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Cultura. Bergman, la retrospettiva di Settebello e Fulgor

Venerdì, 02 Novembre 2018

(Rimini) Nell’arco di pochi anni, a metà del ventesimo secolo, accade qualcosa di inedito e che resterà ineguagliato. Un allampanato regista svedese, sull'orlo della quarantina, entra in un periodo di produzione cinematografica senza precedenti. Tra il 1957 e il 1963 dirige alcuni dei più grandi classici della storia del cinema, produce un consistente numero di spettacoli teatrali e radiofonici e firma anche la regia di sei film per la televisione. Ingmar Bergman non ha uguali tra i cineasti suoi contemporanei.
Domenica mattina, 4 novembre, il Cinema Fulgor e Settebello cominceranno il viaggio alla scoperta di Ingmar Bergman con il documentario: Bergman 100: La Vita, I Segreti, Il Genio (2018) per la regia di Jane Magnusson, presentato all'ultimo Festival di Cannes. Un documentario con l'ambizione di raccontare sia il professionista che l'uomo, di tracciare il segno su tutta la vita artistica, e di essere critico col suo soggetto, ruotando attorno all'anno 1957.Fu l'anno in cui il regista, sceneggiatore di cinema, tv e teatro produsse ben due dei suoi film più noti "Il Settimo Sigillo" ed "Il Posto Delle Fragole", e opere teatrali memorabili, tra cui il Peer Gynt (da ben cinque ore) più una riduzione radiofonica. Tutto in un solo anno, tutto nel 1957, con una scansione, una rapidità e un'efficacia impressionanti.
"Due première mondiali, due film girati, una serie televisiva, quattro pièce teatrali, una moglie, due amanti, sei figli...il 1957 fu un anno di straordinaria produttività per Ingmar Bergman. Il suo nome da quel momento avrebbe incarnato il passaggio del cinema da divertissement di massa ad arte sofisticata del XX secolo." Jane Magnusson
Attraverso il prisma di un anno magico, che farà di Bergman lo "svedese" più famoso al mondo, il film fugge sia avanti che indietro nel tempo per chiarire aspetti della vita privata e professionale del regista, trionfi, aneddoti clamorosi, e le ossessioni. Bergman fu un uomo che ricuciva con la sua creazione una vita piena di inquietudine e furore introspettivo. Un soggetto che resta un paradosso per il suo paese di origine, i cui omaggi traducono spesso un sentimento ambiguo, un mélange di devozione e indifferenza, di ammirazione e di diffidenza. Da una parte il genio-tiranno, incontestato culturalmente e che imperava con pugno di ferro, dall'altra il monumento nazionale, un Maestro come non ce ne sarà mai più in Svezia. Il documentario, consacrato a Bergman in occasione del suo centenario (1918-2018), illustra questa ambivalenza, muovendosi nelle ombre che tessono la leggenda.


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