Il suo idolo politico è Luca Zaia, il governatore del Veneto, e pertanto, dopo il successo del referendum autonomista, il morale è alle stelle. Matteo Zoccarato, consigliere comunale, segretario della Lega Nord di Rimini, dei suoi 30 anni, dieci li ha trascorsi come militante leghista. Una storia di militanza con qualche episodio eroico: nel 2012, quando tutti erano spariti travolti dall’ondata degli scandali, da solo si è preso la briga di fare ogni sabato i gazebo in piazza per cercare di ricostruire il movimento. “Il gazebo me lo sono comprato da solo all’Obi”, precisa. Tanta abnegazione ha portato i suoi frutti: adesso gli iscritti hanno superato quota duecento. “E ci sono una ventina di ragazzi che si danno da fare per la comunicazione e per aggiornare la pagina Facebook”. E mentre serve al tavolino un caffè al cronista, fornisce la battuta di inizio della conversazione: “ Sono un consigliere al servizio del popolo”, esclama divertito.
Allora cerchiamo di capire come concretamente si realizza questo servizio al popolo.
“Da quando sono stato eletto il telefono è sempre bollente. Più tardi devo andare da una tabaccheria a Miramare che mi ha contattato tramite Facebook per comunicarmi i disagi della zona. Perché contattano proprio me?”.
Ha fatto la domanda, si dia la risposta.
“Perché fra i consiglieri della maggioranza non trovano risposte. E forse perché i consiglieri di maggioranza, che pure a Miramare sono presenti, non contano molto. Ormai sono spariti da tutto. Quando andavo ai dibattiti sulle micro aree per i nomadi non si presentava nessuno”.
Pensa che la vostra opposizione sia efficace?
“Noi cerchiamo di mettere sotto i riflettori le criticità di questa amministrazione, sia sotto il profilo ideologico che quello operativo. Il sindaco si fa bello con le sue grandi opere, ma la città è carente dal punto di vista della sicurezza, della legalità, del sociale. La difesa dell’immagine della città fatta dal sindaco è ridicola. Come fa a dire che non c’è un problema dei sicurezza quando ogni giorno è un bollettino di guerra?”.
Voi attaccate sulla sicurezza, da voi e dall’insieme delle forze di centrodestra non emerge però una vision alternativa a quella del sindaco.
“Abbiamo le nostre proposte che cerchiamo di portare avanti. Ma è difficile perché siamo esclusi da tutto. Si ricorderà che per l’evento contro la violenza alle donne non è stata coinvolta la nostra rappresentante in commissione pari opportunità. Grazie a una mia mozione, il consiglio comunale ha dovuto discutere della situazione della viabilità in zona Gaiofana”
Avete la presidenza della commissione di controllo e non si riunisce quasi mai. Nello scorso mandato, quando era in mano alla Franchini dei 5 Stelle, lavorava sodo.
“La commissione si è riunita tre o quattro volte su temi rilevanti. Il presidente è un coordinatore, devono essere anche i consiglieri a sollecitare le riunioni sugli argomenti che ritengono importanti. Se non funziona, la responsabilità è di tutta l’opposizione”.
Quindi concorda con l’impressione che il centrodestra vada avanti in ordine sparso senza costruire un progetto alternativo a quello di Gnassi?
“I miei rapporti con gli altri consiglieri di opposizione sono buoni. Certo è che la situazione è cambiata rispetto a dieci anni fa. I consiglieri non hanno più dietro alle spalle partiti organizzati e strutturati che producono idee. In piazza il sabato ci siamo solo noi, qualche volta si vede Renzi. Camporesi è sparito. Noi prossimamente i gazebo li faremo anche il sabato pomeriggio e la domenica”.
Lei insiste sui gazebo in piazza. In qualche modo dà ragione a chi sostiene che voi nuovi consiglieri leghisti non studiate, non approfondite i contenuti delle delibere, vi affidate agli slogan e tutto finisce lì.
“In realtà vedo che i consiglieri più esperti quando intervengono su una delibera dicono alcune cosette sul merito e poi tornano sui temi che sono il loro cavallo di battaglia, per qualcuno è la Fiera, per un altro è il Parco del Mare, e così via. Hanno i loro chiodi fissi e non si spostano da lì. Io, per esempio, nel dibattito sulle partecipate ho sollevato il problema dell’Amfa. Come pensa il Comune di vendere il proprio residuo 25 per cento per due milioni e mezzo quando l’azienda ogni anno realizza in media un utile di 150 mila euro? Non hanno saputo o potuto rispondermi”.
Beh, anche voi andate avanti per chiodi fissi, per esempio la sicurezza. E, tornando al discorso precedente, una vision alternativa sullo sviluppo della città non emerge.
“Per un progetto alternativo la differenza la fanno le persone. Io sono un leghista vecchio stampa, non mi interessa tanto il centrodestra o la diversità dal centrosinistra. Mi interessano i contenuti. Se si approfondiscono i rapporti fra le persone, potrà nascere anche un progetto coeso. Fino a un anno e mezzo fa neppure li conoscevo gli altri consiglieri. In ogni caso adesso siamo concentrati a fare opposizione. Se tiriamo fuori adesso il nostro progetto, vuol dire che siamo in campagna elettorale. E invece si vota fra quattro anni”.
Dopo i referendum di Lombardia e Veneto, insisterete per l’autonomia della Romagna?
“Il primo passo è ottenere maggiore autonomia per l’intera regione Emilia Romagna. Bisogna creare una spinta dal basso. L’iniziativa del presidente Bornaccini è solo uno scimmiottamento di quello che ha fatto Zaia. Poi, gradualmente, ci batteremo anche per l’autonomia della Romagna come regione. Non ci basta fare una provincia unica come vuole il Pd, lasciando che Bologna decida sempre tutto”.