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Vincono i sindacati: commesse a riposo per l’Epifania

Mercoledì, 03 Gennaio 2018

(Rimini) Dopo la proclamazione per le festività natalizie si conferma anche nel 2018 l’astensione dal lavoro nelle giornate festive. Lo annunciano i sindacati Cgil, Cisl e Uil sottolineando che “anche per la festivita’ dell’epifania 6 gennaio 2018 il lavoro non è obbligatorio”.
Oggi “vediamo rafforzato quanto da noi sempre sostenuto sulla base dei contenuti del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro: La disponibilità al lavoro festivo è una scelta libera e autonoma di lavoratrici e lavoratori. E' confermato anche da recenti sentenze che il datore di lavoro non può imporre al dipendente di lavorare in una giornata festiva e definisce illegittima l'eventuale sanzione disciplinare a punizione del rifiuto al lavoro festivo, se non vi sia stato preventivamente un assenso di quest’ultimo”, spiegano i sindacati.
Per questo Cgil, Cisl e Uil “nella giornata festiva del 6 gennaio 2018 invitano ad astenersi dal lavoro i lavoratori del commercio e gli addetti di tutte le attività svolte all’interno dei centri commerciali”. Come noto la liberalizzazione degli orari introdotta nel 2011 con il Decreto “Salva Italia” ha eliminato, ogni vincolo e regola in materia di orari commerciali, nel totale disinteresse degli effetti negativi prodotti su milioni di persone, in prevalenza donne, e sulle loro famiglie. “Le nuove regole, ancora ferme in Parlamento, se da una parte potranno permettere agli enti locali e alle parti sociali di ridiscutere di orari di apertura degli esercizi commerciali nei territori, dall’altra, non ponendo vincoli, se non la chiusura in sole 6 festività, sostanzialmente non risolveranno il problema. Le liberalizzazioni sono sbagliate, non aiutano la crescita economica, creano dumping tra piccola e grande distribuzione, svendono le festività, svuotano i centri storici delle città a favore delle cittadelle del consumo, sviliscono la qualità del lavoro spezzettando la prestazione lavorativa e costringendo i dipendenti ad orari improbi ben poco concilianti con le necessità di riposo. Il Parlamento deve riprendere la discussione per porre fine ad una norma sbagliata ed ingiusta”.


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