Da Forlì rassicurano: nessuna guerra dei cieli ma sinergie per lo sviluppo dell'economia
“Non c’è motivo che Rimini debba preoccuparsi. All’aeroporto di Forlì non interessa far concorrenza a Rimini. Nel mondo esistono tante destinazioni, si può scegliere, dove va uno scalo, non ci va l’altro, e viceversa. Un turista può scendere a Forlì e avere l’albergo prenotato a Rimini. Che problema c’è? Un aeroporto non è al servizio esclusivo di una città ma di un territorio più ampio. Se i due aeroporti funzionano, portano traffico di passeggeri e di merci, ci saranno maggiori vantaggi per tutti”.
È il pensiero di Corrado Augusto Patrignani, presidente di InRomagna, Dmc formata da Confcommercio e Confesercenti delle province di Forlì-Cesena e di Ravenna. È una società nata in stretta sintonia con FA, i gestori dell’aeroporto di Forlì, anzi sono stati proprio loro a sollecitarne la costituzione. InRomagna è operativa da dicembre ed ha i propri uffici proprio all’interno dello scalo. “Il nostro scopo – spiega –è quello di promuovere, in Italia e all’estero la bellezza di un territorio che è molto ricco, mare, città d’arte, colline, prodotti enogastronomici, e dove tutto è a portata di mano. E questa promozione la faremo in stretta collaborazione con l’aeroporto”. All’estero InRomagna sarà presente in quei paesi dove il Ridolfi ha già attivato dei voli, Germania, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Grecia. La Dmc svolgerà attività commerciale, stringerà partnership con gli alberghi, si occuperà di navette per l’aeroporto, produrrà merchandising, accompagnerà il turista alla scoperta del territorio. Insomma, farà fino in fondo il mestiere di una Dmc. E i turisti li porterà anche a Rimini? “Nessun problema, se un turista acquistando un nostro pacchetto globale, dirà di voler alloggiare a Rimini. Noi lo porteremo dove desidera”.
Patrignani, forse è propria questa vostra capacità di “romagnoli del nord” di fare sistema che spaventa Rimini. Temono la vostra concorrenza. Hanno proprio torto? “Posso affermare con certezza che non è intenzione dell’aeroporto di Forlì fare concorrenza ad altri, ognuno cerca e sviluppa il proprio mercato senza fare guerre commerciali ad altri. Se poi capita la sovrapposizione di qualche rotta, non mi sembra un problema drammatico”.
A Rimini dicono che su 31 destinazioni, 11 sono identiche. “Ma non è vero, mi pare ce ne sia una. Però bisogna essere chiari. In questo caso la competizione non è fra gli aeroporti ma fra le compagnie aeree. Se un turista di Monaco – per fare un esempio al momento inesistente - vede che per arrivare in Romagna ci sono voli che atterrano sia a Rimini che a Forlì, guarderà le due proposte per scegliere dove spende meno. Se decide di arrivare a Forlì dovrà tenere conto che poi avrà ulteriori spese di trasporto per arrivare in Riviera. Sono le compagnie aeree che moduleranno prezzi e servizi per essere preferite, non c’entrano gli aeroporti. Comunque credo sia interesse delle stesse compagnie aeree cercare di implementare voli da località dove le compagnie che operano nello scalo vicino non sono presenti. Ogni compagna ha interesse a sviluppare la propria esclusiva fetta di mercato. E le compagnie che operano a Forlì e a Rimini non sono le stesse, e ognuna ha compiuto scelte diverse”.
A Rimini vedono con terrore il rischio che vada in onda un film già visto, la guerra dei cieli atto secondo. “Oggi - argomenta Patrignani - sia Forlì che Rimini sono aeroporti sostenuti da progetti imprenditoriali di soggetti privati. Gli imprenditori investono perché hanno bisogno di guadagnare, non sono interessati a sprecare denaro per una concorrenza perdente. Non è più il tempo in cui gli aeroporti erano a gestione pubblica, e le società come Aeradria compravano i biglietti dalle compagnie aeree per poter avere i voli da questa o quella destinazione. La famosa pratica degli acquisti pieni per vuoto. È questa concorrenza che ha svuotato le casse pubbliche e ha portato gli aeroporti al fallimento. Quel tempo è finito per sempre. Anche noi come Dmc non compriamo i biglietti dalle compagnie e li vendiamo ai turisti. Ma ci limitiamo a comprare quelli che abbiamo già venduto ai turisti”.
Il presidente di In Romagna propone infine un argomento già usato anche dall’assessore regionale Andrea Corsini. “Bisogna tener conto che i due aeroporti hanno logistica e vocazioni diverse. A Forlì, data anche la peculiarità produttiva del territorio, c’è una indubbia vocazione al traffico delle merci. Inoltre l’aeroporto ospita una scuola di voli e un centro per la manutenzione degli aerei. Mentre Rimini indubbiamente è un polo turistico maggiore rispetto a Forlì. Quindi nessuna concorrenza ma sviluppo dell’economia di tutto il territorio della Romagna. Faccio un esempio. Chi viene a fare manutenzione dell’aereo a Forlì, non è detto che voglia alloggiare in un albergo della città. Potrebbe voler scendere a Rimini o a Riccione. Vogliamo sviluppare l’economia della Romagna, di cui Rimini fa parte. Lo dicono sempre anche i dirigenti della società di gestione dell’aeroporto. Nessuna concorrenza ma sinergie fra i due aeroporti. Si tratta di mettere in moto un meccanismo che porti benessere per tutti”.
