Candidato centrodestra: Barboni ancora resiste, ma le pressioni su di lui sono forti
Senatore Barboni, allora è lei il salvatore del centrodestra a Rimini? "E chi l'ha detto?". Ma non è forse vero che dopo aver detto tanti no, finalmente ha dato la sua disponibilità a candidarsi a sindaco di Rimini? "Ma no, è l'onorevole Morrone che sta telefonando a destra e a manca perchè facciano pressioni su di me. Ma io ho intenzione di continuare a fare il medico, non il sindaco".
Il no di Antonio Barboni è un no secco, ma nello stesso tempo consapevole delle enormi pressioni che sta ricevendo dagli esponenti nazionali del suo partito, Forza Italia. Il punto è capire se il senatore riuscirà ancora a resistere o se invece, obtorto collo, dovrà immolarsi alla causa. Al telefono sostiene ancora convinto la parte del diniego, sottolineando però che le pressioni sono forti.
L'eventuale discesa in campo di Barboni avrebbe l'effetto di chiudere in modo onorevole la stagione, poco esaltante, della ricerca del candidato sindaco da parte dei partiti di centrodestra. Avrebbe l'effetto di togliere le castagne dal fuoco a Morrone, che non a caso si sta adopenrando per la sua candidatura: riuscirebbe a tenere unita la Lega, oggi divisa fra fans di Enzo Ceccarelli e fans di Alessandro Ravaglioli. Inoltre tutti ricordano il famoso sondaggio di un mese fa che lo dava vincente adddirittura al primo turno.
Barboni, è proprio un no? "Io dico no, poi...".
Bologna Fiere con un buco da 46,5 milioni: novità pesante per la fusione con Ieg
Il gruppo Bologna Fiere chiude il proprio bilancio 2020 con un buco di 46,52 milioni e di 32,3 per la capogruppo. Nello scorso anno si sono registrati 126,4 milioni di ricavi in meno, pari ad un calo del 75 per cento rispetto al precedente esercizio. La ragione di tale risultato disastroso è evidenziata dal titolo del paragrafo in cui si trattano questi dati: “Emergenza sanitaria COVID-19 e continuità aziendale”.
L’emergenza da Coronavirus ha colpito in modo particolare il mondo fieristico, il primo a chiudere e l’ultimo a riaprire. Nella relazione al bilancio è sottolineato il venir meno della maggior parte della manifestazioni, e quindi dei ricavi, a cui non ha potuto corrispondere un corrispondente taglio dei costi.
Per quanto riguarda il 2021, "visto il protrarsi della pandemia e delle relative misure restrittive durante il primo semestre 2021, e considerato che gli impatti negativi sulla performance del periodo possono essere solo parzialmente compensati dalla riprogrammazione del calendario fieristico, la capogruppo – si legge sempre nella relazione – ha avviato interlocuzioni con gli istituti di credito per ridefinire le condizioni finanziarie dei finanziamenti per l'esercizio 2021". In ogni caso, scrivono gli amministratori, "le proiezioni dei flussi finanziari di cassa per i prossimi 12 mesi confermano la disponibilità attuale e prospettica di risorse adeguate per consentire di mantenere in equilibrio la situazione finanziaria dell'esercizio 2021 e nel primo semestre del 2022". Quindi la società resta in piedi e continua l’attività, Covid permettendo. Tuttavia, prima di queste fiduciose considerazioni, si può leggere un inciso che al contrario è poco rassicurante: “Pur in presenza di significative incertezze che pongono dubbi sulla continuità aziendale legate in particolare al protrarsi della pandemia, che hanno e che potranno ancora impattare le performance della società e del Gruppo….”.
Le notizie provenienti dal capoluogo regionale sul bilancio di Bologna Fiere hanno messo a rumore i palazzi riminesi, in particolare i soci pubblici di Ieg, Comune, Provincia, Camera di Commercio, che giusto due mesi fa erano intervenuti con una nota polemica per evidenziare che le difficoltà per il matrimonio fra Bologna Fiere e Ieg non venivano da problemi di governance (ovvero la distribuzione delle poltrone) ma dall’analisi dei bilanci. “Il tema – affermava la nota - non è il campanilismo, l'adombrare mire sulla governance. Una classe dirigente, per dirsi tale, discute e parla per atti, documenti, bilanci approvati (e IEG li ha) e non avanzando ipotesi riesumate dal peggio del peggio del 'poltronificio' politico. Non si dice da una parte 'la fusione delle fiere è un grande obiettivo' e dall'altro si fa di tutto per ostacolarlo.”
I dati di bilancio di Bologna Fiere, ora diventati pubblici, sembrano confermare le valutazioni dei soci pubblici di Ieg. Peraltro la società presieduta da Lorenzo Cagnoni ha pure chiuso il 2020 in rosso (il Covid c’è stato anche a Rimini), ma con una perdita nettamente inferiore: 12,7 milioni di euro.
