Nicola Zingaretti, candidato alla segreteria del Pd, ha incontrato a Roma un gruppo di sindaci. La semina ha portato per lui frutti immediati. Matteo Ricci, alfiere del renzismo, ha dichirato subito di votare Zingaretti. A Rimini, nel pomeriggio di sabato, anche Andrea Gnassi ha diffuso una nota per annunciare la sua scelta di campo per il governatore del Lazio.
Ecco alcuni passaggi della sua lunga nota:
"Nella sua proposta Zingaretti sostiene che la fase politica che abbiamo davanti richiede nuovi paradigmi e schemi larghi di ragionamento e si deve basare sulle esperienze fatte sui territori; un passaggio forte e credibile perché viene proprio da chi ha fatto questa esperienza. Lui nel Lazio, noi a Rimini, altri in forme diverse da altre parti. Ecco allora che per allargare la partecipazione, anche delle primarie, serve l’energia di tutti".
"Le primarie servono per togliere il freno, per liberarci. Com amministratore credo, come già detto, che ogni ricetta non prescinda da un punto: allargare il consenso sulla base non di alleanze di vertice o boutade giornalistiche, ma facendone e proponendone con il coraggio di dichiarare un progetto, un'idea di società. L’errore più grande compiuto in questi anni è stato forse quello di mettere in campo una serie di azioni, alcune giuste alcune no, senza una forte idea d’insieme di paese. La destra nel mondo, da Trump all’Italia, ce l’ha: “ti isolo e ti proteggo". Un’idea rozza, demagogica e di breve periodo e che distrugge e porta a nemici e rancore. Ma ce l’ha. Le forze riformiste, se anche gli strati popolari votano Lega o per la Brexit, devono misurarsi su questo terreno. A partire da un’idea d’Europa. Dichiarata, forte. Anche controvento".
"Trovo che vi sia un progetto di partito che vuole trarre forza e linfa dalle idee, dal merito di che le ha e non vuole chiudersi in una somma di correnti e fans. Nicola me lo ha confermato l’altro giorno a Roma: ampliare la voce e il ruolo del Partito Democratico nel Paese, nelle città, significa affrontare i temi e non cercare accordi con i gruppi dirigenti di questo o quello. Così come il PD non ha niente a che fare con Di Maio e Di Battista o le derive razziste sulla sicurezza. Tuttavia possiamo parlare a persone e a mondi che oggi non ci votano (come abbiamo fatto a Rimini), con una nostra idea di sicurezza e di lotta alla povertà tornando ad essere un partito inclusivo, europeista e che si riconosce in un riformismo radicale e progressista. Zingaretti oggi porta con sé la forza e il carattere di chi sta facendo (bene) pubblica amministrazione, e credo possa essere la persona giusta. Anche perché si affermi un principio: che in questa fase nuova il contributo libero di tutti come il sostegno leale a chiunque sarà il segretario, dovrà essere il segno di un nuovo dna."