Sergio Pizzolante, deputato uscente di quella che si chiamava Alternativa Popolare, ha deciso che si ricandida. “Io ci sto” ha ripetuto in una conferenza stampa dove ha sciolto i dubbi che l’avevano bloccato nelle ultime settimane. Lui è disponibile a ricandidarsi per la coalizione di centrosinistra, si tratta di vedere se la coalizione lo candida. Anche se è lecito pensare che un uomo di esperienza politica come Pizzolante non ci avrebbe messo la faccia se non avesse avuto qualche rassicurazione in proposito. Ha spiegato che lui è disponibile a candidarsi per la coalizione o nel collegio uninominale della Camera (territorio di Rimini, senza Bellaria e Santarcangelo) o nel collegio uninominale del Senato (Rimini e Cesena). Forse non è un caso che alla conferenza stampa ci fosse anche un consigliere comunale di Cesena che ha formato un gruppo in linea con l’esperienza dei Patti Civici di Rimini e di Riccione.
Quindi il centrosinistra ha in campo due candidature forti: quella di Tiziano Arlotti, che il Pd provinciale ha confermato, e quella di Sergio Pizzolante, espressione della Civica Popolare del ministro Lorenzin. Starà ora al gioco di incastri regionale e nazionale stabilire come e in quale posizione saranno ambedue in campo. Pizzolante ha detto che non esclude che la Lorenin gli possa chiedere di guidare una lista nel proporzionale da qualche parte, ma lui vuole competere nel maggioritario e nel territorio di casa sua.
Alla conferenza stampa c’erano molti esponenti del Patto Civico riminese (di fatto il suo partito) e c’era anche Lino Gobbi, del Pd, uno dei protagonisti dell’operazione di Rimini. Un altro esponente del Pd Maurizio Melucci, alla vigilia della ridiscesa in campo del parlamentare, aveva messo le mani avanti: “Se per uno strano gioco della politica contemporanea mi dovessi trovare nella situazione che votare PD significa anche votare automaticamente l’On Pizzolante dovrei fare scelte conseguenti”. Un siluro a cui Pizzolante non vuole replicare: “Io lavoro per la vittoria del centrosinistra e per sconfiggere il populismo. Altri decidano come credono”.
Nell’annunciare la sua disponibilità a ricandidarsi, Pizzolante ha voluto sottolineare i punti per lui salienti della legislatura che si chiude. E sono tutti punti di sapore politico, volti a sottolineare il suo approdo nella fila del centrosinistra. Ricorda di essere stato lui a consegnare alla presidente Boldrini l’elenco dei deputati che avevano aderito al nuovo gruppo parlamentare, a sostegno del governo Letta, dopo la rottura con Berlusconi. Sottolinea di aver contribuito all’approvazione del Job Act alla Camera così come era uscito dal Senato, soprattutto riguardo all’ar.18 (“ricordo la telefonata di Sacconi alle 3 di notte che mi spiegava i punti dell’accordo trovato con Renzi“). Ovviamente non dimentica il suo lavoro per la riforma demaniale (“da quel testo si ripartirà nella prossima legislatura”) e rivendica l’emendamento che nell’estate del 2016 salvò le spiagge italiane dopo la sentenza della Corte europea. Si sofferma sulla sorpresa che ebbe tre anni fa quando gli dissero che anche Gnassi ragionava come lui sulle prospettive politiche amministrative. È la storia del Patto Civico a Rimini e a Riccione, nati dalla crisi del centrodestra, infettato dal populismo leghista, e del centrosinistra, e dall’esigenza di dare nuova rappresentanza e protagonismo al ceto medio, impoverito dalla crisi. Insiste molto sui cambiamenti avvenuti nel tessuto sociale italiano, che impongono di cambiare anche i vecchi schemi della politica. Ripete più volte che oggi bisognare fare argine contro il populismo, che quello è l’avversario da battere. Ricorda ancora una volta che il progetto politico realizzato a Rimini è stato guardato con attenzione a Roma, tanto che se ne è parlato anche in consiglio dei ministri. Storia passata, come il suo mancato approdo al governo in sostituzione di Costa (“Alfano e Lupi avevano fatto il mio nome a Gentiloni”), non realizzato perchè si è valutato che non fosse opportuno nominare un ministro a legislatura ornai agli sgoccioli.
Ed ora è pronto per la nuova avventura. Vedremo se le alchimie della politica gli consentiranno di viverla.