Ora ogni dibattito è congelato in vista delle elezioni amministrative di ottobre, che coinvolgono sia Bologna che Rimini. Forse se ne parlerà in campagna elettorale, ma le decisioni sono rimandate a dopo il voto.
Agli atti c’è la dichiarazione diffusa da Ieg circa un mese fa in cui la società “riafferma l’assoluta validità industriale del progetto strategico di aggregazione delle due fiere e continuerà a valutare la fattibilità del percorso di integrazione successivamente all’insediamento dei nuovi Consigli dei Comuni di Rimini e Bologna, rispettivamente tra gli azionisti di riferimento di Ieg e Bologna Fiere”.
Salvini non incorona Ceccarelli (decideranno i riminesi) e chiede l'unità della Lega
L’auspicato o temuto, a seconda dei punti di osservazione, endorsement di Matteo Salvini in favore di Enzo Ceccarelli quale candidato a sindaco della Lega e del centrodestra non c’è stato. Anzi, nel breve comizio sotto il sole davanti a due-trecento persone, non ha nemmeno fatto un cenno alle elezioni amministrative a Rimini, limitandosi a toccare i temi attuali della sua propaganda: giustizia, green pass, vaccini, ddl Zan. Ai giornalisti ha però detto che “sul candidato io non vengo a imporre niente dall'alto, sceglieranno i riminesi per Rimini”, aggiungendo che “La partita si chiuderà con il centrodestra unito per mandare a casa una sinistra che ne ha sbagliate troppe a Rimini e non solo a Rimini”. Qui c’è Ceccarelli, gli si fa notare. Risposta: “Ci sono tante persone valide”.
Questo all’Arco d’Augusto, appena arrivato a Rimini. In piazza Tre Martiri è stato risollecitato sul tema: “Il centrosinistra continua a dividere e a litigare, noi lavoriamo per unire. Non fatemi dare giudizi sui singoli candidati perché siamo un movimento autonomista e quindi per Rimini non sceglie uno che viene da Milano ma scelgono i riminesi. Ho chiesto ai miei di andare uniti. Mentre la sinistra è divisa , uniti si vince ma questo a Roma, a Milano, a Bologna a Torino, a Napoli e a Rimini”. Par di capire che Salvini vuole innanzitutto un candidato che non spacchi la Lega, come è il caso di Ceccarelli, osteggiato da metà del gruppo consigliare, dal consigliere regionale Matteo Montevecchi e da altri esponenti. Stando alle dichiarazioni del leader della Lega, si potrebbe valutare che le quotazioni di Ceccarelli siano in forte discesa. Ma la situazione è talmente incartato che è ardua qualsiasi previsione.
A Salvini è stato chiesto se il centrodestra teme un candidato come Jamil Sadegholvaad. “Noi – ha risposto – non abbiamo mai paura degli altri, noi porteremo ai riminesi le nostre idee , la nostra voglia di cambiamento. Qua c'è da settant’anni la stessa gestione e lo stesso colore politico quindi non giudico persone che non conosco, non fatemi giudicare una persona che non conosco. Ho l'ambizione di presentare una squadra più forte, più coesa, più compatta”.
Salvini, in bermuda e maglietta blu, è arrivato quasi puntuale, proveniente da Pesaro. Piazza Tre Martiri era occupata fin dalla prima mattinata dal centrodestra che marcia diviso. A sinistra, il banchetto di Noi amiamo Rimini, la lista civica di Lucio Paesani, che ora sostiene Ceccarelli. A destra, la postazione di Fratelli d’Italia con i consiglieri comunali Filippo Zilli e Carlo Rufo Spina. Quindi il banchetto di Forza Italia, dove c’erano il coordinatore Roberto Maggioli e il senatore Antonio Barboni. Ed infine l’ampia postazione della Lega, con bandiere al vento, le persone in coda per firmare i referendum sulla giustizia e le casse che ad alto volume trasmettono un revival di musica pop. Nell’attesa di Salvini, un lungo conciliabolo fra Barboni, Alessandro Ravaglioli, Montevecchi, Maggioli e qualcun altro. Forza Italia è risoluta a non far passare Ceccarelli. “Se Salvini lo indica, vorrà dire che noi andremo da soli”, sibila Barboni.
Prima di dare la parola al proprio capo, il segretario romagnolo Jacopo Morrone informa che "stiamo costruendo una coalizione e già hanno aderito i civici Paesani e Frisoni”. Poi spara a raffica qualche slogan sulla Rimini che va liberata da settant’anni di dominio della sinistra.
