Karis e "buona scuola": la lunga marcia per la libertà
Proprio nello stesso momento in cui a Roma il premier Matteo Renzi concedeva alla minoranza interna del Pd altri quindici giorni di riflessione per migliorare la “buona scuola”, a Rimini al Teatro Tarkowski il sottosegretario all’istruzione del suo governo, Gabriele Toccafondi, e il presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, Giorgio Vittadini, spendevano parole positive sulla riforma, specialmente per ciò che riguarda il nodo storico delle scuole paritarie. Si tratta di vedere se dopo la riflessione e dopo la prova del voto del Senato, cosa resterà di ciò che ha indotto a tale valutazione positiva.
Lo stesso Toccafondi ha ricordato che fra gli emendamenti presentati in Senato c’è la cancellazione della detrazione di imposta (fino a 400 euro) concessa alle famiglie che mandano un figlio nelle scuola paritarie. Tradotto in moneta sonante si tratta di un “bonus” (tanto per usare una parola cara al premier) che in moneta sonante si traduce in 80 euro all’anno. Una inezia rispetto a quanto una famiglia deve sborsare per pagarsi il diritto alla libertà di educazione, sancito da una legge dello Stato (voluta dal ministro Berlinguer nel 2000) ma senza riconoscimento economico.
Dove sta allora la ragione di un giudizio positivo? Sta nel fatto che per la prima volta - hanno detto all’unisono Toccafondi e Vittadini – in una legge c’è un riconoscimento economico, seppure simbolico. È l’inizio di una lunga marcia che – si spera – porti un giorno a più sostanziosi riconoscimenti. Per Toccafondi si tratta non solo di un bicchiere mezzo pieno, ma per la prima volta c’è un bicchiere a cui guardare. Giudizio condiviso da Vittadini che ha usato parole sferzanti contro l’immobilismo su questo tema dei governi democristiani della Prima Repubblica (conseguenza di una mentalità statalista che pervadeva anche le associazioni cattoliche ufficiali) e sulle irrealizzate promesse dei governi berlusconiani. In realtà Vittadini ha dimenticato che nel 2005 l’allora ministro Moratti aveva istituito i cosiddetti mini buoni scuola per una somma complessiva di 30 milioni di euro (per ogni famiglia erano circa 150 euro). Il provvedimento durò due anni, poi con il cambio di governo non se ne è fatto più nulla.
L’incontro al teatro Tarkowski è stato organizzato dalla Karis Foundation di Rimini, la più consistente realtà di scuola paritaria a Rimini che gestisce istituti per l’infanzia, elementari, medie e due licei, un classico e uno scientifico. Sia in ragione della crisi economica, sia in ragione del perdurante non riconoscimento di un effettivo diritto alla libertà di scelta, queste scuole negli ultimi anni hanno conosciuto un calo di iscritti. Una realtà che è tale un po’ in tutta Italia, dove molte scuole sono a rischio di chiusura. Ed è alle famiglie che si è soprattutto rivolto con il suo intervento Giorgio Vittadini, spiegando che nell’attuale contesto economico globalizzato ciò che serve è una scuola che contribuisca non tanto a fornire conoscenze e competenze standardizzate (che nel giro di pochi anni sono superate) quando a formare una capacità critica, a formare una personalità capace di affrontare la sfida di mutamenti sociali e culturali continuamente in evoluzione. Una formazione di questo tipo, quella effettivamente richiesta oggi dal mercato del lavoro, la possono fornire sono scuole basate sull’autonomia e sulla libertà, quali sono appunto oggi le scuole paritarie. Ragione per cui vale la pena affrontare un sacrificio economico, sapendo di dare ai propri figli un punto di partenza adeguato per affrontare la realtà.
Ma – questo lo ha ben ricordato Toccafondi – la questione della libertà di educazione è ancora prigioniera in Italia di una serie di pregiudizi ideologici (la scuola dei ricchi, i diplomifici, il presunto contrasto con la Costituzione, ecc.) che non consentono una reale conoscenza della questione. Alcune cifre basterebbero a sgombrare il campo degli equivoci. Il contributo statale per ogni alunno nella scuola paritaria è pari a 500 euro all’anno, quando un alunno nella scuola statale costa più di 6.000 euro all’anno. In sostanza il milione di alunni delle paritarie fa risparmiare allo Stato circa 6 miliardi di euro all’anno.
Nonostante queste evidenze, il riconoscimento economico della libertà di educazione appare davvero come una lunga marcia. Sempre che la minoranza Pd consenta di cominciare a muovere i primi passi.
Valerio Lessi