L’esperienza è cominciata l’anno scorso, aggiudicandosi anche un premio messo in palio dalla Regione Emilia Romagna, e continuerà, ampliata, quest’anno. È il progetto Marina C’entro, che prevede l’inserimento lavorativo di giovani disabili negli stabilimenti balneari di Rimini. E non come il necessario “omaggio” all’obbligo che hanno le aziende sopra i 15 dipendenti di assumere una certa quota di disabili, ma come esperienza voluta e promossa dagli imprenditori (i bagnini del consorzio Spiaggia Marina Centro).
Questa ed altre storie sono rimbalzate martedì pomeriggio al Club Nautico di Rimini nel corso dell’incontro “Welfare come opportunità territoriale e di sviluppo aziendale” che ha visto un confronto fra Comune, Università, imprenditori e associazioni e cooperative del sociale. Il primo passo per dare vita a un “tavolo sperimentale”, come l’ha definito l’assessore Gloria Lisi, che metta insieme quanti vogliono mettersi in rete sul tema dell’inserimento dei disabili, liberamente e perché sono interessati, e non tanto perché costretti dalle legge.
I passi da fare in questa direzione non sono facili e immediati. La consulente del lavoro Maria Teresa Conti ha ricordato che è ancor molto profonda l’ignoranza delle aziende riguardo ai vantaggi fiscali e contributivi che si ottengono con l’inserimento. Aggiungendo poi che nel nostro territorio il 94 per cento delle imprese è sotto i dieci dipendenti. Ed anche se Luca Carrai, promotore di EthicJobs, una start up riminese che misura la qualità del lavoro percepita dai collaboratori all’interno delle imprese e dare forte visibilità a tutte quelle che già offrono una qualità del lavoro eccellente, ha documentato quanto i comportamenti di acquisto dei consumatori siano determinati da fattori etici e dall’attenzione alla responsabilità sociale delle imprese, a molti l’idea di introdurre disabili in azienda appare semplicemente come un costo, un disagio, un attentato alle esigenze della produttività.
A costoro ha risposto l’esperienza di Stefano Mazzotti, bagnino del bagno 27 di Rimini, che ha raccontato, facendo vedere anche un video, il riuscito esperimento di Marina C’entro. Nell’estate 2017, undici ragazzi, con il coordinamento dell’Enaip e la collaborazione delle associazioni Crescere Insieme e Rimini Autismo, sono stati inseriti nei bagni che vanno dal 19 al 28 (escluso il 23) nelle mansioni di aiutante bagnino, collaboratore dell’animazione e addetto all’Info Point. “Nei rapporti fra noi bagnini – ha raccontato – spesso prevale la rivalità o la diffidenza. L’inserimento sulle nostre spiagge di questi ragazzi ha aiutato un rapporto costruttivo fra di noi colleghi. Il tirocinio formativo si è rivelato uno strumento formidabile per dare dignità alla loro persona. Abbiamo individuato mansioni adatte alle loro capacità e alle loro inclinazioni. Abbiamo chiamato il progetto Marina C’entro per sottolineare che il loro inserimento ha aiutato a mettere la persona al centro dell’azienda”. Ovviamente molto contenti, come ha documentato il video, gli stessi ragazzi protagonisti dell’esperienza di lavoro.
A Rimini è un caso di scuola l’esperienza della Teddy che inserisce stabilmente disabili nel proprio organico ben al di sopra degli obblighi di legge, con l’attenzione, come ha spiegato l’amministratore delegato Alessandro Bracci, a trovare per ciascuno la mansione corrispondente, perché tutti i lavori non sono per tutti. Ma la novità è il campo del turismo e il mondo della spiaggia.
Interessante anche l’esperienza di Loredana Alberti dell’azienda agricola Fungar, che ha documentato un welfare fatto innanzitutto della condivisione quotidiana delle vicende della propria famiglia e di quelle dei collaboratori. In agricoltura ormai da molti anni non si trovano collaboratori italiani, ad accettare il lavoro sono soprattutto stranieri. Alberti ha raccontato che il suo grande obiettivo di welfare è stato quello di disincentivare la pratica delle donne cinesi che dopo aver partorito tornavano al lavoro quasi subito, dopo aver portato il bimbo in Cina da una nonna o da un parente. Con gradualità ha fatto capire che in Italia ci sono strutture come gli asili nido, che si può chiedere la maternità volontaria ben al di là dei mesi obbligatori.
Nel corso dell’incontro è intervenutà anche l’Università che ha raccontato che il campus di Rimini è stato scelto per un progetto sperimentale che accompagni gli studenti disabili non solo durante il corso di studi ma anche nei primi approcci al mondo del lavoro; ed è stata ascoltata la testimonianza di Giordano Pecci, imprenditore e genitori di due figli disabili, secondo il quale un genitore non cercare di “sistemare” i figli ma cerca collaborazione con le aziende per un progetto di vita che li coinvolga.
Il futuro dirà se da questo “tavolo sperimentale” nascerà qualcosa di nuovo e di più ampio per favorire l’inserimento di disabili nel mondo del lavoro.