Centrodestra, quanti candidati! Uno già rottamato
Diciamolo con franchezza: sono tempi duri per chi si aspettava un inverno frizzante e pungente, almeno dal punto di vista politico. Le premesse c’erano tutte: a maggio si vota per eleggere il sindaco dopo un mandato di Andrea Gnassi che, nel bene e nel male, ha fatto ampiamente parlare di sé, suscitando entusiasmi (“eppur si muove”) e critiche feroci (“solo eventi e distintivi”).
Invece la vita politica di Rimini si è ridotta ad una continua melina a centrocampo, in attesa, come il povero Drogo nella Fortezza Bastiani, di tartari (magari vestiti con la toga dei magistrati) che mai appaiono all’orizzonte. Né è servito a riscaldare gli animi l’intervento improvviso del bolognese Massimo Palmizio, coordinatore di quel che resta di Forza Italia. La narrazione politica di Palmizio ha però il merito di spingere a provare a fare un punto della situazione. Il proconsole berlusconiano annuncia con sicurezza che a metà gennaio il centrodestra finalmente riunito (Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia) sarà pronto ad indicare il proprio candidato sindaco, sul quale dovrebbero convergere le varie liste civiche. Compresa, secondo alcuni resoconti, Progetto Rimini.
A parte il fatto che il presidente di Dreamini Bruno Sacchini aveva detto a noi di Inter-Vista che il nome sarebbe uscito a metà dicembre (ma si sa che in politica gli auspici non sempre si traducono in realtà), la notizia clamorosa è che in pectore il centrodestra avrebbe non uno, ma addirittura tre candidati. Un’abbondanza di aspiranti sindaci che il centrodestra che vive e lotta fra il Marecchia e il Marano non ha mai conosciuto nella sua ventennale storia. Salvo precisare, il Palmizio, che però i candidati buoni sono in realtà due, perché uno avrebbe qualche problema. Quale sia l’ostacolo, il coordinatore berlusconiano non lo dice, ma pare che il candidato in pectore proposto dalla Lega, che secondo il pallottoliere elettorale ha l’onore e l’onere di dare le carte, sia uscito malconcio da una riunione del famoso tavolo di lavoro del centrodestra. L’uomo corrisponde al nome di Marzio Pecci, ex socialista di osservanza pizzolantiana, avvocato, un tempo riccionese, adesso residente nelle Marche, che qualche legislatura fa è stato un candidato (perdente) di Forza Italia a Riccione (prese meno voti della sua lista). Un curriculum che non ha entusiasmato molti dei convitati e che, soprattutto, ha permesso a Gioenzo Renzi, leader di Fratelli d’Italia, di impallinarlo come meglio non poteva. Non è un mistero per nessuno che Renzi sogni la rivincita dalla bruciante sconfitta del 2011 e che quindi farà il pelo e il contropelo a tutti i concorrenti che gli saranno proposti. Un consiglio che si può dare ad un aspirante candidato, è che prima di esporsi passi a frenare gli ardori di Renzi per cercare di evitare di essere subito rottamato, giusto per usare un’espressione di un renzismo di diverso colore. Degli altri due candidati, l’unica indiscrezione trapelata è che uno dovrebbe essere un giornalista (Franco Fregni, ex direttore de La Voce).
Quel che resta da rimarcare delle esternazioni di Palmizio è che lo schema di gioco dovrebbe essere: centrodestra unito che propone un candidato sindaco (indicato dalla Lega, aggiungiamo noi), corteo delle liste civiche che si aggrega. Certamente, nonostante sia stato scritto, senza Progetto Rimini. “A meno che Forza Italia giochi su due tavoli”, osserva senza crederci molto il presidente di Dreamini, Sacchini. “E poi – sottolinea – mi pare che Progetto Rimini punti ad un rapporto con il Pd senza Gnassi”.
È invece certo, lo ribadisce il consulente Natale Arcuri, che Progetto Rimini non segue lo schema di gioco indicato da Palmizio. L’associazione è impegnata in incontri con associazioni di categoria ed esponenti imprenditoriali per presentare il proprio progetto di rilancio della città. Se il progetto riceverà adesioni e consensi, si potrà fare una lista con un candidato sindaco che i partiti di centrodestra potranno decidere di sostenere. Lo schema Riccione, insomma, senza variazioni di sorta.
Tutto ciò senza molta fretta, perché in casa di Progetto Rimini non considerano affatto conclusa la vicenda Gnassi, cioè non danno per scontato che il suo partito lo candiderà ufficialmente. I suoi nemici interni, senza far troppo clamore, sono lì pronti a prendere la palla al balzo per segnare il gol che costringerebbe l’attuale sindaco a scendere da cavallo. Si aspettano i tempi della magistratura, l’evolversi della questione aeroporto (a parte il rinvio a giudizio, che succederà se il Consiglio di Stato a febbraio lo richiude?), magari qualche errore tattico dello stesso Gnassi, che non ha nel carattere un buon alleato.
Quindi andremo a mangiare il panettone e a brindare al 2016 senza conoscere i nomi degli sfidanti per le amministrative. Fra una fetta di panettone e un bicchiere di spumante, potremmo meditare sulla stranezza di una città dove le forze (liste civiche e partiti) dell’area di centrodestra inseguono disegni paralleli che, a differenza delle convergenze di Aldo Moro, sembrano destinate a non incontrarsi mai. Ognuno dichiara di stare lavorando al progetto realistico e vincente, ma finché restano due potrebbe significare che qualcuno fa semplicemente tattica e/o qualcuno scambia la realtà con le proprie parole. Tutti e due rischiano di finire scornati.