Concessioni balneari, in vista ricorso al Tar contro il Comune di Rimini
“Allo stato attuale, in tale caos, è che sindaci e dirigenti comunali possono solo scegliere da chi farsi denunciare: dal concessionario, se disapplicano, o dagli aspiranti tali, se applicano”. L’assessore al demanio del Comune di Rimini, Roberta Frisoni, fotografa perfettamente, dal suo punto di vista, la situazione di imbarazzo in cui si trova a proposito del rinnovo delle concessioni balneari fino al 2033. Proroga concessa da una norma della legge di stabilità varata dal governo gialloverde, nonostante la direttiva Bolkestein dell’Unione europea. L’assessore Frisoni si riferisce al fatto che la proroga delle concessioni è considerata illegittima dall’Agcom, l’Autorità antitrust, che ha già inviato diffide a numerosi Comuni e altri li ha trascinati, vincendo, davanti al Tar. Ma anche a Rimini c’è chi vorrebbe partecipare alle gare europee per aggiudicarsi una concessione di spiaggia e non potendolo fare è pronto a ingaggiare una battaglia legale. L’avvocato Andrea Mandolesi ha ricevuto da alcuni clienti il mandato per andare fino in fondo. “Al momento – spiega – abbiamo presentato in Comune una richiesta di accesso agli atti per sapere se l’amministrazione ha concesso la proroga ai titolari delle concessioni balneari che l’hanno richiesta”. Risposta scontata, è noto che anche il Comune di Rimini, pur tra dubbi, ha dato il via libera. “Certo che lo sappiamo, ma vogliamo vedere le carte, la determina dirigenziale, le motivazioni. Al momento comunque non abbiamo ricevuto risposta.” E quando le carte arriveranno? “Se sarà confermata l’esistenza del provvedimento, lo impugneremo davanti al Tar chiedendo di disapplicarlo”. Se poi il Tar dovesse darvi ragione, come è accaduto in altri parti d’Italia, significa che il Comune dovrà indire una gara? “Non è così immediato. Il Comune si trova ad applicare una legge dello Stato, è l’ultimo anello della catena. Ma dall’altra parte ci sono le norme europee e ormai anche numerose sentenze che dicono di disapplicare quella legge perché in contrasto con la direttiva Bolkestein”. E allora perché avete avviato questa procedura? “Per contribuire a fare chiarezza. I miei clienti vogliono sapere se possono legittimamente aspirare a partecipare ad un’asta o devono mettersi il cuore in pace. È chiaro che la questione può essere sciolta da una riforma organica del settore, che però non è ancora all’ordine del giorno”.
Lo era stato nella precedenza legislatura, ma il progetto di riforma si arrestò all’ultimo miglio per lo scioglimento delle Camere.
E ad un intervento risolutivo del governo pensa anche l’assessore Frisoni. “Non è piacevole, - scrive nella nota diffusa oggi - nei momenti della pandemia, chiedere al Governo di considerare ogni cosa ‘priorità’. Ma questa lo è. Per questo Anci ha chiesto pochi giorni fa al Ministro Garavaglia di prendere in mano questa vergognosa situazione di confusione e stallo. Per questo torniamo a chiederlo con forza anche noi: così non si va avanti, i Comuni non possono essere lasciati in balia di tutto e il contrario di tutto, gettando esclusivamente su di loro ogni tipo di responsabilità amministrativa e penale. Perché l’Autorità della Concorrenza invece di richiamare i comuni, che si trovano incastrati in un contesto normativo kafkiano, non si fa promotrice verso governo e parlamento di legiferare una volta per tutte in materia?”. In realtà l’Agcom ha già inviato nel febbraio scorso un documentato promemoria alla presidenza del Consiglio, a Camera e Senato e al Ministro dello sviluppo economico, invitandoli a prendere gli opportuni provvedimenti. Indicando anche la direzione: “La contigua giurisprudenza, europea e nazionale, in materia di concessioni demaniali marittime – scrive l’Agcom - ha costantemente ribadito la necessità di assegnare le concessioni all’esito di selezioni trasparenti e non discriminatorie e per una durata limitata e proporzionata agli investimenti. La giurisprudenza ha altresì costantemente ribadito l’illegittimità di previsioni che dispongano proroghe automatiche al concessionario uscente, in quanto di per sé ostative a qualsiasi forma di selezione, necessaria ogni qual volta occorra assegnare un bene pubblico per l’esercizio di attività suscettibili di apprezzamento in termini economici”.
È però assai improbabile che questo Parlamento, con questo governo, possa legiferare in breve tempo su una questione spinosa come questa che vede la lobby dei bagnini ben rappresentata. Se una eventuale legge di riforma fosse rimandata alla dialettica parlamentare sarebbe facile il formarsi di una maggioranza gialloverde più Forza Italia favorevole alla proroga automatica fino al 2033. Il che vorrebbe dire tirare a campare nella situazione attuale finchè non arriveranno i provvedimenti sanzionatori dell’Unione europea. Oppure il governo si fa promotore di una soluzione equilibrata, diciamo di compromesso, ma a questo punto si tratterà di vedere se trova una maggioranza in Parlamento. Intanto si moltiplicheranno ricorsi al Tar e sentenze.
Aeroporti, fortuna che non c'è la "guerra dei cieli" perchè Rimini ha le armi spuntate
A Rimini operatori economici e amministratori pubblici hanno scoperto che a 50 chilometri di distanza c’è un aeroporto che può essere concorrente con il Fellini. La bagarre è scoppiata in relazione ad alcune destinazioni coperte da entrambi gli scali, e si è subito evocata la “guerra dei cieli” che nel recente passato è terminata con il fallimento di entrambe le società di gestione a capitale pubblico.