Salvini, invece, al comizio esordisce con la notizia del giorno: “Ieri mi sono vaccinato, è stata una mia libera scelta, ma nessuno deve essere obbligato a farlo”. Rimini è una capitale die no vax, la strizzata d’occhio non poteva mancare. Sostiene che a settembre tutti dovranno tornare a scuola in presenza, senza se e senza ma, nessuno escluso. Ci batteremo per questo, assolutamente”. Ribadisce la sua contrarietà al green pass, perché in questo modo si rovina l’estate a trenta milioni di italiani. Poi parlando con i giornalisti precisa: “Non puoi trasformare baristi e balneari, pizzaioli e albergatori in poliziotti, carabinieri o finanzieri, quindi abbiamo chiesto a Draghi come pensa di applicarlo. Facciamo che il 7 agosto mio figlio venga a Riccione, ha 18 anni, non ha il Green Pass perché non ha manco la prima dose, se gli va bene la farà in autunno e se non vuole farla è giusto che non la faccia. Come fa ad andare a mangiare la pizza? O nei parchi o all'Aquafan. All'Aquafan, stando a questa regola, può entrarci mio padre che ha 80 anni ma non mio figlio che ha 18 anni, mi sembra che ci sia qualcuno, dalle parti di Speranza e dintorni, che non ama i giovani e che persegue i giovani e le imprese legate ai giovani. Dal nostro punto di vista, è incomprensibile e inaccettabile”.
Si sofferma anche sul ddl Zan. Il pubblico ascolta in silenzio quando sostiene che ciascuno ha il diritto di amare chi vuole, applaude invece quando attacca la legge che vuole insegnare la teoria gender a bambini di sei anni.
Non è mancato un passaggio sull’episodio di Voghera: "Se quel signore che purtroppo è morto fosse stato espulso dopo i reati che aveva commesso, come avrebbe dovuto essere espulso, oggi piangeremmo una vittima di meno".
Il tempo per fare un po’ di vittimismo sui processi a cui è costretto per le sue decisioni sull’immigrazione di quand’era al Viminale, e Matteo Salvini si mette a disposizione del pubblico per il rito dei selfie. Decine e decine di persone in fila sotto il sole per uno scatto. Anche un bambino di sette-otto anni vuole la foto con il Capitano.
Il centrodestra appeso alle decisioni di Salvini. Centrosinistra: niente alleanza con i 5 Stelle
Succederà come a Bologna? Lunedì Matteo Salvini è arrivato nel capoluogo regionale ed ha incoronato, motu proprio, l’imprenditore Fabio Battistini come candidato del centrodestra. Agli altri partiti della coalizione, uno dopo l’altro, non è rimasto altro che accodarsi in nome dell’unità del centrodestra. Sabato mattina Salvini sarà in piazza Tre Martiri a Rimini, ufficialmente per sostenere la campagna referendaria sulla giustizia. Nella stessa piazza, poco distante, ci sarà anche un banchetto di Fratelli d’Italia con la presenza dei consiglieri comunali Zilli, Renzi, Spina, Marcello. I seguaci della Meloni hanno voluto cogliere l’occasione della presenza di Salvini per iniziare al loro campagna elettorale, anche se ancora non sanno in favore chi. Se Salvini dovesse forzare la mano come a Bologna, indicando l’ex sindaco di Bellaria Enzo Ceccarelli come candidato, lo farà davanti agli alleati ignari e stupiti, almeno ufficialmente. Sarebbe una scena tutta da vedere, con l’imbarazzo che si taglierà a fette.
Se invece Salvini non indicherà nessuno, significa che ancora i potenziali candidati di cui si è parlato in queste ultime settimane, sia civici (Enzo Ceccarelli, Gianni Indino e Giuseppina Morolli) che politici (Alessandro Ravaglioli, Nicola Marcello, Gioenzo Renzi) sono ancora tutti in ballo. Ma questa è un’ipotesi che sfianca il morale di militanti, elettori e sostenitori del centrodestra: è mai possibile che il 24 luglio le candidature non siano definite considerato che forse si vota a fine settembre? Ma forse l’idea di Salvini è proprio quella di acquisire il consenso degli alleati per sfinimento. Ormai tutti hanno voglia di chiudere la partita e di cominciare a battere il territorio in cerca di voti.
Il Pd era incartato in una “guerra civile” interna che si trascinava da mesi; dopo averla risolta ha dovuto registrare la defezione dell’ex vicesindaco Gloria Lisi che ha deciso di correre da sola, e il centrodestra, che avrebbe potuto godere di un vantaggio temporale, invece ancora è incartato sulla candidatura a sindaco. Uno scenario da chiudere al più presto.
