Rimini 2016. Chi sfiderà il Pd? Qualche indicazioni dall’ultimo voto in Romagna
Al di là delle ripercussioni che ci potranno essere sul corso politico nazionale, dalle città in cui si sono appena svolte le elezioni comunali emergono alcune indicazioni probabilmente applicabili anche al voto riminese del 2016. Prendiamo ad esempio quanto è successo proprio qui vicino, nel comune di Faenza.
In sintesi, il sindaco uscente del Pd, Giovanni Malpezzi, non è riuscito ad essere eletto al primo turno (come era successo alla tornata precedente) e, pur sostenuto dal suo partito, dall’Idv e da due liste civiche (Insieme per Cambiare e La Tua Faenza), si è fermato al 45,01%. Al ballottaggio ha così dovuto affrontare, per la prima volta nella provincia di Ravenna, un candidato leghista. Gabriele Padovani, sostenuto dalla Lega Nord e dalla lista civica Padovani sindaco, ha infatti ottenuto al primo turno il 20,34% dei consensi. Superiore dunque al risultato del Movimento 5Stelle che è risultato il terzo partito della città (14,42%) e anche a quello di Forza Italia che, insieme a Fratelli d’Italia, Nuovo Psi e altre liste, ha messo insieme un magro 3,9%.
Al ballottaggio, poi, Malpezzi (Pd) è risultato vincitore, con uno scarto comunque non esaltante, confermando che nella situazione politica attuale – una volta innescato il secondo turno di votazioni – tutto può accadere. Che la somma dei voti quasi ricalchi i numeri del primo turno significa invece che le due parti hanno saputo confermare i propri elettori del primo turno e, pure, che quelli che ancora decidono di andare a votare sono disposti a farlo anche una seconda volta a distanza di quindici giorni (come a dire che l’astensionismo è infine riuscito a mangiarsi tutti quelli che, prima, almeno una volta ci andavano).
Ma il fatto principale cui Faenza ci costringe a guardare è quella tripartizione del voto che costituisce la vera minaccia per i sindaci in carica, chiunque essi siano.
Malpezzi è giovane, un renziano della prima ora, non ci sono scandali che lo riguardino, gode di una buona reputazione amministrativa, eppure oggi, a differenza di cinque anni fa, non aveva alcuna possibilità di evitare il ballottaggio.
Il motivo, tutti lo sanno, è l’ingresso sulla scena politica del movimento fondato da Grillo e Casaleggio. Si poteva pensare che il fenomeno si sarebbe sgonfiato. Oggi, dopo Mafia Capitale, così come dopo ogni nuovo arresto per corruzione, è difficile continuare a crederlo. Così, erodendo a destra e a sinistra, il terzo polo, quale sono oggettivamente i 5Stelle, impedisce praticamente a chiunque di vincere al primo turno.
L’analisi successiva, che riguarda il centrodestra, va inquadrata dunque – anche nel nostro caso – in questa situazione precisa. E soprattutto ci fa guardare alle prossime elezioni riminesi come a uno scontro tra le opposizioni su chi andrà a confrontarsi con il candidato del Pd al secondo turno.
Mentre quest’ultimo farà corsa in proprio, forte di una dote storica che, magari non gli consentirà di vincere al primo turno, ma certamente gli garantirà un posto al ballottaggio, a destra, ci si scontrerà per la supremazia delle opposizioni.
Dei grillini abbiamo già detto. Se la magistratura continuerà a scoprire episodi di malaffare, le loro percentuali sono destinate a restare importanti. Non parliamo poi del caso in cui questi episodi tocchino la classe politica riminese (e sappiamo che non è una ipotesi infondata, visto che i tempi del rinvio a giudizio per gli episodi di Aeradria potrebbero arrivare a lambire la campagna elettorale prossima).
A destra, certo, la Lega vanterà i risultati ottenuti per sedersi attorno al tavolo delle trattative e chiedere un proprio candidato sindaco. Non sappiamo cosa possano opporle gli altri partiti, ma è sicuro che la battaglia del centrodestra per arrivare al ballottaggio, cioè superando i grillini, non può esulare da un accordo con il partito di Salvini (se pure, a Rimini, i numeri saranno certamente inferiori a quelli di Faenza).
Anche perché i numeri di Forza Italia rischiano di essere davvero imbarazzanti (a meno di qualche trovata o, chissà, qualche decisione politica vera, che, dal nazionale, scuota il popolo berlusconiano).
Con questi numeri, si capisce bene che se il centrodestra vuole superare i grillini e portare un proprio candidato al ballottaggio con Gnassi, o con chiunque sia il candidato del Pd, devo pensare di sedersi attorno a un tavolo e mettere insieme tutte le forze di cui dispone.
Tutti i protagonisti e i capilista lo sanno bene. E probabilmente, la stasi delle diverse formazioni in questo momento (di cui parliamo a fianco) costituisce l’ultimo periodo per ognuna di esse per definire i propri vantaggi competitivi nella trattativa (chi può portare relazioni, chi risorse per la campagna elettorale, chi candidati, chi idee, …). Anche se è probabile che, alla fine, comanderà chi metterà sul tavolo la candidatura più credibile.
Sempre che, al ballottaggio, vogliano davvero arrivarci tutti, superando scelte identitarie (al solo fine di massimizzare i propri voti) e trovando in fretta un accordo.