Rimini è una provincia per Neet, e non è un primato invidiabile. Per Neet si intendono i giovani che non studiano, non lavorano e nemmeno lo cercano, non seguono corsi di formazione professionale. In Italia questa è una comunità di 2,1 milioni di individui, pari al 34,1 per cento dei giovani nella fascia di età dai 15 ai 29 anni. A Rimini la percentuale è del 25,4. Colpisce innanzitutto che la quota sia superiore alla media nazionale, ma fa ancora più impressione che Rimini sia, insieme a Imperia, la prima città del nord in questa classifica. Prima di Rimini, tranne appunto Imperia, ci sono esclusivamente province del sud. Inoltre tutte le altre province della regione vanno meglio: Ravenna è al 23,3, Ferrara al 21,8, Reggio Emilia al 15,1, la vicina Forlì al 14,5, Bologna al 12,9 e Modena addirittura all’11,9.
L’impietosa fotografia, che restituisce il quadro di una provincia fanalino di coda nella realtà economica emiliano-romagnola, con una comunità giovanile composta per più di un quarto da ragazzi senza arte né parte, è scattata nel rapporto annuale dei Consulenti del Lavoro, presentato nei giorni scorsi al Festival del lavoro svoltosi a Milano.
Dal rapporto si apprende che per tutti i valori Rimini si piazza sempre nella parte medio-bassa della classifica e sempre dopo le altre province della regione.
Per tasso di occupazione è al 52° posto, con il 63,3 per cento, per fortuna maggiore della media nazionale, 58 per cento. Forlì è al 26° posto con il 66,5 per cento. La differenza fra tasso di occupazione maschile e femminile è del 13,4, anche in questo caso inferiore alla media nazionale, ma sempre maggiore di quello di Forlì, Ravenna, Modena e Bologna. Rimini è anche fra le province (al 28°posto) con un’elevata quota (42,3) di contratti non standard, cioè a tempo determinato, part-time involontario, collaboratori.
Il rapporto prende in esame anche la media retributiva mensile dei lavoratori dipendenti, che oscilla fra il picco di Bolzano (1.500 €) e il fondo classifica di Ragusa (1.059 €) . In questa classifica Rimini si colloca al 70 posto con 1.258 euro di retribuzione media. Dopo di noi ci sono solo Pesaro e le province del sud, mentre la media nazione è di 1.324 € al mese.
E veniamo al tasso di disoccupazione che a Rimini nel 2017 era del 10,2, migliore della media nazionale attestata all’11,2. Fa impressione vedere Forlì al 7, Bologna al 5,1 e Reggio Emilia al 4,9.
Il tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni) è a Rimini del 30,6, inferiore a quello nazionale (34,7) ma decisamente superiore a quello di Forlì (18,8) e di Bologna (13,3).
Viene esaminato anche il tasso di mancata partecipazione al lavoro, che include oltre ai disoccupati anche i cosiddetti scoraggiati, cioè quelli che nemmeno più cercano un lavoro. Rimini si classifica al 58° posto, con un tasso del 15 per cento, certamente migliore della media nazionale (20,5) ma sempre peggiore delle altre province vicine. Gli inattivi (non lavorano e non cercano occupazione) sono il 29,4 per cento.
Il rapporto prende infine in esame l’indice di efficienza e di innovazione del mercato del lavoro, basandosi su cinque parametri: 1. tasso d’occupazione (15-64 anni); 2. tasso di non Neet (15-29 anni): più è alto il valore dell’indice, meno sono i giovani che non lavorano, non studiano e non sono in formazione; 3. rapporto tra il tasso di occupazione maschile e quello femminile, che segnala la maggiore partecipazione delle donne al mercato del lavoro e l’aumento dell’occupazione complessiva; 4. quota di occupati che esercitano professioni altamente qualificate nei settori più innovativi; 5. quota di lavoratori con contratti standard e, quindi, meno lavoratori “precari” maggiormente esposti al rischio di povertà.
Rimini si trova nel gruppo intermedio, al 64° posto, ma perdendo 19 posizioni rispetto al 2016. Bologna è al 1° posto, Forlì al 29° (+2) rispetto al 2016, Ravenna al 42° (-15, rispetto al 2016).
“Di questi dati – osserva il presidente di Confindustria Paolo Maggioli – ciò che mi impressiona è l’elevata percentuale di Neet. Il tasso di occupazione, il livello delle retribuzioni penso siano influenzati dal ruolo del turismo nell’economia locale. Il turismo vuol dire stagionalità, precarietà dei contratti e purtroppo anche il fenomeno del nero che è rilevante e che costituisce il tema dei temi, a cui prestare la massima attenzione”.
“Ma - continua Maggioli - sono più colpito da questo alto numero di giovani che non lavorano, non cercano lavoro e neppure seguono corsi di formazione. Significa che abbiamo di fronte a noi la questione rilevante del ruolo dell’istruzione e della formazione. L’Università e gli istituti tecnici devono essere oggetto della massima attenzione perché realizzino una formazione di alto livello, capace di preparare al mondo del lavoro. Come Confindustria siamo impegnati per rafforzare la presenza Rimini dell’Università, le aziende cercano di avviare rapporti di collaborazione. Occorre anche che il corpo docente siano sempre più di alto livello e non consideri Rimini come un passaggio verso altre sedi. Anche l’alternanza scuola lavoro va incrementa, sia da parte delle aziende che delle scuole che non la devono vedere come una formalità ma come un investimento per il futuro loro e dei giovani”.