Va comunque aggiunto che dopo la composizione della “guerra civile” nel Pd con il ticket Sadegholvaad-Bellini sul campo del centrosinistra è piombato un silenzio che si presta a molteplici letture. Annunciando la propria candidatura, Sadelghovaad disse che avrebbe subito incontrato la coalizione per condividere il programma e partire con la campagna elettorale. È trascorso quasi un mese e solo oggi, per voce del segretario provinciale del Pd Filippo Sacchetti, si ha notizia che il tavolo della coalizione torna a riunirsi domani per varare “un programma di grande rilancio socioeconomico”. È immaginabile che questo mese sia statio necessario per armonizzarlo con l’accordo interno al Pd, specialmente con i paletti anti-continuità rispetto a Gnassi inseriti dalla componente Melucci-Bellini. Inoltre, la defezione della Lisi ha costretto il candidato e il suo staff a cercare nuove forze e personalità cattoliche da inserire nel listone civico pro Sadegholvaad. Inoltre, non è ancora chiaro come si presenteranno i partitini centristi (PiùEuropa, Azione, Italia Viva, Volt): faranno una lista unica? Fatto è che, dopo un mese, la macchina elettorale del centrosinistra ancora non è partita. “Presto ci sarà una grande iniziativa pubblica”, annuncia Sacchetti. Il segretario del Pd dà anche una notizia ancor più importate: “La coalizione , formata da forze politiche e movimenti civici uniti dall’amore per Rimini e dalla voglia di rilanciare l’economia, il lavoro, la partecipazione dopo la pandemia, non comprende oggi il Movimento 5 Stelle. Pur non essendo mancati i contatti nelle ultime settimane e negli ultimi giorni, come normale anche a livello locale dopo anni di governo congiunto del Paese, non sono infatti maturate in questa fase le condizioni per un dialogo costruttivo che possa sfociare in un’alleanza elettorale”.
Intanto Gloria Lisi sta lavorando alla costruzione della sua lista e della sua candidatura a sindaco. Negli ambienti politici del centrosinistra e fra gli addetti ai lavori circola la voce circa presunti incontri di Lisi con esponenti del centrodestra. Secondo queste voci, qualora il centrodestra esprimesse un candidato a sindaco moderato, tipo Ceccarelli o Marcello, Lisi sarebbe disponibile a confluire in caso di ballottaggio. Sui social è rimbalzata un’altra voce, attribuita ad ambienti del centrodestra. Ceccarelli, se dovesse sfumare la candidatura con la Lega, correrebbe comunque come candidato sindaco con Paesani e con altre liste civiche, fra le quali potrebbe esserci anche quella della Lisi. Due indiscrezioni clamorose che smentirebbero quanto dichiarato da Lisi in conferenza stampa, e cioè la volontà di restare nel campo del centrosinistra. Dagli ambienti vicini all’ex vice sindaco, esce solo questa considerazione: “Molte persone stanno chiedendo in questi giorni di incontrare Gloria Lisi. Sono persone che hanno compiuto percorsi politici diversi, la maggioranza nell’ambito del centrosinistra, qualcuna anche nell’ambito del centrodestra. Noi ascoltiamo e ci confrontiamo”.
L'alleanza a sorpresa: per Paesani scelta tattica, Morrone si gioca tutto
“Abbiamo tempo fino al 31 agosto per correre da soli”, ha scritto Lucio Paesani sul proprio profilo Facebook in risposta alle critiche ricevute sulla decisione di far quadrato con la Lega di Jacopo Morrone nel sostenere la candidatura dell’ex sindaco di Bellaria Enzo Ceccarelli.
Insomma Paesani fa capire che per lui il nuovo posizionamento è assolutamente provvisorio e potrebbe di nuovo cambiare se da Roma, a cui spetta l’ultima parola, dovessero arrivare decisioni sgradite.
A BuongiornoRimini l’imprenditore ha spiegato così la sua mossa: “Ho creato un grande e vero movimento di rappresentanza civica, sociale, interclassista e comunitaria. Quando ho compreso che per me avevano disegnato l’oblio di un angolino in consiglio comunale ho fatto ciò che non spettava a me, ho preso un’iniziativa politica che ha costretto tutti a prendere una posizione chiara e senza tatticismi di bassa lega. Chi vuole essere alternativo alla sinistra da civico vero deve costruire il dialogo con una forza politica vera. La Lega ha dimostrarlo di volerlo essere, ed io che ritengo che il tempo sia denaro, non potevo attendere il chiarimento interno alla Lega. Non ho scelto tra due candidati della Lega... Ho scelto l'unico ufficialmente e legittimamente espresso. Ora vediamo chi vuol correre e chi gioca”.
