(Rimini) Arrestato per tentata rapina aggravata questa mattina dagli agenti della squadra mobile di Rimini un 27enne modenese residente a Rimini. E’ ritenuto responsabile dell’aggressione con martello del 19 ottobre al proprietario della gioielleria Marchini di viale Vespucci.
“Erano da poco trascorse le 9 - ricordano dalla questura - quando il personale delle volanti è intervenuto presso una nota gioielleria di Rimini, ove era stato segnalato un tentativo di rapina da parte di un individuo, apparentemente a viso scoperto e armato di un grosso martello da carpentiere. Il malvivente, vestito nella circostanza in modo elegante, subito dopo l’apertura mattutina, approfittando della sola presenza del titolare della gioielleria e, del fatto che quest’ultimo aveva lasciato momentaneamente aperta la porta di accesso per far areare l’ambiente, è entrato nella gioielleria e, fingendosi cliente, una volta avvicinatosi al bancone, ha chiesto al titolare di potere visionare alcune fedi. Il gioielliere, dopo avere prelevato un espositore dal sottostante bancone, si è abbassato nuovamente per prelevarne altri da porre in visione al supposto cliente, ma questi, lo ha colpito violentemente e ripetutamente al capo con un pesante oggetto, poi risultato essere un grosso martello avvolto in un panno, che il malvivente portava con sé, sin da suo ingresso nel negozio, celato al’interno di un sacchetto tenuto a mano”.
Il gioielliere, “benché ferito, ha ingaggiato una colluttazione con il suo aggressore riuscendo di fatto ad aggrapparsi a lui; cosicché entrambi sono rovinati pesantemente sul pavimento. Nonostante ciò il rapinatore ha continuato a colpire con violenti calci e pugni il gioielliere riuscendo infine a liberarsi dalla presa e a fuggire”.
Il rapinatore è stato incastrato da un uomo che si trovava occasionalmente nei pressi della gioielleria, il quale “notando il gioielliere uscire dal suo negozio con il volto insanguinato e il malvivente fuggire verso via Dandolo, si è posto all’inseguimento di quest’ultimo, lungo via Mantegazza in direzione monte e poi via Nazario Sauro in direzione sud, ove ha rallentato leggermente la sua corsa. “Il testimone, costantemente “seguito” dall’operatore della Sala Operativa della Questura che gli ha fornito assistenza, ha seguito la via di fuga del rapinatore, consentendo cosi ad alcune pattuglie presenti sul territorio di concentrarsi in zona; ma all’arrivo di una volante, nel tentativo di indicare il malvivente in fuga agli operatori, il testimone lo ha perso di vista in prossimità dell’incrocio con via Cormons”.
Gli investigatori hanno passato al setaccio tutti gli appartamenti vicini al punto nel quale il malvivente sembrava essere scomparso. Gli accertamenti “hanno subito permesso di verificare che il luogo ove era stato perso di vista il fuggitivo era già noto alle forze di polizia per una precedente attività di indagine. Gli agenti hanno, in particolare, constatato che, percorrendo la via Cormons, vi era un’entrata carraia apribile che dava accesso ad un vialetto di pertinenza di una casa, allo stato, chiusa e disabitata, il cui cortile, nascosto alla vista da altra abitazione, era confinante con quello di un altro condominio diviso da questo da una bassa recinzione. Detti particolari inducevano gli inquirenti a ritenere che il fuggitivo, ben conoscendo la zona, avesse approfittato di tale passaggio per scomparire alla vista del suo inseguitore e della volante, rimanendo nascosto in attesa che costoro se ne andassero per poi dileguarsi definitivamente”.
Nel corso della stessa tarda serata del 19 ottobre, “i poliziotti hanno individuato l’abitazione, ritrovando all’interno della mansarda sita al piano superiore all’appartamento abitato da una coppia di coniugi, celato sotto un letto, un borsone contenente materiale riconducibile alla tentata rapina. Gli agenti hanno rinvenuto effettivamente all’interno del borsone, una maschera in lattice, raffigurante un uomo di carnagione chiara, calvo, con sopracciglia, baffi e pizzetto di colore castano, nonché un paio di guanti in gomma colore carne e vari indumenti e in particolare, diversi scontrini di acquisti effettuati”. La maschera rinvenuta “era in particolare di tipo professionale ad uso cinematografico/teatrale, atta a ricoprire per intero il capo dell’utilizzatore, scendendo fino al petto, e raffigurava proprio il soggetto che nella mattinata precedente aveva commesso la tentata rapina presso la gioielleria. Anche gli indumenti ritrovati corrispondevano a quelli indossati dal rapinatore”.
Gli investigatori della mobile, quindi hanno acquisito le immagini registrate dall’impianto di videosorveglianza installato nel supermercato dal quale il rapinatore si era rifornito, accertando cosi che l’acquisto cui si riferiva uno scontrino fiscale rinvenuto nel borsone era stato effettuato sicuramente da un uomo con corporatura esile, alto circa 175 cm, capelli voluminosi e barba, perfettamente compatibile per caratteristiche fisiche (corporatura, altezza) con il rapinatore della gioielleria. Uno dei due coniugi, dopo aver visto il fotogramma raffigurante l’uomo che faceva la “spesa”, ha così riconosciuto in quell’uomo suo genero”.