Il tema è all’ordine del giorno, ma non da oggi, bensì da quando una cordata di imprenditori forlivesi si è aggiudicata la gestione del Ridolfi, facendo capire fin da subito che avrebbero impiegato i loro capitali per rilanciare lo scalo al servizio dell’economia locale. Qualcuno a Rimini pensava che avessero investito e poi, visto che la riapertura è stata un lungo percorso ad ostacoli, avrebbero lasciato perdere alle prime difficoltà? No, sono andati avanti.
L’aeroporto di Forlì ora propone voli per 31 destinazioni. Undici sono in concorrenza con Rimini, ci si è lamentati dalla Riviera. In realtà, stando a quanto pubblicato sui rispettivi siti di Forlì e di Rimini, in concorrenza ci sarebbero soltanto i voli per Palermo e Cagliari (ma qui siamo nel campo dell’outgoing) e per Budapest (incoming da una destinazione estera). Forlì ha occupato anche un’area storicamente preziosa per la Riviera riminese, con voli da Monaco e Amburgo, ma non sono in concorrenza perché Rimini non propone nulla dalla Germania.
Al pari del Fellini il Ridolfi cerca passeggeri in Polonia, però Forlì è andato a Katowice e a Lodz, Rimini ha scelto Cracovia e Varsavia (charter). Su 31 destinazioni coperte dall’aeroporto di Forlì, sette si caratterizzato per l’incoming, e ventiquattro per l’outgoing, cioè per portare turisti romagnoli all’estero. Su 17 destinazioni di voli di linea, Rimini ne propone due outgoing e il resto per l’incoming. Quindi, al momento, Forlì pare più orientata a portare turisti romagnoli nelle isole greche e a Ibiza che turisti stranieri negli alberghi di Cervia e Cesenatico. A subire la concorrenza, più che l’economia turistica di Rimini, è la società Airiminum 2014.
Ma non è questo il punto. Il fatto stesso che a 50 chilometri di distanza esista un aeroporto che ha deciso di funzionare è oggettivamente un fattore di concorrenza per lo scalo di Rimini. E non fa onore alla classe dirigente riminese essersene accorta quando ormai i giochi erano fatti. La questione, finora non adeguatamente soppesata, è che all’ipotetica “guerra dei cieli” Forlì va con un’arma in più. E questa arma in più si chiama rapporto organico con il territorio. Confcommercio e Confesercenti delle province di Forlì-Cesena e di Ravenna hanno costituito una Dmc (Destination Management Company) per rilanciare il turismo nel loro territorio. Il partner scelto per quest’azione promozionale è FA, la società che gestisce il Ridolfi: un vero e proprio matrimonio visto che la Dmc ha sede proprio all’interno dell’aeroporto. Tutto questo nel primo anno di vita dell’aeroporto, anzi prima ancora che il primo aereo fosse decollato. A Rimini, dopo cinque anni di gestione, non è nata una iniziativa di collaborazione diretta fra il territorio e l’aeroporto. Da una parte, gli amministratori pubblici e gli esponenti del partito al governo della città dal caso Aeradria in poi hanno sempre tenuto un basso profilo sulle vicende dell’aeroporto. Dall’altra, gli imprenditori si sono limitati ad auspicare un aeroporto al servizio del territorio. Anche Rimini ha una sua Dmc, Visit Rimini, ma nei programmi di marketing finora enunciati la parola aeroporto non è comparsa, anche se nella fase istruttoria era più volte trapelata l’ipotesi che la Dmc dovesse servire anche per iniziative promozionali insieme al Fellini, utilizzando i proventi della tassa di soggiorno. Un dibattito di cui si è persa traccia. Ancora una volta Rimini deve prendere atto che, rispetto al resto della Romagna, non riesce a fare sistema. È un film già visto nel recente passato per l’università e per la sanità.
Il dibattito di questi giorni ha inoltre messo in risalto una sorta di isolamento di Rimini rispetto al resto della Romagna. I presidenti di Federalberghi e di Assohotel di Ravenna sono intervenuti per chiedere un supporto economico per una navetta con l’aeroporto di Forlì, nuove modalità di collegamento con il Marconi di Bologna dopo l’entrata in funzione del people mover. E Rimini? Si afferma genericamente che devono esser sviluppate iniziative promozionali.
Cosa può fare la politica in questo scenario? C’è chi ha scelto una posizione defilata ed equilibrista, come il segretario della Lega Romagna Jacopo Morrone, grande sponsor del Ridolfi ma anche gran manovratore del centrodestra a Rimini. C’è il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi che si scaglia contro la logica che ogni territorio debba fare tutto. Ragionamento giusto ma che nel caso dell’aeroporto cozza contro la realtà che uno scalo a Forlì esiste, e la sua esistenza dipende da una concessione rilasciata dall’Enac che per mestiere deve far funzionare gli aeroporti. C’è infine la posizione dell’assessore regionale Andrea Corsini che oggi è di nuovo intervenuto sul tema dopo aver «letto con stupore le dichiarazioni uscite nei giorni scorsi». Corsini innanzitutto prende le distanze da una «diatriba dal sapore provinciale e localistico», «Stiamo parlando – spiega - di due asset di proprietà dello Stato, che giustamente li vuole valorizzare per la loro funzione che è quello di essere hub aereoportuali, entrambi strategici per lo sviluppo non della sola Romagna ma di un mondo più ampio che si chiama Emilia-Romagna e non solo”. Primo messaggio: sbagliato ridurre tutto all’orizzonte dei campanilismi romagnoli.