Ciò che Paesani non spiega è perché ci sono voluti sei mesi di campagna elettorale solitaria per capire che ai civici serve il rapporto con una forza politica vera. In ogni caso ciò che Paesani rivendica per sé, la volontà di accelerare le decisioni, è assolutamente speculare a ciò che invece si gioca in questa partita Jacopo Morrone. Detta in modo brutale ma chiaro: la candidatura di Enzo Ceccarelli (proposta da uno di Forlì su suggerimento di una di Riccione, secondo il Paesani prima maniera) è stato l’estremo tentativo del segretario romagnolo della Lega di uscire dall’incartamento in cui si era infilato. Sei mesi di ricerca di un candidato civico avevano prodotto solo rifiuti, gli alleati erano più che innervositi e lui per uscire dall’angolo ha buttato sul tavolo il nome di Ceccrelli, presentandolo come civico nonostante abbia più di un decennio di impegno politico alle spalle. Morrone, che certamente è ben informato, sa che al tavolo romano la candidatura di Alessandro Ravaglioli potrebbe avere più di una chance, ed allora ha cercato di mettere gli alleati di fronte al fatto compiuto. Usando un argomento molto sensibile: con gli altri candidati c’era il rischio che Paesani corresse da solo vanificando le possibilità di vittoria del centrodestra, sono riuscito a portarlo nel nostro campo, adesso spetta a voi cari alleati mettere l’ultimo sigillo. Con questa mossa Morrone ha messo in gioco il suo futuro politico di segretario della Lega. Se da Roma verrà un sì a Ceccarelli potrà cantare vittoria, ma dovessse arrivare un no, se la sua azione fosse sconfessata, potrebbe immediatamente partire per una lunga vacanza.
Appunto, le decisioni si prendono a Roma. E ciò spiega che a livello locale non ci siano state significative reazioni alla novità partorite nella notte fra venerdì e sabato da Morrone e Paesani. Il senatore Antonio Barboni di Forza Italia, si è limitato a dire che il signor Paesani non può dettare le condizioni al tavolo romano, dove a questo punto le candidature civiche restano due, quella di Gianni Indino e di Giuseppina Morolli. Nessuna reazione da Fratelli d’Italia.
Ora i rumors dicono che la decisione di Roma verrà presa a metà settimana, se verrà presa. Se le elezioni verranno anticipate a fine settembre, fra breve tempo sarà il momento di raccogliere le firme e presentare le liste. E il centrodestra non ha ancora l’ombra di un candidato.
Gloria Lisi si candida a sindaco e fa la democristiana: una lista cattolica e centrista
Gloria Lisi, per dieci anni vice sindaco di Andrea Gnassi, rivendica libertà e autonomia e scende in campo da candidato sindaco con una propria lista. Annuncia che il suo progetto politico vuole dare espressione al cattolicesimo politico e alla cooperazione sociale; arriva a definire il soggetto politico che intende costruire con il desueto termine di “centrista” e in quanto tale aperto al dialogo con tutti (“se qualche persona di centrodestra si riconosce nelle nostre proposte sarà ben accolta”). Respinge l’accusa di dividere il fronte di centrosinistra, dice di voler offrire “un’opportunità in più” agli elettori che non hanno digerito l’accordo nel Pd imposto da Roma. Respinge anche di essere mossa da spirito di rivalsa e da risentimento, al contrario la sua scelta “è in linea con miei valori e coerente alla mia identità”. È abile nel non rispondere direttamente alla domanda se al ballottaggio dirà di votare per Jamil Sadegholvaad: “E’ prematuro esprimersi su una questione che dipende dalla volontà dei cittadini. Vediamo come accoglieranno la nostra proposta politica e poi decideremo”. Annuncia che non si dimetterà dalla giunta dove siede con Jamil: “Sono solita portare a termine i miei incarichi. Lega e Pd sono insieme al governo e non per questo si alleano alle amministrative. Non mi pare che poi Jamil si sia dimesso…” . Rispondendo ad una domanda, ha spiegato che non giocherà la carta del genere (una donna a Palazzo Garampi) perché “tutti i risultati nella mia vita li ho ottenuti grazie alla competenza”.
Gloria Lisi, elegante in un completo a strisce bianche e azzurre, si è quindi lanciata in una nuova avventura politica. E per marcare il concetto ha portato i giornalisti su una barca a vela, Silvica (“E’ stata costruita a Cervia nel 1968, l’anno della rivoluzione”, sottolinea mentre annuncia la propria, di rivoluzione) che ha preso il largo mentre lei leggeva le cinque fitte cartelle in cui descrive le ragioni della sua decisione che riscrive la geografia politica locale in vista del voto. Tanto che un centrodestra eventualmente diviso (con Paesani che corresse da solo) dovrebbe temere di meno una vittoria al primo turno del centrosinistra.
“Vi ho portati su questa barca perché volevo trasmettervi, per qualche momento, una sensazione di Libertà, come solo il mare sa darci. Ecco è quella stessa libertà che vogliamo accompagni un nuovo coinvolgimento, la partecipazione anche di chi ha sempre visto la politica come una cosa da tener lontana dai propri interessi. Sentirsi liberi dai legami ideologici o di equilibri interni di partito. Liberi di scegliere. Autonomia, perché il mare ci apre all’infinito, al desiderio di saper guardare oltre con occhi diversi!”.
