Alla vigilia di Pasqua Marzio Pecci, candidato sindaco della Lega e di Uniti si vince, ha aperto su Facebook la propria pagina ufficiale per la campagna elettorale. Troppo presto per una valutazione compiuta, ma balza subito agli occhi la foto del profilo con la quale qualcuno ha fatto troppo esperimenti con Photoshop. Tanto che un amico non riesce dal trattenersi dal postare un commento di questo tenore: “Troppo imbalsamato, dove è il mio Marzio?”. Pecci, per fortuna sua e dei suoi fans (al momento 368), promette che le prossime saranno migliori. Intanto, ha pubblicato alcune foto in piazza dove la felpa dell’esordio è stata sostituita da una più primaverile T-shirt bianca con l’immancabile scritta rossa RIMINI.
A parte i banchetti in piazza (quasi tutte le forze di opposizione li fanno), la campagna elettorale ed il dibattito politico hanno nei social il loro teatro d’elezione. Anche Luigi Camporesi, candidato sindaco delle quattro liste civiche sorte nell’alveo di Dreamini, ha aperto la pagina da candidato anche se al momento i fan (330) sono inferiori agli amici della pagina personale (2470). La sua foto di profilo non è ritoccata, è al naturale, ma un’immagine più sorridente forse gioverebbe alla sua causa. La foto un po’ imbronciata corrisponde ai commenti che il candidato posta nei vari dibattiti che si sviluppano su Facebook: prevale il sarcasmo, l’indisponenza, la scarsa accettazione delle critiche. Un esempio indicativo è il dibattito avviato nel giorno di Pasqua da Simone Bertozzi, consigliere comunale del Pd. Ha scritto un post per sostenere che “Gnassi – a dispetto della sua storia - è il più grillino di tutti. Capace di far convivere destra e sinistra, diavolo e acqua santa, bagnini e albergatori. E' sempre stato così, dirà qualcuno. Ma la vittoria di Gnassi, forse per la prima volta, è anche la sconfitta (morale) dei partiti tradizionali”, concludendo infine “Ne prenda atto Camporesi, convinto ancora che la copia possa vincere sull'originale”. Apriti cielo! Una marea di interventi che il candidato sindaco, chiamato in ballo, ha pensato bene di rintuzzare uno dopo l’altro, facendosi trascinare in quella che – più che un dibattito politico – è presto diventato qualcosa che assomiglia ad una rissa da cortile. A Bertozzi replica con un “fatti un giro” e ad un altro interlocutore con un “Questa è una discussione fra adulti. Prendi per mano Bertozzi e vatti a fare un giro assieme a lui”. E anche con altri interlocutori non ha brillato per capacità di dialogo e tentativi di spiegare pacatamente le sue ragioni. In una campagna elettorale, quando è necessario, si picchia forte sugli avversari. Qualche interlocutore probabilmente lo era, altri erano semplici cittadini che cercavano di capire. Una registrata allo stile forse non guasterebbe, non si può reagire sempre con la minaccia “guarda che ti banno!”.
Le acque particolarmente agitate nel Pd a proposito delle liste civiche a sostegno di Gnassi e delle candidature al posto di consiglio comunale si riflettono anche sui social. Sparito il dibattito reale nei circoli, quelli del Pd si accontentano di qualche post su Facebook per far sapere come la pensano, anche se il solito Simone Bertozzi con realismo osserva che “La politica, quella “inciuciona”, quella che conta (toh), si fa con le tapparelle abbassate. Mica coi tweet e i comunicati stampa”. Però le decisioni maturate altrove, trovano poi il loro sfogatoio naturale sui social dove, a ben vedere, è una sorta di compagnia di giro che rimbalza dall’una all’altra pagina con i propri commenti. Chi usa di questi sfogatoi per far sapere al momento opportuno come la pensa, è l’ex assessore regionale Maurizio Melucci. Se Bertozzi apre il dibattito sull’opportunità o meno per il Pd di favorire liste civiche che potrebbero alla fine dissanguarlo, Melucci lapidario sentenzia, a proposito di quella promossa dall’ex Pdl Alessandro Lualdi: “La lista civica che vuole continuare il lavoro del piano strategico è una grande stupidaggine. Liberi di passare dal centro destra al centro sinistra (perché di questo stiamo parlando) ma si prega di trovare motivazioni più plausibili (se esistono)”. Mentre militanti e iscritti discutono se sia ben applicata la regola di non più di due mandati in consiglio comunale, Melucci affida a Facebook la propria replica all’ex capogruppo Agosta che lo ha accusato di aver tramato per escludere dalle liste Allegrini, Pironi e Gallo (tutti con due mandati). “Ho sempre considerato Agosta più bravo come tecnico (architetto) che come politico. Debbo constatare che questa volta ha superato ogni mia più fantasiosa immaginazione nell'inventarsi uno scenario politico privo di qualsiasi fondamento. Se non lo conoscessi da lunga data sarebbe da diffidare tramite avvocato per una vera e propria diffamazione nei miei confronti. Comunque lo voglio tranquillizzare: non mi sono occupato della lista del Pd. L'unico incontro (ufficiale, informale, riservato od altro) a cui ho partecipato per i candidati è stata domenica scorsa all'assemblea del mio circolo dove si è votato per le candidature. Sui terzi mandati ho discusso (qualche mese fa) su Facebook con Lucio Gobbi. Sostenevo che non vedevo nessuna necessità di avere deroghe ai due mandati per il consiglio comunale”. Al prossimo post.