Ai riminesi che temono la concorrenza aggiunge: «Rimini è una delle più grandi destinazioni turistiche d’Europa, non appena le persone potranno tornare a muoversi, ritornerà prepotentemente ad essere scelta da milioni di turisti internazionali che utilizzeranno il Fellini e il Ridolfi». Secondo messaggio: gli aeroporti devono portare turisti per la Riviera, se atterrano a Forlì o a Rimini, non fa differenza. Corsini poi accenna all’esistenza di un turismo business, legato allo sviluppo dell’hub portuale di Ravenna e dell’agroalimentare che potranno fare di Forlì quella infrastruttura necessaria per la competitività della Romagna. Terzo messaggio: Forlì sviluppi questa vocazione business, che così a Rimini sono più tranquilli. E la Regione che fa? « Confermiamo di voler sostenere gli investimenti e lo sviluppo degli aeroporti, nel pieno rispetto dell’autonomia gestionale che spetta ai privati. Quando il pubblico ha provato a gestire, a fare un mestiere che non è il suo, i risultati come tutti sanno non sono stati brillanti». Quarto messaggio: non abbiamo alcuna intenzione di mischiarci nella diatriba.
Corsini conclude il suo intervento affermando che «creare occupazione attraverso la ripresa economica è la grande sfida che impegnerà la classe politica e le parti sociali della nostra regione». Quindi, par di capire, ben vengano due aeroporti in Romagna se servono a rilanciare economia e occupazione. Ché questo è il ‘nostro’ mestiere’. Quale sia poi il mestiere della ‘nostra’ politica locale dovrebbe essere altrettanto chiaro: favorire che tutti i turisti che sbarcheranno a Bologna come a Forlì abbiano la possibilità di scegliere la nostra destinazione e arrivarci.
Sadegholvaad: ok alle primarie ma niente ipocrisie e tatticismi
I pronunciamenti del segretario nazionale Enrico Letta sulle primarie da svolgersi laddove non ci fosse un accordo unitario sul nome del candidato, piacciono a Jamil Sadegholvaad che si vuole candidare a sindaco nel nome della continuità con l’amministrazione Gnassi.
Ok anche per il “modello organizzativo proposto – e cioè gazebo e presenza – nel momento in cui (speriamo il prima possibile) la situazione dei contagi e la campagna vaccinale dovessero contemporaneamente svuotare e riempire il vaso del ritorno alla normalità”
Secondo Sadegholvaad devono essere però chiare le regole di ingaggio.
!Ci si può, anzi ci si deve confrontare magari su una proposta di governo locale più aperta alla società o più “chiusa” dentro le dinamiche di un partito; un programma amministrativo più innovativo oppure più conservatore. Ma tutto questo ha una ragione e un senso se, di fondo, si condivide un obiettivo comune e leale. Domanda: questo sta avvenendo, ad esempio, a Rimini? Ho molti dubbi”.
Conclude l’assessore: “Se è la verità e non l’unanimità la direzione di marcia del PD di Enrico Letta, allora lasciamo perdere ipocrisie e tatticismi. Io continuerò fino all'ultimo, e ripeto quello che ho scritto giovedì scorso, a cercare ostinatamente di costruire un percorso di confronto per trovare insieme le ragioni che possano valorizzare e ampliare la straordinaria e innovativa esperienza amministrativa di questi anni e, insieme, che mantengano forti e vivi i valori di solidarietà, partecipazione e inclusione nel centrosinistra”.
Dopo le polemiche fra Lega e FdI una foto per dire che il centrodestra è unito
heNegli ultimi giorni a Rimini Lega e Fratelli d’Italia hanno litigato su tutto, dalla piscina a Viserba al voto sul Rue. Ecco allora che i rappresentanti dei tre partiti del centrodestra si scattano una foto opportunità per far sapere che il centrodestra è unito e pronto a vincere le elezioni. Ecco il testo della nota che accompagna la foto.
"Abbiamo qualche mese in più per mettere a punto la strategia, il programma è ultimato ma non vogliamo scoprire con troppo anticipo le carte, - affermano Jacopo Morrone per la Lega, Gioenzo Renzi di Fratelli d'Italia e Antonio Barboni di Forza Italia - siamo invece preoccupati per la situazione generale, con il turismo in ginocchio e con le ricadute negative su tutte le filiere che orbitano intorno a questo settore così importante per il territorio. Dobbiamo pensare alla ripartenza: crediamo infatti che spetterà alla nostra coalizione, dopo aver vinto le prossime elezioni, guidare la città sulla strada del rilancio dopo tanti mesi di restrizioni, chiusure e emergenza sanitaria. Noi siamo pronti, abbiamo le idee chiare e siamo aperti all'ascolto senza pregiudizi o preclusioni. La stella polare che ci guida è lavorare per il futuro di Rimini".
Le forze liberaldemocratiche al Pd: o con noi o con i 5 Stelle
Il Pd scelga: o noi o i 5 Stelle. È il senso di una nota congiunta firmata da Bellucci e Fabbrani di Italia Viva, Ottaviano di Più Europa, Biondi di Azione e Savardi di Volt, ovvero le forze di centrosinistra che stanno a destra del Pd. I firmatari della nota si dicono pronti ad un confronto con i due candidati del Pd, anche se la bocciatura del “campo largo” e del rapporto ineludibile con i grillini, di cui si è fatta interprete Emma Petitti, probabilmente già indicano una preferenza.
“Siamo forze politiche liberaldemocratiche ed europeiste – affermano i coordinatori dei quattro partiti – vogliamo arricchire il percorso riformista che c’è stato in questi anni, dal quale si deve ripartire ma consapevoli che ad ottobre si aprirà una pagina nuova per la città. È tempo – continuano – di scrivere la proposta per la Rimini di domani, per rilanciarla nella difficile fase post COVID. Noi lo stiamo facendo, con programmi e proposte, all’interno di una nuova coalizione ma i due possibili candidati continuano la loro campagna elettorale senza aver mai aperto un confronto con i partiti che dovrebbero sostenerli”.