Il punto di partenza è l’accordo interno al Pd con il tandem Sadegholvaad-Bellini da cui si è sentita tagliata fuori. “La decisione con cui il Pd ha risolto il suo conflitto interno scegliendo di non scegliere e rifugiandosi in una soluzione di compromesso mi ha creato a dir poco imbarazzo”. Secondo Lisi, “la soluzione adottata è una soluzione che svilisce il contributo ideale e fattivo che un’area fondamentale del tessuto sociale, economico e culturale della città, come quella rappresentata dai movimenti cattolici e civici, ha sempre assicurato al centro-sinistra”.
Il dibattito continuità/discontinuità è sfociato in “una sorta di soluzione gattopardesca che fa apparire immutabile ciò che fino ad oggi è stato”.
Non rinnega il recente passato. “Il decennale Governo di Andrea Gnassi ha fatto, ha inciso positivamente sulla vita della città. Abbiamo insieme raggiunto obiettivi importanti, abbiamo reso questa città migliore, abbiamo risolto problemi e dato soluzioni alle esigenze di larga parte della cittadinanza. Ma a guardarsi indietro sembra che tutto sia successo un secolo fa. In meno di due anni, è tutto cambiato, gli scenari che ci troviamo di fronte si sono talmente modificati che facciamo fatica a coglierne orizzonti e frontiere. La città e con essa la nostra gente si è aperta a nuovi paradigmi, a nuovi linguaggi, a nuove esigenze, a nuovi bisogni! A cui occorre dare nuove risposte”.
Adesso si apre il cantiere del nuovo soggetto politico. Ancora una volta ribadisce che la proposta “avrà una propria centralità in quell’area del cattolicesimo politico e della cooperazione sociale che sento più a me vicine. Una proposta che voglio sia capace di prendere il meglio da tutte le altre aree politiche, disposta a costruire maggiore dialogo e fiducia fra di esse, pronta a lavorare sui punti di incontro affinché essi si realizzino in un programma di cose da fare, preciso e attuabile rapidamente”.
“Sono stata leale ed affidabile nel lungo percorso politico a fianco di questo sindaco, sempre disponibile a ricercare la risposta giusta ai tanti problemi dei nostri concittadini, avevo dato la mia disponibilità a costruire insieme al PD una nuova stagione di governo possibile, non rinnego nulla, ma la mia disponibilità è stata confusa con l’irrilevanza, quasi fosse essa un atto dovuto. Non si è ritenuto rilevante il ruolo e l’impegno che interi settori della cooperazione sociale, del protagonismo civico hanno svolto in questa città. Come fossero solo territori di conquista e di appannaggio. Nel momento in cui tutto questo mi è apparso chiaro, ho capito che a Rimini c’è bisogno di dare un segnale forte e chiaro di presenza e di protagonismo. Rimettere le persone al centro della politica”.
Lisi risponde anche alle accuse che stanno per arrivare dal centrosinistra. “Non ho mai chiesto garanzie. Non è nel mio stile. Ho preso atto delle decisioni che sono state assunte. Se avessi voluto ottenere qualcosa, molto probabilmente l’avrei fatto quando mi si riconosceva un peso politico e numerico infinitamente maggiore di quello che ho in questo momento. Non l’ho fatto. Ho aspettato che si chiudesse il lungo travaglio del PD: ho maturato la mia riflessione con calma e confrontandomi con più persone, amici, esterni alla politica”.
Quindi da oggi “lavorerò alla ricerca di una nuova aggregazione politica e sociale che raccolga il contributo pragmatico e concreto dei nostri imprenditori, degli operatori del turismo e del commercio, della solidarietà sociale, della nostra sanità territoriale, dei nostri tantissimi appassionati sportivi. Partecipazione e coinvolgimento saranno un valore e un significato fondamentali. In questi anni ho avuto l’opportunità di lavorare con tante persone anche molto diverse fra di loro, e tutti sanno che la mia modalità è il lavoro di squadra, il lavorare in team, sapendo valorizzare le capacità di ognuno”.
Ad un’ora di distanza dalla conferenza stampa velica, a terra, Rimini Attiva, la lista civica fondata da Gloria Lisi nel 2016 per sostenere Gnassi, annuncia la sua chiusura. Una sorta di divorzio consensuale, visto che Kristian Gianfreda sarà nella civica a sostegno di Sadegholvaad, e Lisi costruirà il suo nuovo progetto politico. A terra, sul molo, ad aspettare Lisi dopo la conferenza stampa, c’era una trentina di fans che l’hanno accolta con fragorosi applausi. La campagna elettorale è cominciata.
Bonaccini e Corsini: riaprire le discoteche a chi ha il green pass
“Non dobbiamo più tornare a richiudere ciò che oggi è aperto, e cioè la gran parte di attività e servizi. Né dobbiamo dimenticare ciò che successo la scorsa estate, seguita poi dalla seconda e dalla terza ondata della pandemia. Adesso abbiamo i vaccini e una campagna di somministrazioni in pieno svolgimento da completare, ma la variante Delta non ci deve fare abbassare la guardia. In tale contesto, rispetto alla riapertura o meno delle discoteche, bisogna prendere atto che al di fuori dei locali, ora chiusi, si balla ovunque, in maniera non regolata e con assembramenti molto pericolosi. Meglio quindi farlo in maniera controllata: per questo chiediamo di aprire le discoteche permettendo l’accesso ai soli possessori di green pass e nel rispetto di protocolli condivisi. Insistendo insieme sulla necessità per tutti di vaccinarsi, la sola vera arma per fermare definitivamente il contagio”.
