La DMC (Destination Management Company), cioè il nuovo soggetto al quale il Comune di Rimini vuole affidare la promozione turistica, non è piaciuta alla minoranza che ha compattamente votato contro. La delibera comunque è passata e quindi partirà la procedura per scegliere entro il 30 settembre prossimo la società incaricata .
Da parte della minoranza sono stati evidenziati soprattutto due temi. Il primo: un ennesimo strumento di promozione, quando invece dobbiamo interrogarci sull’identità e sulla qualità del prodotto Rimini. Secondo: il dualismo che si viene a creare fra Destinazione Romagna, l’organismo romagnolo di cui è presidente Andrea Gnassi, e la DMC. Nel merito del nuovo strumento poco o nulla hanno detto i vari interventi.
Ad aprire il fuoco è stato il consigliere Mario Erbetta, di Rinascita Civica. “Non abbiamo una programmazione turistica, ma solo eventi estemporanei. Abbiamo pensioncine che sarebbero da chiudere e alberghi che inseguono la politica dei prezzi bassi. Adesso facciamo una nuova società: ma per vendere cosa? Solo eventi come la Molo Street Parade e la Notte Rosa”.
Gli ha fatto seguito Davide Frisoni, di Patto Civico, che ha sottolineato alcuni aspetti non chiari: a quali soggetti è rivolto il bando per trovare la DMC? Quali professionalità sono coinvolte? A suo giudizio la nuova società deve avere la capacità di dialogare anche con la realtà extracomunale e con le associazioni culturali del territorio.
Per il leghista Matteo Zoccarato da Destinazione Romagna non verrà alcun beneficio per il territorio. Quindi va bene puntare su brand Rimini, ma c’è scarsa chiarezza sul progetto e gli elementi indicati per scegliere il soggetto sono troppo discrezionali.
Il consigliere Gennaro Mauro si è indignato per l’assenza del sindaco, che detiene la delega al turismo e che è presidente di Destinazione Romagna. Quest’ultima è un papocchio che finora si è distinto per non fare nulla. Gnassi corre ai ripari e promuove un’operazione solo per Rimini, trascurando gli altri Comuni della Riviera coi quali si dovrebbe invece fare sistema. Andiamo verso una situazione di palese conflitto. Rimini dovrebbe invece occuparsi di più della riqualificazione delle strutture ricettive che sono fuori mercato.
Anche per Carlo Rufo Spina, di Forza Italia, prima bisogna chiarirsi le idee su quale turismo vogliamo a Rimini e poi pensare agli strumenti di promozione. Se c’è il problema degli uffici Iat (finora gestiti da Rimini Reservation, che sarà chiusa), questi potrebbero passare in capo al Comune. “Se la DMC non è obbligatoria, fermiamoci, ne riparleremo quando sarà passata l’illusione del Parco del Mare dove solo 3 operatori su 153 hanno dichiarato di voler proseguire nelle manifestazioni di interesse. Il rischio è che si faccia una società per i soliti amici degli amici”.
Anche per Gioenzo Renzi, se si vuole u turismo di qualità, dobbiamo mettere mano a processi di riqualificazione del nostro prodotto. Per 70 anni abbiamo puntato sul turismo balneare, dimenticandoci del nostro patrimonio artistico e culturale. Adesso il sindaco l’ha riscoperto, ma non si può ridurre solo al Fulgor, al Galli e al Museo Fellini. Ci sono anche la storia romana, la storia rinascimentale, il Trecento riminese.
Secondo Marzio Pecci, capogruppo della Lega, ciò che manca a Rimini sono le infrastrutture, sono i collegamenti stradali, l’alta velocità, un aeroporto che funzioni. “Sul progetto di DMC ha ragione il consigliere Frisoni: fa schifo ed ha bisogno di essere integrato”.
Dai banchi della maggioranza interviene il consigliere Simone Bertozzi per respingere la narrazione delle minoranze secondo le quali saremmo all’anno zero, mentre negli ultimi anni sono stati compiuti passi da gigante.
Molto sarcastica la replica dell’assessore Gian Luca Brasini, che si è rammaricato che nessuno abbia letto i documenti che accompagnavano la delibera. “A Rimini quando si parla di turismo è come il calcio, tutti non mancano di dire due parole a totale sproposito”. A Spina che aveva invocato il passaggio degli Iat al Comune, ha risposto dicendo che deve essere bipolare, oscillando fra neo liberismo e statalismo di ritorno.
Ha sostenuto che non ci sarà nessun dualismo fra Destinazione Romagna e DMC per due motivi: primo, perché la Destinazione ha esclusivamente compiti di promozione e non di commercializzazione; secondo, perché la stessa legge regionale dà facoltà ai comuni con notevole massa critica di strutture e presenze di crearsi la propria DMC.
L’incarico sarà affidato con un bando a dialogo competitivo: il Comune fissa linee guida generali, poi nel dialogo coi privati che intendono a partecipare si definisce il capitolato, quindi i privati presentano le loro offerte finali.