“Noi al “campo largo”, che rischia di essere un’espressione di puro politichese, preferiamo la concretezza dei progetti. Siamo distinti e distanti – sottolineano – dal Movimento 5 Stelle che è sempre stato all’opposizione in questa città e critico verso chi l’ha amministrata. Le alleanze non si fanno a tavolino né tantomeno possono partire da Roma”.
“È vero, il M5S è cambiato ma non in meglio. È diventato un partito trasformista e governista che si è adattato a Salvini e poi a Zingaretti. L’ex Premier Conte – per quanto li riguarda – non ha cambiato veste. È quello dei decreti sicurezza, di quota 100 e del reddito di cittadinanza e il partito che si appresta a guidare è giustizialista, assistenzialista e vede l’intervento pubblico sempre necessario dove le cose non stanno funzionando”.
“Noi – concludono – siamo un’altra cosa nei valori e nella visione del mondo. Il PD da che parte della storia vuole stare?”
Ex Corderia di Viserba, nella fase finale la gara per gli interventi su via Marconi
Sugli alberi di via Marconi a Viserba sono comparsi da giorni numerosi cartelli di protesta che sollecitano interventi per migliorare la viabilità. Via Marconi è la strada che corre lungo l’ex Corderia ed è spesso teatro di incidenti. Un’arteria piccola, malridotta, e ciononostante troppe volte attraversata ad alta velocità.
I residenti protestano ma dovranno pazientare ancora qualche mese. Su via Marconi, e contemporaneamente su via Amati e via Fattori deve intervenire la società Residence Viserba, che è proprietaria dell’area dell’ex Corderia e che è titolare di un progetto di edificazione e valorizzazione della zona. La Residence Viserba in nome e per conto del Comune ha indetto nel febbraio scorso un bando europeo per appaltare i lavori di urbanizzazione primaria e secondaria che comprendono appunto anche la sistemazione della viabilità della zona. Si tratta di un appalto importante pari a 10 milioni di euro. Il 18 marzo scorso è scaduto il termine di presentazione delle offerte fissato dal bando. Residence Viserba ha nominato una commissione esterna per la valutazione. “Si tratta di un lavoro importante – spiega Lorenzo Monti, legale rappresentate della società – che verosimilmente avrà bisogno di qualche settimana per essere espletato. Non appena ci sarà l’aggiudicazione della gara, potranno cominciare i lavori”.
Dopo anni di attesa, qualcosa si sta muovendo per sistemare una zona di estremo degrado. Residence Viserba, società del gruppo Renco, che ha sede a Pesaro e gestisce business in tutto il mondo, è diventata proprietaria dell’area nel 2004. Erano gli ultimi tempi del mattone che tirava ma sono stati necessari sette anni per arrivare nel 2011 alla stipula della convenzione con l’amministrazione comunale. L’accordo verte sul piano particolareggiato di iniziativa privata, denominato “La corda Longa di Viserba”, che vede Residence Viserba come soggetto attuatore. In base all’accordo la società avrebbe potuto costruire residenze e superfici commerciali e si impegnava per le opere di urbanizzazione primaria e secondaria, e su alcuni superstandard che avrebbero risolto i problemi di viabilità della zona. Nel 2011 si era ancora nel bel mezzo della seconda ondata di crisi immobiliare. E quindi i proprietari hanno pensato bene di non partire. Nel biennio 2016-2017 amministrazione comunale e proprietà si sono messi intorno a un tavolo per definire il programma delle opere di urbanizzazione. Il passo avanti decisivo è avvenuto nel giugno del 2020 quando le due parti hanno sottoscritto un aggiornamento alla convenzione che ha definito e precisato i tempi e la modalità di realizzazione della nuova viabilità. Prima si pensava di intervenire per stralci, ora invece si interverrà prioritariamente e contemporaneamente su via Marconi, via Amati e via Fattori. Gli interventi a carico di Residence Viserba prevedono anche la realizzazione di un parco di quartiere di 44 mila metri quadri, nonché di un Centro Civico di Quartiere, ricavato dalla ristrutturazione del vecchio mulino che è l’unico manufatto storico rimasto, ed un intervento di Edilizia Residenziale Pubblica, pari a 800 metri quadri.
Secondo il cronoprogramma della convenzione le opere di viabilità (via Marconi, via Fattori, via Amati) dovranno essere realizzate entro il 2021. E, come si è visto, si è solo in attesa dell’aggiudicazione dei lavori.
Lorenzo Monti, il legale rappresentante di Residence Viserba, annuncia anche che presto saranno presentati in Comune le richieste per i permessi a costruire (palazzine a ,4 e 5 piani) e quindi comincerà anche la vendita
L’area della Corderia fino a prima della seconda guerra mondiale ha ospitato una industria di fabbricazione di corde, sorta a fine Ottocento. In origine c’era un impianto di pillatura per il riso azionato da un mulino idraulico, in seguito la struttura fu adattata per la torcitura della canapa.
Durante la seconda guerra mondiale i nazisti organizzarono nella Corderia un campo di prigionia. Terminato il conflitto, l’impianto non è mai stato riaperto ed ha abbracciato un destino di inesorabile degrado. Una testimonianza di archeologia industriale è stata dispersa. Nel gennaio del 2016 è iniziato il lavoro di bonifica che ha comportato la demolizione di tutte le strutture pericolanti. Dell’antica corderia non esiste più nulla che possa essere recuperato, se non l’antico mulino che dovrebbe diventare un centro civico.
Nel Pd si acuisce lo scontro e per uscirne ora il segretario Sacchetti apre alle primarie
Nel Pd di Rimini la battaglia interna per l’individuazione del candidato alle elezioni comunali di ottobre si inasprisce ulteriormente. Già si diceva che il solco fra i due schieramenti era profondo, ora pare proprio una voragine. Mercoledì sera si è conclusa la sessione della direzione Pd e dalle reazioni del giorno dopo si comprende bene che l’unico sbocco possibile è passare attraverso il rito delle primarie, benché da tutti esorcizzato. Non è un caso, però, che il segretario provinciale Filippo Sacchetti, finora sempre ostile a tale soluzione dello scontro interno, ora dica che è un percorso possibile.