Così il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, e l’assessore regionale al Turismo e commercio, Andrea Corsini.
Giovedì Gloria Lisi annuncia le sue decisioni sulle elezioni
"I recenti sviluppi della politica riminese hanno aperto nuovi scenari che hanno coinvolto Gloria Lisi in prima persona.
Dopo una breve fase di riflessione Gloria intende proporre alla stampa una sua lettura ed una sua interpretazione".
Così si legge nel comunicato stampa con cui viene convocata per giovedì una conferenza stampa del vice sindaco Gloria Lisi. Non è un mistero - ne abbiamo parlato qui - che allla vice sindaco non sia piaciuto l'accordo interno al Pd che ha consacrato la candidatura di Jamil Sadgholvaad, in tandem però con Chiara Bellini, espressione dell'area di Emma Petitti. L'ipotesi è che Lisi possa scendere in campo, in concorrenza con Jamil. Il comunicato della conferenza stampa nin dice nulla in proposito ma sarebe strano che sia stata convocato un incontro con al stampa solo per fare delle considerazioni.Vedremo.
Venerdì16 luglio sarà ricordata la miracolosa Mater Salvatoris
Venerdì 16 luglio verrà ricordato, per iniziativa della Confraternita di San Girolamo, il prodigio del movimento degli occhi della nota immagine della Mater Salvatoris , conservata presso l’Oratorio di San Giovannino (Via Dante, 18), con una Messa celebrata alle ore 18,30 da don Gioacchino Vaccarini della Comunità di Monte Tauro.
Pochi sanno che il medesimo prodigio si è manifestato sempre a Rimini il 27 luglio 1796 anche a casa di Giuseppe Parri dove una immagine di Maria, anch’essa in aspettazione del parto, mosse gli occhi. Solo dieci 10 giorni dopo. L’effigie venne portata a Santa Colomba (allora Cattedrale) e poi successivamente nel tempo in San Francesco (Tempio Malatestiano) dove venne purtroppo distrutta nel bombardamento del 1944.
La Mater Salvatoris è una Madonna in aspettazione del parto eseguita dal pittore riminese Giovan Battista Costa nel 1730, la quale nel 1796 ha compiuto il prodigio del movimento degli occhi; tale evento miracoloso è uno dei fatti che ha segnato la fede del popolo riminese, avvenuto in un periodo storico difficile per la Chiesa oppressa dalla dominazione giacobina, ed ha sorretto una forte resistenza culturale e religiosa all’invasione napoleonica, che va sotto il nome di “insorgenza”, misconosciuta ancora oggi dalla storiografia ufficiale.
Questi fenomeni riminesi fanno parte di una impressionante ondata di prodigi segnalati nell’Italia invasa dalle truppe di Napoleone Bonaparte. Nel 1796 più di 120 immagini, in gran parte mariane, si “animarono”: alcune mossero gli occhi, altre mutarono addirittura colore, altre ancora modificarono la loro espressione.
Il pittore Giuseppe Soleri Brancaleoni dipinse una copia di questo piccolo quadro della Confraternita su richiesta di sua sorella Chiara, monaca di clausura del convento riminese degli Angeli (ora Chiesa di S. Chiara), che per la regola di vita claustrale non aveva potuto recarsi sul posto a venerare l’immagine. Anche questa copia venerata come Mater Misericordiae, fece il prodigio del movimento degli occhi e della lacrimazione nel 1850, ed ora è venerata nel Santuario di Santa Chiara.
Il Meeting torna in presenza alla Fiera ed apre con il presidente Mattarella
Il Meeting di Rimini torna in presenza. Un ulteriore segnale di quella ripartenza su cui tutto il Paese è impegnato. E nella giornata inaugurale, venerdì 20 agosto, ci sarà anche il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, al Meeting per la seconda volta, dopo la partecipazione del 2016 in occasione del settantesimo anniversario della Repubblica. Un avvio importante anche quello del 2021, dopo che nella special edition del 2020 l’ospite d’onore della giornata inaugurale era stato Mario Draghi, oggi insediato a palazzo Chigi. Si può dire che il Meeting era stato un’anteprima della stagione politica che stiamo tuttora vivendo. Chissà se anche questo del 2021 regalerà a visitatori e protagonisti qualche anticipazione di futuro…
Il Meeting torna nei padiglioni della Fiera per invitare a riflettere e a confrontarsi su “il coraggio di dire io”, come recita il titolo preso da una citazione del filosofo danese Soren Kierkegaard. «Avere "il coraggio di dire io" – ha spiegato oggi il presidente della Fondazione Meeting Bernard Scholz nella presentazione tenuta all’ambasciata d’Italia presso la Santa Sede - significa un'assunzione di responsabilità, un impegno creativo e una cura del dialogo anche in momenti difficili e drammatici. Questo coraggio che rimane fedele al proprio desiderio di bene per sé e per tutti è il vero antidoto all'individualismo e al collettivismo. Si tratta di riscoprire il legame originale fra l'"io" e il "noi"». Durate il raduno l’approfondimento del tema sarà affidato a Javier Prades, rettore dell’università san Damaso di Madrid, un intellettuale di profondo spessore.
