“Mi risulta – afferma Fabio Falsetti, presidente dell’Aeroclub di Rimini - che Ural Airlines abbia già firmato l’accordo con Bologna”.
Se così fosse, non sarebbe una buona notizia per Rimini. Ma secondo lei, da cosa dipende questa fuga da Rimini.
“Non è una fuga. Se una compagnia aerea abbandona uno scalo, lo fa solo per tre ragioni: non ci sono passeggeri da trasportare, mancano o non sono sufficienti i servizi di terra oppure i costi fissi aeroportuali sono non sostenibili. Stante che le compagnie e i tour operator russi hanno una tradizione pluriennale di rapporti con Rimini e non mancano di passeggeri, evidentemente la ragione che le fa riflettere su una probabile delocalizzazione è esclusivamente riconducibile alle difficoltà di rapporti commerciali con il gestore”.
Gli attacchi a Rimini vengono da Bologna e da Ancona. L’aeroporto marchigiano è sull’orlo del fallimento. L’interesse di Bologna potrebbe essere una manovra tattica per acquisire l’aeroporto ad un prezzo più basso rispetto alle pretese che, secondo indiscrezioni, l’amministratore Leonardo Corbucci avanza?
“Bologna è un aeroporto ben gestito, gli oltre 200 milioni di euro di investimenti del suo piano quadriennale di cui oltre 70 già spesi nel 2017 parlano da soli. Difficile immaginare mire di acquisizioni su Rimini, dovesse mai essere interessato ad una espansione verso la Romagna, sarebbe più semplice e molto più economico puntare su Forlì sul quale far convergere eventualmente i voli meno economicamente interessanti e dare maggiore respiro all’aeroporto principale, questo sì ormai lanciato verso la saturazione.
Su Ancona non mi esprimo, sarebbe troppo lungo, ma è un fatto che le responsabilità della politica rispetto al suo andamento appaiono chiare a tutti. Se riuscirà, come io credo, a portare via il poco che c’è a Rimini, si potrà parlare di nient’altro che di guerra fra poveri. E comunque, non sono Ancona o Bologna che tentano di scippare i voli riminesi, semmai sono i tour operator e le compagnie che cercano di smarcarsi dalla discutibile gestione di Rimini.
Si prospetta un 2018 difficile per il Fellini.
“L’anno che fu gestito dalla curatela fallimentare del dott. Santini, lo scalo di Rimini ebbe circa 470 mila passeggeri, semplicemente gestendo i rapporti con gli operatori che c’erano in epoca Aeradria e sicuramente senza far regali a nessuno. Il 2017 si chiude con meno di 300 mila passeggeri, questo secondo me non è solo un risultato deludente, è piuttosto un risultato vergognoso. Considerando che il programma di Ryanair, ammesso che parta davvero, potrà portare in dote circa 20 mila passeggeri, in assenza di altro come si sosterrà lo scalo?”
La politica e le istituzioni locali non sembrano preoccuparsene molto, prevale il silenzio.
“Questo è preoccupante, perché l’aeroporto non è la proprietà privata di chi lo gestisce momentaneamente, è una infrastruttura per il territorio. Ma oltre che il silenzio della politica e delle istituzioni locali, mi preoccupa il silenzio dell’Enac”.
A che proposito?
“Chi governa l’aeroporto di Rimini solo formalmente è una società (come accade in tutti gli altri aeroporti italiani e stranieri), in realtà c’è un uomo solo al comando che detiene il controllo totale di tutto. Il socio di riferimento, cioè Corbucci, a distanza di anni dall’aggiudicazione del bando di evidenza pubblica, ancora non ha versato il capitale sociale se non parzialmente. Nel silenzio assordante di Enac. La convenzione fra gestore ed Enac esplicita chiaramente quali sono gli obblighi dell’aggiudicatario. In particolare il piano quadriennale di investimenti è conditio sine qua non per la continuazione della gestione. Purtroppo non esiste un piano o è talmente riservato che nessuno ne sa niente, non esistono investimenti, non esiste nulla a parte qualche chilo di vernice sparso qua e là. E anche in questo caso Enac tace”.
Corbucci e la presidente Fincato hanno spiegato che non ci saranno investimenti se prima non verrà rilasciata la concessione trentennale.
“Bene, qualcuno si è chiesto perché i Ministri di riferimento pur a distanza di anni non la firmano? A parte questo, l’autorizzazione provvisoria che ha il gestore lo obbliga al rispetto della convenzione con l’assunzione di tutti i relativi impegni. Enac tace anche su un altro punto. In nessun aeroporto che io conosca (e ne conosco tanti davvero) le attività interne sono tutte riconducibili allo stesso proprietario come avviene a Rimini, anche in questo caso senza rispettare la convenzione che chiede bandi, trasparenza e imparzialità. Per non parlare poi dello stato dei servizi, assolutamente non degno di un aeroporto che voglia essere efficiente.
Corbucci si appella al suo essere un privato per nascondere i suoi programmi, ma per tramite della presidente Fincato e delle sue consolidate relazioni politiche, accarezza e propone continuamente l’idea che senza soldi pubblici Rimini non funzionerà mai.
Io mi faccio questa domanda: se un soggetto privato, che è riuscito a vincere un bando di assegnazione ma non ha neanche i soldi per coprire il capitale sociale della società, non intende investire, con quale scopo vero proseguirà la gestione di una importante infrastruttura pubblica?”.