Dalle reazioni del giorno dopo si intuiscono altri due elementi. Mentre il gruppo a favore di Emma Petitti sembra preferire un percorso istituzionale (da "caminetto" per intenderci) facendosi scudo con la “tregua Letta” annunciata dal segretario regionale Paolo Calvano (fermi tutti, che su Rimini decido io come sui grandi Comuni), i sostenitori di Jamil Sadegholvaad (e lui stesso) spingono perché sia individuato da subito un percorso diretto che porti all’individuazione del candidato.
L’altro elemento che balza all’attenzione è il modo diverso di intendere le alleanze. Petitti, nel suo intervento in direzione, definisce ineludibile il rapporto con i 5 Stelle, ed immagina un Pd che aggrega intorno a sé tutti i gruppi della sinistra (ed anche i grillini sono considerati tali) e poi cerca di dialogare anche con le forze più moderate (Italia Viva, Azione, +Europa). Sacchetti nella sua nota diffusa oggi parla invece di “una coalizione larga che tiene insieme la sinistra, le forze liberali e il civismo". Nessuno accenno ai 5 Stelle.
Nelle riflessioni del giorno dopo, Sadegholvaad ha deciso di spingere sull’acceleratore. “Anche nel dibattito in direzione, emerge l’intenzione unanime di evitare le primarie e trovare le ragioni dell’unità per le amministrative di Rimini. Bene, benissimo, se non fosse che alle belle parole non corrispondono i fatti da parte di chi quei fatti avrebbe la responsabilità diretta di concretizzarli. È dallo scorso 24 febbraio che chiedo al segretario comunale del Pd Alberto Vanni Lazzari un incontro anche alla presenza di Emma Petitti per chiarirci su cosa sia bene e più utile per confermare il centrosinistra alla guida di Rimini. Per un motivo o per un altro, questo confronto non è mai stato organizzato. Ed è trascorso un mese abbondante: che non ci sia tutta questa fretta? Perdere tempo a chi conviene? Al Pd? A Rimini?”. Sadegholvaad sfida pubblicamente Vanni Lazzari ad organizzare l’incontro e conclude che “Ogni altro ritardo rafforzerebbe invece l’idea di una strategia della dilatazione temporale a favore esclusivo di una candidatura che, per alcuni, forse doveva essere l’unica e la sola”.
Chiamato direttamente in causa, Vanni Lazzari replica: “Smentisco nella maniera più assoluta l'accusa di non aver organizzato l'incontro, perché come Sadegholvaad ben sa, sono io in qualità di segretario comunale che ho chiesto la disponibilità degli interessati e del segretario provinciale per un confronto”. Vanni Lazzari, che appartiene all’area pro Petitti, sottolinea “le parole pronunciate in Direzione dal segretario regionale Paolo Calvano, il quale ha espressamente chiesto di fermare ogni iniziativa locale sulle candidature, in quanto il segretario nazionale Enrico Letta ha intenzione di approfondire la conoscenza della situazione”. Il segretario comunale dice di volersi attenere all’invito di Calvano, e ribadisce il no alle primarie in favore della candidatura condivisa. “Se l'incontro che Jamil chiede va in questa direzione – conclude – sono certo che non sarà inutile svolgerlo”. Schermaglie, più che prove di dialogo.
"Se qualcuno ancora pensa che sia la linea della continuità o discontinuità il metro della discussione per Rimini si sbaglia. A Rimini il cambiamento non si ferma”, afferma deciso il segretario provinciale Sacchetti nelle sue riflessioni del giorno dopo. Che in realtà sono frustate. Sacchetti denuncia “il velo di ipocrisia che copre ogni confronto”; “gli atteggiamenti personali stanno soffocando ogni ragionamento di buon senso dietro il paravento di una pacificazione più tattica che di sostanza, visto come si eludono i momenti di incontro”.
La conclusione è questa: “Oggi si è aperta una fase nuova, è cambiato il governo, è cambiata la guida del partito, è stata prorogata la data del voto. Esistono quindi nuove opportunità di confronto. Persino le primarie, che restano uno strumento a disposizione di fronte alla mancanza di un accordo politico”. Ai contendenti delle possibili primarie lancia già un messaggio: “Non esiste la possibilità che il giorno dopo il nostro confronto non ci sia il candidato che unisca il Pd e il centro-sinistra: il candidato, sarà il candidato di tutti, interprete di un programma solido e di una coalizione larga che tiene insieme la sinistra, le forze liberali e il civismo".
Viserba che cambia, fra proteste, piscina in arrivo e nuovo lungomare senza auto
Se c’è una parte di città che è radicalmente cambiata negli ultimi vent’anni, questa è proprio Viserba. Talmente cambiata che se qualcuno l’avesse vista vent’anni fa stenterebbe oggi a riconoscerla. Soprattutto nella zona a monte della ferrovia. Due scelte urbanistiche hanno svolto un ruolo fondamentale: il nuovo Peep e la realizzazione del centro studi.