Per il resto il Meeting snocciolerà i suoi contenuti secondo vari percorsi. Molto spazio sarà dato, come da tradizione, ai temi economici e sociali del momento. «Spero che il Meeting – ha osservato Scholz - possa contribuire a una ripresa che mette al centro il futuro delle giovani generazioni. Discuteremo da più angolazioni sul Recovery Fund, che non a caso si chiama più propriamente Next Generation EU, e soprattutto proporremo vari incontri incentrati sull'educazione, la formazione e il mondo del lavoro».
Grande spazio, in riferimento anche al periodo di pandemia che stiamo vivendo, ai tempi medici e scientifici. Ci sarà un incontro con protagonisti del vaccino anti Covid, una riflessione sull’uso dell’intelligenza artificiale nella medicina, un confronto sui sistemi sanitari nel mondo. Gli appassionati di fisica e astrofisica potranno ascoltare il premio Nobel 2020 Reinhard Genzel su relatività e buchi neri, oppure, sul fenomeno delle particelle sfuggenti Juan José Gómez Cadenas, docente all’International Physics Center di San Sebastian.
Anche quest’anno il Meeting si conferma un luogo di dialogo fra le diverse fedi religiose. Il confronto verterà sull’enciclica di papa Francesco “Fratelli tutti” con gli interventi di Damir Mukhetdinov, Primo Vicepresidente del Consiglio religioso dei musulmani della Federazione Russa e Segretario esecutivo del Forum Internazionale Musulmano; David Rosen, Direttore internazionale degli affari interreligiosi del Comitato Ebraico Americano e Direttore dell’Istituto Heilbrunn per l’intesa interreligiosa internazionale; il cardinale Louis Raphaël I Sako, Patriarca di Babilonia dei Caldei; e il cardinale Matteo Maria Zuppi, Arcivescovo di Bologna. Sulla stessa linea anche l’incontro “Mediterraneo frontiera di pace” con Souad Abderrahim, Sindaco di Tunisi; il cardinale Gualtiero Bassetti, Presidente CEI; Jamal Itany, Sindaco di Beirut e Dario Nardella, Sindaco di Firenze.
Un incontro sui generis è quello che vedrà come protagonisti tre importanti personalità religiose: Julián Carrón, Docente di Teologia, Presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione; Charles Taylor, Professore emerito di Filosofia alla McGill University diMontreal; Rowan Williams, già Arcivescovo di Canterbury e Professore emerito di Pensiero Cristiano Contemporaneo a Cambridge. L’incontro rientra nella mostra dall’omonimo titolo (vivere senza paura nell’età dell’incertezza) e intende mettere a fuoco la possibilità di vivere l'incertezza del presente e il fenomeno della secolarizzazione come una grande opportunità per la riscoperta, da un lato, della natura dell'io, e, dall'altro, dell'originalità dell'avvenimento cristiano.
Al Meeting 2021 la politica torna alla grande. Non solo perché nei vari incontri sui temi economici, sociali e sanitari interverranno numerosi ministri dell’attuale governo, ma perché ospiterà anche un inedito confronto fra tutti i big della politica italiana: Enrico Letta, del Pd, Matteo Salvini della Lega, Giorgia Meloni di Fratelli d’Italia, Antonio Tajani di Forza Italia, Ettore Rosato di Italia Viva. Il programma segnala anche un rappresentante del Movimento 5 Stelle che, evidentemente per i noti problemi, non è ancora stato indicato.
Mostre e spettacoli completano il programma: ci sarà occasione per tornarci sopra. Intanto è importante sapere che al Meeting 2021 si accede solo con il Green Pass (o documento equivalente). Se gli utenti scaricano la nuova app del Meeting possono inserire i propri dati sanitari. "Abbiamo elaborato un sistema di gestione semplice e insieme molto preciso e accurato", ha spiegato oggi il direttore del Meeting, Emmanuele Forlani, "per consentire una partecipazione in presenza, spontanea e numerosa, come nella migliore delle tradizioni del Meeting, ma che nello stesso tempo garantirà un elevato standard di sicurezza. Credo che questo modello potrà offrire spunti anche per altre future manifestazioni".