Aeroporto: consigli non richiesti ad Airiminum
Bisogna essere realisti: la sentenza del Tar che ha annullato il bando dell’Enac è una battuta d’arresto per l’aeroporto di Rimini che aveva ricominciato a funzionare da pochi mesi, e ancora a passo ridotto, dopo la chiusura da novembre 2014 a marzo 2015.
L’aeroporto per fortuna rimane aperto, ma è indubbio che tale stato di incertezza si rifletterà in modo negativo sull’attività commerciale e sulla disponibilità a investire da parte di Airiminum. Chi mette mano a sistemare una casa se sa che entro pochi mesi potrebbe esserne cacciato fuori? Chiunque si limiterà a fare esclusivamente gli interventi ineludibili e improcrastinabili. Se piove in casa, riparerà il tetto, ma non si metterà di certo a rifare la tinteggiatura o ad alzare qualche nuova parete.
Siamo fra coloro che si augurano che il Consiglio di Stato riformi la sentenza del Tar e che per l’aeroporto non ci siano più inciampi. Sgomberato il campo dagli intralci giudiziari, ci sarà così anche la possibilità di valutare compiutamente la gestione di Airiminum, la società non avrà più alcun alibi e si vedrà se davvero Leonardo Corbucci e soci sono in grado di rilanciare lo scalo.
Questo tempo di attesa potrà essere proficuamente utilizzato per porre le basi di un rinnovato rapporto di simpatia fra Airiminum, il territorio e l’opinione pubblica.
Lo sbarco di Airiminum a Rimini è stato accompagnato da una ridda di sospetti, dubbi, perplessità che non hanno trovato nella società la risposta puntuale, serena e tranquilla di chi non ha nulla da nascondere ed ha anzi l’intenzione di avviare un rapporto virtuoso con il territorio nel quale è chiamato a svolgere la propria attività. A volte si è lasciato che i sospetti si autoalimentassero, a volte si è replicato con stizzosa indignazione senza molto chiarire. Non entriamo nel merito dei singoli dubbi o delle singole contestazioni, che Airiminum ha tutto il diritto di ritenere viziate da pregiudizi o da difettosa conoscenza della realtà dei fatti. Per ognuna ci sarebbe da ridire e da ribattere, anzi è proprio da questo ping pong senza costrutto che bisognerebbe definitivamente uscire.
Crediamo che la società abbia sufficienti antenne per captare che, nonostante i definitivi chiarimenti di Enac e del sottosegretario alla Camera, ci sono ancora tante persone che considerano l’aggiudicazione dell’aeroporto ad Airiminum l’esito di un maneggio poco trasparente. Se questo accade, non è solo perché ci sono annidati in ogni angolo di Rimini inguaribili cultori del sospetto come anticamera della verità, ma anche perché i nuovi gestori dell’aeroporto hanno in parte sbagliato l’approccio con la realtà locale. Hanno commesso errori nella concezione del loro ruolo ed errori di comunicazione.
Hanno sempre orgogliosamente sottolineato che loro sono privati e quindi non hanno l’obbligo di rendere conto a nessuno se non agli azionisti. Ecco, questo è un approccio sbagliato. Non perché non sia vero che loro sono privati ma perché loro sono anche i gestori momentanei di un patrimonio che il territorio avverte come proprio e come uno strumento fondamentale per la propria sopravvivenza economica. I dirigenti di Airiminum non si devono stupire, e nemmeno alterare, se tutti vogliono dire la loro opinione e se a volte molti dimenticano che l’aeroporto non dipende più dai signori della politica locale. Questo interesse, questa partecipazione alle vicende dello scalo, è la testimonianza di un senso di appartenenza che Airiminum deve valorizzare. Il territorio è il suo migliore alleato, non un fastidioso e ronzante insetto da allontanare. Se il territorio chiede un piano industriale, - vuole sapere se, dove e come si investe, - pone domande alle quali Airiminum dovrebbe essere felice di rispondere (pur rispettando i limiti imposti dal regime di concorrenza).
Quindi la società impegni un po’ delle sue energie in una grande “operazione simpatia”: con questo termine non intendiamo solo maggiore attenzione agli elementari criteri della comunicazione (e già sarebbe tanto, visto come sono andate le cose fino ad oggi) ma qualcosa di più sostanziale: avviare un rapporto con il territorio quasi da mandante a mandatario. Airiminum cominci a concepirsi come il gestore di qualcosa che non è sua proprietà, ma appartiene alla comunità locale, anche se gli amministratori non sono più nominati dai sindaci e dai presidenti della Provincia.
Le vicende giudiziarie seguono il loro corso e sul passato l’opinione pubblica saprà a chi addebitare i disastri. Ma il presente e il futuro hanno bisogno di una pace sociale sull’aeroporto che attualmente non c’è. Airiminum faccia il primo passo.