Come sempre non c’è miglior indicatore di quello demografico per capire i cambiamenti in atto. Nel 2000 l’area di Rimini Nord, corrispondente al territorio di quello che un tempo era il Quartiere 5 (quindi non solo Viserba), contava 25.618 abitanti, nel 2020 sono saliti a 33.367, con un incremento di oltre il 30 per cento. È evidente che il principale contributo a tale boom demografico viene dal Peep di Viserba. Alta, rispetto alla media cittadina, anche la percentuale di residenti fra i 25 e i 40 anni. “Al Peep – conferma don Roberto Costantini, parroco di Viserba Monte – si sono insediate soprattutto famiglie giovani con bambini piccoli. Non si può dire che sia un quartiere dormitorio, la presenza dei bambini che vanno a scuola lega le famiglie al quartiere”,
Se Viserba è cambiata grazie al Peep e al centro studi (tre istituti superiori, una scuola media, scuola primaria e scuola dell’infanzia), altri cambiamenti sono in arrivo, portandosi dietro, come vuole la migliore tradizione, un corteo di polemiche. Una grande opera pubblica, un investimento di 19 milioni, è in arrivo per essere inaugurata prima dell’estate: il nuovo lungomare pedonalizzato, ovvero il Parco del Mare di Rimini Nord. Ed un’altra grande opera si affaccia all’orizzonte: Viserba è stata scelta come sede per la nuova piscina comunale, dopo l’abortito progetto di Acqua Arena davanti al Palazzo dei Congressi.
L’area scelta dall’amministrazione comunale è il Parco don Tonino Bello, a monte della via Sacramora, a cinquecento metri dal centro studi. Una location che divide. Davvero i residenti sono tutti contro? “A dire il vero – osserva don Costantini – mi pare che ci siano opinioni discordi, c’è chi è contro, chi è a favore. Forse, ci sarebbe più consenso se chi decide prima venisse a spiegare bene come stanno le cose”. Insomma, c’è chi raccoglie le firme, e c’è chi invece approva, considerando i vantaggi che l’impianto porterà alla zona, residenti e polo scolastico.
Chi è contrario porta soprattutto due argomenti. Il primo è che si sacrificare un’area importante del Parco, pari quasi al 40 per cento della superficie totale. Inoltre la piscina porterà ulteriore traffico in una zona già ad alta densità, visto che si trova vicino al Peep e a due passi dal centro studi. Fratelli d'Italia in consiglio comunale hanno puntato infatti su questi due argomenti ed ha indicato (Lega contraria) come soluzione alternativa il centro sportivo di Rivabella, che così diventerebbe una cittadella multi attrezzata. Nel merito le opposizioni, che hanno anche convocato un consiglio comunale tematico, hanno contestato l’assenza nel progetto di una vasca olimpionica. In consiglio comunale le loro proposte sono però state respinte ed ora l’amministrazione procederà con gli incarichi per la progettazione.
Umberto Casalboni, già consigliere comunale, responsabile cittadino di Forza Italia osserva: “La piscina in quel luogo ha l’inconveniente di togliere spazio verde al Parco. Ma nella stessa zona ci sono altre due aree altrettanto valide quanto il Parco. Sono due aree private. La prima, 20 mila metri quadrati, si trova fra il Peep e il vecchio stabilimento della Sacramora. La seconda, di 22 mila metri quadrati, di proprietà dei signori Pozzi, si trova a lato di via Morri. Devo dire che tutte e tre le aree hanno le caratteristiche giuste (viabilità, vicinanza al centro studi) per ospitare la piscina. Ma il Comune ha già scelto il Parco”.
Anche perché il Parco è di proprietà comunale, mentre per le due aree private avrebbe dovuto ricorrere all’esproprio. Questa ipotesi delle due aree private non ha avuto successo fra l’opposizione in consiglio comunale, dove ha prevalso il partito di Rivabella.
Se l’arrivo della piscina ha messo in agitazione la zona di Viserba Monte, la prossima conclusione dei lavori del Parco del Mare sta mandando in ebollizione anche la zona a ridosso della spiaggia. Operatori commerciali e turistici, ed anche i residenti, stanno realizzando che fra qualche mese tutta la litoranea sarà pedonalizzata, che non si potrà arrivare con l’auto davanti al negozio o davanti all’hotel, anche tutta la viabilità a mare della ferrovia sarà cambiata. Anche qui le posizioni sono diverse: chi raccoglie le firme per questo o quel senso unico, chi non vede l’ora di passeggiare sul lungomare finalmente libero da auto e motorini.
E i parcheggi? Diverso il caso di Viserbella e di Torre Pedrera, ma a Viserba – incredibile a dirsi - i parcheggi ci sono. Certo, dovranno cambiare le abitudini, non si potrà più a arrivare con l’auto dove si desidera, ma non si dovrà penare per trovare un parcheggio. Negli ultimi anni, fra parcheggi pubblici e aree private, Viserba si è arricchita di circa mille nuovi posti auto. C’è l’ampia area vicino alla stazione ferroviaria, in via Curiel ci sono due parcheggi privati e uno pubblico, altri posti auto in via Beltramini, nella zona Peep ci sono 320 stalli pubblici, due piccoli parcheggi nel centro studi, altri spazi al centro commerciale Conad, infine 140 stalli nell’area residenziale fra il Conad e la ferrovia.
L’estate in arrivo sarà la prova del nove per verificare se il sistema della viabilità e dei parcheggi reggerà alla novità della litoranea pedonalizzata.
Rapporto economia 2021: la pandemia aggrava la condizione dei giovani
Non siamo un Paese per giovani. E Rimini e la sua provincia, stando ai dati demografici, non fanno eccezione. Lo sapevamo, ma sentirselo ripetere a viva vice da due autorevoli studiosi come Carlo Cottarelli, direttore dell'Osservatorio sui conti pubblici, e da Massimiliano Valeri, direttore generale del Censis, fa sempre un po' di impressione. È accaduto nel pomeriggio di lunedì nel corso della presentazione dell'annuale rapporto sull'economia organizzato dalla Camera di Commercio della Romagna, e quindi riferito ai territori delle province di Rimini e di Forlì-Cesena.
