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Sandra Sabattini, una santa come fidanzata

Domenica, 10 Aprile 2016

“Prima di morire spero di poter avviare la causa di beatificazione di Sandra Sabattini”, disse un giorno all’inizio degli anni Novanta don Oreste Benzi, fondatore della Comunità Papa Giovanni XXIII. Il sacerdote è stato esaudito nel suo desiderio, la causa di beatificazione è stata aperta nel 2006, quando era ancora in vita.

Perché il sacerdote riminese volesse vedere Sandra sugli altari (intanto da ieri c’è la rotonda vicino alla chiesa della Resurrezione che porta il suo nome) lo si capisce dalle riflessioni che fece nell’omelia della Messa a sette giorni dalla morte della ragazza: “Molte volte dico che il Cristianesimo non è un insieme di idee, di verità, di ragionamenti: il Cristianesimo è una Persona. La vita cristiana non è un insieme di norme morali ma è un rapporto con questa Persona, che è Cristo Gesù. Cristo che è vivo: “Perché cercate tra i morti Colui che è vivo?” (Lc 24,5). Gesù è risorto e non muore più, per quaranta giorni e con molte prove apparve ad essi vivo, vivo! Tutta l'esistenza cristiana è un rapporto con Lui vivo, col Signore”.

Evidentemente per don Benzi la giovane Sandra era stata una testimonianza di cristianesimo vissuto a questo modo, con questa consapevolezza.

Con Sandra Sabattini siamo davvero di fronte alla santità della porta accanto. La sua biografia è scarna non solo perché è morta a 23 anni ma perché in quella breve esistenza non ha compiuto nulla di straordinario, secondo l’accezione comune e mondana di questo aggettivo. Ha invece vissuto l’ordinario secondo il grande ideale della fede.

Sandra nasce a Riccione il 19 agosto 1961 in una famiglia (i genitori Giuseppe e Agnese, il fratello Raffaele) che fin da piccola la educa al cristianesimo e che abita nella canonica dello zio sacerdote, don Giuseppe Bonini, per molti anni parroco di San Girolamo a Marina Centro di Rimini.

Dall’età di dieci anni comincia a scrivere un diario dove annota riflessioni e pensieri spirituali di insolita profondità. Fra i dodici e i tredici anni incontra don Benzi e la “Papa Giovanni” e rimane affascinata dall’incontro simpatico con Cristo che  il sacerdote propone ai pre-adolescenti; due anni dopo  già partecipa ad una vacanza sulle Dolomiti con disabili gravi, dalla quale ritorna confidando ai genitori: “Ci siamo spezzati le ossa, ma quella è gente che io non abbandonerò mai”.

Sandra si iscrive al liceo scientifico e continua a frequentare la comunità, dedicando il proprio tempo libero ai più poveri e svantaggiati, secondo il carisma della Papa Giovanni. La scelta dell’università, facoltà di medicina, è in linea con la vocazione che sente germogliare: vuole essere medico, e andare missionaria in Africa. Un progetto che coltiva insieme a Guido, un ragazzo più grande di lei, prima amico e poi fidanzato.

Sandra, una fidanzata santa? Don Oreste Benzi ne era profondamente convinto, ed è una delle ragioni per cui desiderava vederla sugli altari. Dopo mamme, spose e vergini sante, ecco una ragazza che ha vissuto l’eroicità delle virtù cristiane nel suo stato di fidanzata. Una bella sfida per i nostri tempi. “Oggi c’è un’inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi”, scrive un giorno nel suo diario.

Negli scritti di Sandra è possibile trovare riflessioni che indicano con quale consapevolezza vivesse i suoi giorni: “Non è mia questa vita che sta evolvendosi ritmata da un regolare respiro che non è mio, allietata da una serena giornata che non è mia. Non c’è nulla a questo mondo che sia tuo, Sandra, renditene conto; è tutto un dono sul quale il Donatore può intervenire quando e come vuole; abbi cura del regalo fattoti, rendilo più bello e pieno per quando sarà l’ora”.

L’ora arriva: a fine aprile del 1984 a Igea Marina c’è una tre giorni della Comunità. Sandra vi partecipa e il 29 aprile, appena scesa dalla sua automobile, in attesa di attraversare la strada, viene investita da una vettura proveniente in senso contrario. Sandra viene colpita mortalmen­te alla testa; trasportata all'Ospedale Bellaria di Bologna, muore senza riprendere conoscenza il 2 maggio 1984 all’età di 23 anni.

Nell’omelia del funerale don Oreste afferma: “Il Signore aveva condotto Sandra per mano attraverso quegli incontri misteriosi che noi non comprendiamo, di cui non ci accorgiamo; aveva condotto Sandra tenendola per mano a conformare la sua vita a Cristo Gesù che è venuto in mezzo a noi e non ha voluto tenere per sé dei privilegi, ma ha voluto essere in tutto e per tutto uguale a noi, perché ci amava”.

Don Benzi è il primo a muoversi per mantenere viva la memoria della testimonianza di Sandra. È lui che pubblica il suo diario, è lui che spinge per l’apertura del processo di beatificazione. Si è già chiusa la fase diocesana, a Roma è già stata segnalata anche una guarigione inspiegabile attribuita alla sua intercessione.

Nel 2009, a 25 anni dalla sua morte, si pensa di traslare i suoi resti in chiesa, ma quando nel cimitero di Sant’Andrea in Casale viene tolta la terra che copre la bara, di Sandra non c’è più nulla, neppure un osso. Il suo corpo evidentemente si è completamente mineralizzato. I suoi resti dovevano essere trasportati nel sarcofago realizzato nella chiesa di San Girolamo. Il sarcofago è rimasto, è tenuto aperto, si vede solo qualche pezzo del legno della bara. Ed è stata messa una ciotola con la terra della sua tomba, con sopra una croce pure ricavata dai resti della cassa. Il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi, ha commentato: “il chicco di grano che ha il volto e il nome di Sandra è caduto talmente in terra da sciogliersi completamente, da farsi terra”. Quel sarcofago vuoto, che immediatamente ricorda quello di Gesù, è stato giustamente definito un monumento alla Resurrezione.


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