La materia è di per sé incandescente, se poi si aggiunge il periodo elettorale, si capisce perché la legge delega sulle concessioni balneari in discussione alla Camera provochi un dibattito dai toni molto forti. Ci sarà occasione per fare il punto lunedì sera a Bellaria dove l’Associazione Amici di Bellaria Igea Marina (che raccoglie alcune esponenti Pd) ha indetto un convegno che prevede la partecipazione dei deputati Tiziano Arlotti e Sergio Pizzolante, che della legge sono relatori.
Bellaria inoltre rappresenta un caso: in questo Comune infatti usciranno a breve i bandi per assegnare tramite evidenza pubblica le concessioni di spiaggia. Non si tratta però di una fuga in avanti e di una anticipazione della direttiva Bolkestein prima dell’approvazione della legge in discussione alla Camera.
A Bellaria la situazione della spiaggia (in parte del demanio comunale e in parte del demanio statale) è evoluta negli anni scorsi senza regole e con molte situazioni irregolari. Per anni il Comune non vi aveva messo mano. Alcuni bagni sono riusciti a stare aperti solo grazie ad una autorizzazione provvisoria rilasciata dal Comune anno dopo anno. Che ci fossero situazioni irregolari era emerso con i sequestri di manufatti compiuti dalla Guardia di Finanza all’inizio della scorsa stagione estiva. Secondo il sindaco questa situazione andava sanata e lo strumento utilizzato è stato una variante al piano dell’arenile in vigore. Gli stabilimenti balneari hanno tempo fino al 15 ottobre prossimo per mettersi in regola. Nel frattempo il Comune emetterà i nuovi bandi per le concessioni. E così la situazione sarà sanata.
Ma a movimentare il dibattito negli ultimi giorni è intervenuto il sindaco Andrea Gnassi, che in qualità di rappresentante dell’Anci (l’associazione dei Comuni) ha partecipato ad una delle audizioni alla Camera. Ciò che ha fatto scattare la reazione piccata di gran parte delle associazioni imprenditoriali è stata la sua proposta circa la durata del periodo transitorio. Gnassi ha chiesto che quei territori e Comuni che sono pronti ad avviare le evidenze pubbliche di poter procedere rapidamente, ciò per dare un quadro di certezze a quelle imprese che chiedono e attendono di investire e riqualificarsi da anni, ma non possono farlo data l’incertezza della normativa. Appare evidente che la posizione assunta da Gnassi, per quanto nella sua veste di delegato Anci, tiene presente le esigenze del Parco del Mare di Rimini. Quando parla di Comuni che sono pronti si riferisci a quei territori che hanno già programmi di riqualificazione (vedi appunto il Parco del Mare) che per essere attuati hanno bisogno di un quadro di certezze. Quindi non una proroga definita e uguale per tutti, ma un termine entro cui procedere alle evidenze pubbliche. La sottolineature è sul termine “entro”: chi è pronto può procedere subito, chi non è pronto può sfruttare tutto il tempo disponibile, comunque entro il numero di anni fissato.
La posizione di Gnassi ha suscitato un vespaio di reazioni contrarie, non solo da parte delle varie associazioni imprenditoriali (favorevoli ad una proroga di 30 anni), ma da parte di altri sindaci, ad esempio quelli della Versilia, che non concordano su questa impostazione. Ci sono state anche immediate ricadute politiche a livello locale. Si è infatti osservato che l’on. Pizzolante, storico difensore degli interessi degli imprenditori balneari, è con il suo Patto Civico alleato di Gnassi in giunta a Rimini. Un Patto Civico che ha esportato a Riccione: ed è proprio nella Perla Verde che sui social ci sono state bordate di accuse contro Pizzolante il quale si è difeso dando degli “imbroglioni” ai suoi accusatori e ricordando che è relatore di una legge che non contempla le gare subito. Si vedrà quindi se il Parlamento, nell’approvare la legge delega recepirà le proposte di Gnassi o le respingerà.
Le audizioni alla Camera hanno spinto i deputati a prendere in esame alcune richieste di approfondimento. Si esaminerà, su sollecitazione di Assobalneari di Confindustria, il caso spagnolo, dove le concessioni balneari hanno ottenuto dal governo nazionale una proroga di 30 anni. Fiba, Sin e oasi Confartigianato hanno invece chiesto, oltre alla proroga di 30 anni, che vi sia l’esplicito riconoscimento del diritto dei concessionari all’indennizzo pari al valore commerciale della propria azienda sia allo spirare della loro concessione, sia nel caso del sub-ingresso forzoso di altri, sia nel caso di sua revoca.