Rimini | “Non conquista, ma condivisione”, Lambiasi presenta la lettera pastorale
La presentazione del vescovo di Rimini Francesco Lambiasi della sua nuova lettera pastorale, questa mattina a Rimini, è iniziata con la richiesta di un minuto di silenzio per il cooperante faentino ucciso in Bangladesh dai terroristi dell’Isis. “Un fratello buono - così ha definito Cesare Tavella, il veterinario che seguiva progetti di sviluppo agricolo - che era in Bangladesh non in crociera ma in missione”. Il fatto è stato richiamato anche dalla missionaria dell’associazione Papa Giovanni Sara Foschi, chiamata a presentare la lettera pastorale, che per 13 anni ha prestato servizio proprio in Bangladesh.
Stampata in 12.500 copie (7mila già distribuite), 80 pagine, in copertina la 'chiamata degli apostoli' di Duccio Boninsegna, la lettera pastorale s’intitola “Vogliamo incontrare Gesù. Evangelizzare si deve: ma si può?” ed è dedicata alla missione straordinaria della Diocesi che sta per partire. La lettera è divisa in due parti. La prima è un percorso scandito da cinque tappe che partono dall’incontro con Gesù, il cui incontro gioioso porta inevitabilmente a diffonderne la conoscenza. La seconda parte è tutta dedicata a iniziative pastorali missionarie già in atto nella Chiesa riminese.
“Il problema della Chiesa - dice prima di ogni altra cosa il vescovo - non è quello di essere pochi cristiani, ma di essere poco cristiani. Non è in gioco la conservazione della fede ma il suo risveglio. La missione straodinaria che sta per partire non è riempire secchi ma
accendere fuochi. Mille candele spente non ne accendono nessuna, una candela accesa può accenderle tutte”.
La missione, ha spiegato il vescovo, “ha avuto una preparazione lunga, più di quanto ci aspettavamo. Cristo si è preparato trenta anni per tre anni di missione”. Tuttavia, “ci ha permesso di gustare nel frattempo tre frutti: l’Evangelii Gaudium di Papa Francesco, il giubileo straordinario della Misericordia e lo stesso papa Francesco, nel quale Parola e vita prendono corpo e anima”.
Sarà una missione dal profilo basso, ricca di eventi, ma ma senza spettacolarizzazione. Avrà un inizio, ma nessuna fine “perché chi vorrà, parrocchie, movimenti, singoli fedeli, - invita il vescovo - potrà continuarla”. Obiettivo “non è conquistare fedeli ma condividere umanità. Non è un’opera esclusiva degli uomini, ma è preceduta, accompagnata e sollecitata dallo stesso Gesù”.
La missione, soprattutto, è già iniziata nei fatti. Nella seconda parte della lettera pastorale, infatti, sono elencate alcune iniziative missionarie già in atto. Le illustra il vicario, don Luigi Ricci. Le chiama ‘opere segno’. “Sono segni concreti di risposta a un bisogno”, spiega Ricci portando ad esempio il Fondo per il lavoro nato due anni fa in occasione diella ricorrenza di San Gaudenzo. “Abbiamo ricevuto 500 richieste - aggiorna il vicario - per ora sono 64 le persone inserite nel mondo del lavoro”.
I bisogni su cui ci si concentrerà nel periodo missionario sono sul piano educativo (scuola, associazionismo, comunicazione) e sul piano della carità. “Nell’ambito della carità sono tre le opere proposte: l’aiuto alla famiglia e alle famiglie, l’accoglienza dei profughi, anche in parrocchia, e la Casa Comune per una ecologia integrale, come sollecita il Papa”, ricorda don Ricci rimandando alla lettera pastorale. Tema caldo quello dell’accoglienza ai profughi, che impegna la diocesi in un progetto con la prefettura. Sono state già raccolte le prime disponibilità di parrocchie, istituti religiosi e privati, tra cui “le suore carmelitane di Sogliano”.
Con la lettera pastorale “il nostro vescovo ci dà indicazioni molto vere”, commenta la missionaria bellariese Sara Foschi. “Invita ad uscire dalle sacrestie per volgere lo sguardo non solo sul nostro piccolo orticello ma verso i giovani, per accogliere i vicini e i più poveri, che non sono solo persone da aiutare ma i protagonisti della missione. Ci disarmano e ci spingono alla conversione, e di conseguenza a sposare anche altri stili di vita”.
Dalla sacrestia è uscito con i suoi amici dell’Azione cattolica Manuel Mussoni, 31 anni, insegnante di religione cattolica all’istituto “Molari” di Santarcangelo. Sua l’iniziativa dell’aperitivo teologico. “Già da qualche anno - racconta - abbiamo scelto di uscire dalla parrocchia e di affrontare certi temi seduti ai tavolini di un bar, in mezzo alla gente che a sua volta parla di altro, oppure si incuriosisce e chiede chi siamo al barista, che indossa i panni del mediatore”.
Della lettera pastorale Manuel aprezza la possibilità di “essere letta da chiunque, cattolici, praticanti e atei, anche da chi è solo curioso. Parla a tutti e a ciascuno”. La fede, per Manuel, “tocca le persone quando intercetta la soglia della vita, dove aumentano le domande e l’attesa per una risposta e per una maggiore comunione. Forse abbiamo insistito tanto sulle cose da dire, ora è bene ascoltare”.