trentina di cittadini rumeni non residenti. Quando il campo sarà sgomberato anche loro saranno invitati a lasciarlo ma non avranno diritto alle “casette”. Il Comune di Rimini pensa di applicare a loro gli stessi interventi riservati ai residenti in caso di sfratto. Darà un contributo economico per l’affitto, in attesa di una sistemazione definitiva”.
Sinti
I Sinti sono un’etnia di origine nomade dell’Europa, le cui radici risalgono al nord ovest dell’India. Molti di loro, fra cui quelli di via Islanda, hanno abbandonato il nomadismo. Arrivarono in Italia fra il XIV e il XV secolo. In Italia sono generalmente di etnia Sinti i giostrai e i circensi.
Soluzioni alternative
Tre famiglie Sinti dovrebbero usufruire di un alloggio messo a disposizione della convenzione con l’Acer per l’emergenza abitativa. Il Comune ha previsto un contributo di 64.800 euro per il pagamento dell’affitto. Contributo che al momento non ha una scadenza ma dovrebbe essere temporaneo.
Il Comune ha anche previsto un contributo di 24mila euro (nell’ambito dell’aiuto offerto dallo sportello sociale) che aiuterà altre tre famiglie Sinti a trovare “una nuova soluzione abitativa”. Riceveranno il contributo economico per pagare un residence o altro, in attesa di una sistemazione definitiva.
Ecco perché alla fine le “casette” dovrebbero essere solo cinque.