Contributi regionali al turismo: pochi progetti da Rimini
Se la riforma della legge 7 sul turismo andrà presto in porto, probabilmente questa è l’ultima volta di quel meccanismo di contributi a pioggia che è stato fin dall’inizio uno degli aspetti più criticati del sistema creato dall’ex governatore Vasco Errani. Ed anche quello che potrebbe essere l’ultimo atto di una storia di oltre quindici anni ha prodotto il suo strascico di polemiche e malumori. Parliamo dei progetti di promo-commercializzazione turistica presentati dagli operatori privati e cofinanziati dalla Regione, la cui graduatoria è stata approvata nei giorni scorsi.
Dello scontento si è fatto interprete sul proprio profilo Facebook Eugenio Angelino, direttore di Promozione Alberghiera, una realtà che negli ultimi anni ha sempre sostanzialmente condiviso le politiche pubbliche del turismo, da Bologna fino a Rimini. Scrive infatti che “secondo gli esperti della Regione/Apt/Unioncamere ci sono ben 51 progetti (Unione costa/Appennino/città d'arte) meritevoli di essere cofinanziati....di questi, rimanendo solo sulla costa, 5 sono di Ravenna, 6 di Cervia, 7 di Riccione, 3 Cesenatico, 3 Comacchio, 2 Bellaria e 4 Rimini. Nei 4 di Rimini é compresa la Fiera (per la regione la Fiera Rimini è un soggetto privato....e il Consorzio Riviera Golf, la sede legale è a Rimini)..... Da una prima occhiata su 10 turisti che arriveranno 4 verranno in bici, 3 per mangiare e 3 in famiglia...” Un’analisi frettolosa che si conclude con l’hashtag inequivocabile: #riministasullepalleallaregione. Angelino ha anche riesumato la famosa pubblicità dell’Apt dell’Emilia Romagna del 2001, con la sagoma della regione che sembra la Sicilia su cui stanno atterrando i dischi volanti. Lo slogan era “2001 vacanza a Ufo” e il direttore di Promozione Alberghiera commenta “oggi sarebbe: 2001 sono stufo”. Si capisce che c’è qualcosa che non quadra nel rapporto con la Regione, ma andiamo oltre.
In realtà i numeri della graduatoria, secondo i nostri calcoli, sono diversi. I progetti ammessi al cofinanziamento dell’Unione Costa (anche di livello “basso”, cioè che difficilmente riceveranno soldi) sono questi: 8 di Riccione, 6 di Cesenatico, 6 di Cervia, 3 di Comacchio, 3 di Bellaria, 2 di Ravenna, 1 di Cattolica, 1 di Misano Adriatico, 1 di Misano Asdriatico, 2 di con sede nella Repubblica di San Marino, 1 di Gatteo Mare e 5 di Rimini. Fra questi, quello del Consorzio del golf e quello di Riccione Notte, perché entrambi hanno la sede legale a Rimini ma che nulla c’entrano con il capoluogo. Quindi di reali progetti per la promo commercializzazione della città di Rimini ce ne sono tre: uno sul turismo degli anziani, uno del consorzio Turisminsieme e un altro del consorzio all inclusive hotel, tutti e tre della fascia di valutazione media. Comunque nell'ambito dell'Unione Costa, 18 progetti sono del territorio della provincia di Rimini (con la leadership di Riccione), 18 complessivamente degli altri territori provinciali.
Inoltre, la provincia di Rimini è presente anche nei progetti dell’Unione città d’arte, che comprende pure il turismo d’affari. Sono: il progetto del consorzio Food in tour di Riccione, che promuove l’enogastrononia (fascia di punteggio alta), quello della Fiera di Rimini su congressi ed eventi (fascia media), quello di Misano sul turismo dei motori (fascia bassa).
È indubbio che Rimini nei progetti di commercializzazione del turismo propriamente balneare ha un ruolo marginale rispetto al resto della costa. I suoi progetti sono stati scartati dalla Regione a favore di altri delle località limitrofe? In realtà fra i progetti giudicati non ammissibili al cofinanziamento di Rimini ce n’è uno solo, quello degli alberghi tipici riminesi, estromesso per un motivo formale: non è stato presentato entro i termine l’atto costitutivo dell’associazione temporanea di impresa. Scartato anche un progetto di Riccione (area di via Michelangelo) perché non ha ottenuto il punteggio minimo.
Si può quindi rilevare che gli operatori privati riminesi, nonostante siano espressione della capitale della costa, abbiano formulato una minore progettualità rispetto ai colleghi delle località limitrofe che realizzano un minor volume di presenze. È questo un dato su cui gli operatori riminesi dovrebbero riflettere.
Senza per questo motivo escludere tutte le stranezze che il meccanismo della legge 7 mette in atto: la Fiera che è una società pubblica trattata come un club di prodotto privato, due tour operator di San Marino (uno dei quali vuole portare turisti dai Balcani e dalla Turchia) ammessi al cofinanziamento, seppure con punteggio basso. Così come si potrebbe discutere sui contenuti di molti progetti (non troppo chiari nei titoli) che sembrano privilegiare lo sport e l’enogastronomia, con meno attenzione al core business del balneare.
L’auspicio è che chiusa la stagione della legge 7 si cominci a parlare di promo-commercializzazione su altre basi. E con più comprensibili meccanismi di finanziamento.