La scelta della Camera di Commercio, quest'anno, è stata quella di centrare la riflessione proprio sui giovani: "NEXT generation EU: quali strumenti a favore dei giovani" (intervento di Cottarelli); "Società e pandemia: i giovani nel nuovo scenario"(intervento di Valeri). Fra un po' esamineremo le loro provocanti riflessioni.
È invece toccato al segretario generale Roberto Albonetti snocciolare i dati del territorio e fornire alcune piste di lavoro basate appunto sull'analisi dei dati.
Nel 2020 l'economia romagnola ha seguito la tendenza generale di enorme difficoltà. Le imprese attive calano dello 0,5%, diminuiscono le sedi di impresa e le localizzazioni. Si confermano però livelli tuttora molto elevati di imprenditorialità (96 imprese attive ogni 1000 abitanti rispetto alle 86 a livello nazionale). I livelli occupazionali sono in calo (-2.3%) e aumenta la disoccupazione (+0.7%), specialmente giovanile (+10,3%) e soprattutto nel riminese, mentre sulle altre fasce il calo è nettamente minore e varia tra il 2 e il 5%. C'è un incremento elevatissimo delle ore autorizzate di Cassa integrazione (+1717,2%) e un ampio ricorso agli altri ammortizzatori (ad esempio il Covid Bonus 600 euro). Si segnala un forte calo della produzione industriale (-11%; in positivo l'alimentare). Si registra una flessione netta delle esportazioni, -11% superiore alla media regionale (-8.2%) e nazionale (-9.7%) (in positivo solo il mobile imbottito; in negativo tutti i principali Paesi di destinazione).
Particolarmente acuto il divario tra posti vacanti e disoccupazione: in Italia nel 2020 un'impresa su tre non riusciva a trovare le persone idonee a garantire 1,2 milioni di contratti di lavoro. A mancare sono soprattutto persone con le competenze digitali. Nel territorio locale la situazione è questa: l'8,7% delle imprese a Rimini e il 10,7% a Forlì Cesena dichiarano di dover assumere. Purtroppo, in entrambe le province oltre il 30% delle professioni per le quali vi sono posti vacanti sono considerate difficili da reperire. Quindi non solo non siamo un Paese per giovani, ma non abbiamo nemmeno i giovani “giusti”, cioè con la formazione adeguata alle esigenze del momento.
Nel 2021 Prometeia prevede per la Romagna un aumento del valore aggiunto stimato al 5% (rispetto al 5,4% regionale e a 4,9% Italia). Le esportazioni sono previste in aumento del 7,4% rispetto all'incremento del 6,8% previsto per la regione e al 7,1% previsto per l'Italia. Tra i macrosettori che traineranno la ripresa vi sono le Costruzioni (Bonus 110) e il Manifatturiero.
“La crisi - ha osservato Albonetti - ha colpito in modo asimmetrico territori, settori, tipologie di imprese e di lavoratori penalizzando i mix produttivi caratterizzati da comparti ad alta interazione personale (come il turismo e i servizi alla persona) e le imprese meno strutturate (a partire da quelle artigiane), i giovani, le donne e i soggetti meno qualificati. Per questo sono urgenti investimenti in formazione / riqualificazione / innovazione. Interventi che non sono favoriti dal calo del fatturato, dai problemi di liquidità e dall'incertezza delle prospettive, ma proprio per questo quanto mai necessari. Le misure "tampone" in termini di ammortizzatori sociali e il sostegno al credito (principalmente attraverso le operazioni con il Fondo di garanzia) sono ancora necessarie, ma non bastano più. Inoltre, la vera ripresa economica dipenderà anche dal successo del piano vaccinale. Il nostro territorio può contare anche sulla forte reattività e la capacità di risposta del nostro sistema produttivo, che ha tempestivamente ripreso livelli produzione efficaci appena le misure di contenimento sono state allentate".
Le prospettive per i giovani in questo contesto. Valeri, il direttore del Censis, ha sostenuto che la pandemia ha accelerato, anche per i giovani, molti fenomeni negativi che erano già in atto.
Valeri ha spiegato che i giovani di fronte al sistema scolastico hanno un atteggiamento molto divaricato. Da una parte ci sono coloro che non investono più di tanto nella propria formazione, perché la ritengono inutile a raggiungere obiettivi di crescita sociale. Dall'altra, ci sono coloro che stratificano uno sull’altro ogni titolo di studio, laurea, master, specializzazione, corsi di lingue, ecc. Entrambi questi gruppi di giovani hanno un fattore in comune: entrambi sperimentano sulla propria pelle il blocco dell'ascensore sociale. Il punto è che per la prima volta una generazione sa che non può sperare di raggiungere condizioni di vita e di benessere migliori di quelle dei propri padri. Anzi.
L'altro fattore che incide pesantemente, e che la pandemia ha aggravato, è la denatalità. Nel 2020 con 400 mila nascite abbiamo raggiunto il livello più basso dall'unità d'Italia. Ma il fenomeno, secondo Valeri, è destinato ad aggravarsi proprio a causa della pandemia. Si va così formando una piramide sociale rovesciata, dove la base dei giovani va sempre più restringendosi e il vertice della popolazione anziana sempre più allargandosi. Con tutte le ben note conseguenze a livello di debito pubblico e di gestione del welfare.
Interessante la provocazione lanciata da Valeri. Anziché varare il voto ai sedicenni, sarebbe più utile introdurre (ovviamente è impossibile) un voto ponderato per generazioni. La politica oggi insegue purtroppo il consenso immediato e arrivano più consensi a parlare di pensioni piuttosto che di politiche per l'occupazione e per la crescita dei giovani. Che è invece la sfida che abbiamo di fronte.