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Turismo, i dati di agosto confermano la crisi di Rimini

Venerdì, 02 Ottobre 2015

3bTurismo, i dati di agosto confermano la crisi di Rimini

 

 

Nella provincia di Rimini i primi otto mesi dell’anno si concludono con un +0,4% di presenze. Un risultato che è sostenuto dal mercato interno (le presenze italiane crescono del 4,1%), mentre il mercato estero conosce un calo dell’11,2%. Nel mese di agosto la crescita complessiva è dell1 per cento, con la solita divaricazione fra italiani e stranieri. Il saldo degli arrivi è positivo (+2,5%) ma sempre grazie ai turisti interni, perché gli stranieri in arrivo sono calati dell’11,6%.

 

Prima osservazione: il bilancio finale provinciale è positivo, ma si tratta di una crescita minimale, ben diversa dalle proiezioni nazionali di qualche settimana fa che parlavano di aumenti a due cifre. In un contesto nazionale e internazionale favorevole (ripresa dei consumi, impraticabilità di alcune spiagge del Mediterraneo) Riviera di Rimini ha sostanzialmente tenuto, senza gli auspicati incrementi.

 

Il dato provinciale è la media di andamenti che variano sensibilmente da Comune a Comune. Bellaria Igea Marina chiude i primi otto mesi dell’anno con un +2,9% di presenze e un +3,7% di arrivi. Anche gli stranieri hanno risposto meglio che altrove: calo di arrivo del 6,7 ma le presenze sono diminuite solo dello 0,1.

Cattolica, grazie anche ad un agosto strepitoso (+5,5) presenta un bilancio positivo per i primi otto mesi: +3,3% di presenze e +3,9% di arrivi, con gli stranieri che però hanno il segno negativo (-5,6 presenze,- 8,2 arrivi)

Misano Adriatico ha il segno negativo sia nel mese di agosto sia per i primi otto mesi dell’anno. Anche le presenze italiane sono in diminuzione, seppure lievemente (-0,3%).

A Riccione agosto si è concluso con + 0,8% di presenze (pur con gli arrivi in calo dell1,1), ma ancora migliore è il dato complessivo: +2,8 di presenze e +4,9% di arrivi. Anche nella Perla Verde stranieri in calo, -5,6%.

 

Il formidabile mese di agosto si conclude a Rimini con un magro -0,2% di presenze cui corrisponde un modesto incremento di arrivi, +0,8%.

I mesi precedenti che, tranne maggio, hanno tutti il segno negativo, portano il capoluogo a chiudere il periodo gennaio-agosto con un -2,3% e un modesto +0,3% di arrivi. Quest’anno Rimini soffre soprattutto con il mercato estero (-16,4%) a motivo delle defezioni russe (-54,7%) per le note ragioni (crisi del rublo, aeroporto a passo ridotto, ecc.). Il calo dei russi non è stato compensato da altri flussi stranieri. Anche Riccione ha avuto un calo di russi di circa il 50 per cento, ma il bilancio estero finale è meno drammatico.

 

Un indicatore significativo è la percentuale di occupazione dei posti letto nelle strutture ricettive. Prendiamo in esame quello netto, cioè basato sulle giornate di effettiva apertura. La media provinciale dei primi otto mesi è di 53,2. Bellaria arriva a 59, Cattolica a 61, Misano scende a 50,5. Riccione sale a 58,1 e Rimini si ferma a 50,1. Vediamo allora i mesi centrali dlla stagione turistica estiva, luglio e agosto. La media provinciale di occupazione dei posti letto è 80,6 per luglio e di 92,1 per agosto. Se tutti gli altri Comuni della costa sono al di sopra di queste medie, Rimini invece è sempre al di sotto: 76,1 per luglio, 86,8 per agosto. Riccione, al contrario, ha un’occupazione di 91 per luglio e di 102,3 per agosto.

 

Seconda osservazione: come già era emerso nei mesi precedenti, Rimini non svolge più il ruolo di locomotiva della Riviera. Le sue performances, da qualsiasi punto di vista le si esamini, sono sempre inferiori rispetto a quelle degli altri centri della costa. È auspicabile che il sindaco Andrea Gnassi, nel suo annunciato intervento in commissione del 12 ottobre, ne prenda finalmente atto, senza attardarsi ancora una volta sui toni trionfalistici di precedenti dichiarazioni. Ma è una riflessione che dovrebbero fare innanzitutto gli albergatori: meno presenze, meno letti occupati, prezzi sempre bassi, costi sempre in crescita, vuol dire fatturati minori e minor reddito per le imprese. O no?

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