Da sinistra botte su Gianfreda per colpire Sadegholvaad
Ma cosa vuole davvero Emma Petitti e cosa i suoi sostenitori? Vogliono le primarie, in modo che sia il popolo della sinistra a decidere il candidato a sindaco o vogliono che i due contendenti si ritirino e venga trovata la fantomatica terza soluzione?
Domanda legittima, viste le ultime prese di posizioni e visto anche l’imbarbarimento del dibattito interno a cui si è assistito nelle ultime ore. Gli esponenti del Pd chiedono rispetto per il loro travaglio. Tutto il rispetto del mondo, ma non si può non vedere che i colpi bassi, la mancanza di rispetto che tracima quasi nell’insulto, vengono dall’interno (o dai compagni amici) e non dall’esterno.
Si vedano gli ultimi fatti. L’ex vice sindaco Maurizio Melucci, considerato il leader dell’area Pd che sostiene Petitti, ha “sponsorizzato” due articoli pubblicati dalla sua ChiamamiCittà, uno di Giuseppe Chicchi, l’altro di Nadia Urbinati. Quello di Chicchi è un violento attacco personale, attraverso acido sarcasmo, caustiche battute e velenose allusioni, a Kristian Gianfreda, il portavoce delle liste civiche pro Gnassi e del tavolo della coalizione di centro sinistra. Si resta basiti nel vedere un politico con il cursus honorum di Chicchi (consigliere e assessore regionale, sindaco, deputato, amministratore di Apt) strapazzare in quel modo un semplice consigliere comunale come fosse un pericoloso potente intento ad ordine chissà quali pericolose trame. Gianfreda si sarebbe meritato la penna sprezzante dell’ex sindaco Chicchi perché sostiene la posizione che è meglio non ricorrere alle primarie e che il candidato sindaco deve uscire dal tavolo della coalizione e non dai segreti conciliaboli interni del Pd. In realtà se si va a leggere il comunicato ufficiale diffuso da Gianfreda si impara che tale posizione è stata espressa da tutte le forze politiche presenti (quindi anche dal Pd) nella riunione di coalizione del 16 febbraio scorso.
E allora? Si capisce che il malcapitato Gianfreda è stato preso di mira perché rappresenta le liste civiche che nel 2011 portarono Gnassi alla vittoria e che vogliono giocare un ruolo da protagoniste anche nella definizione della candidatura 2021. Non accettano più lo schema che prima il Pd definisce la candidatura, poi le liste civiche fanno comunque le portatrici d’acqua, cioè di voti. Le liste civiche, agli occhi di Melucci, Chicchi e compagnia, hanno inoltre commesso l’errore di affermare subito che il candidato dove essere espressione della continuità con l’amministrazione Gnassi. Ed infine - ammiccano - le liste civiche rivendicano un ruolo politico sulla base dei risultati del 2016 (circa il 20 per cento contro il 33,4 per cento del Pd) che sono tutti da confermare. Questo è il nodo politico, sul quale la candidata Emma Petitti non interviene, perché qualora dovesse spuntarla, dovrebbe comunque fare i conti con Gianfreda e soci, con il mondo che essi rappresentano. Per il momento ha scelto di lasciar fare il lavoro “sporco” ai fiancheggiatori d’area.
Non si può infine non notare che alla causa di Gianfreda non giovano difensori fuori le righe come la vice sindaco Gloria Lisi, che ha paragonato lo scritto di Chicchi ad un esempio di propaganda nazista anti-ebraica. Botta e risposta sono entrambi la spia evidente che in casa Pd e dintorni è già stato abbondantemente superato il limite.
L’altro articolo promosso da Melucci è quello della politologa Nadia Urbinati, la quale dice una cosa molto semplice e lineare: è arbitrario che un sindaco uscente designi il proprio successore, ma poiché il Pd appare impotente davanti al notabile, si celebrino le primarie e sia coinvolta tutta la città. Più o meno il ragionamento che ha fatto la stessa Emma Petitti dopo il fallimento del tentativo di mediazione del segretario regionale Paolo Calvano. È questa la posizione dei sostenitori di Petitti? Le primarie? A dire il vero non è chiaro. Melucci da una parte sponsorizza Urbinati che le vuole, dall’altra scrive che l’ideale sarebbe il ritiro di entrambi i contendenti e la scelta di un terzo uomo. Lui che la politica la mastica, probabilmente sa bene che nella situazione attuale il terzo uomo è una utopia. In ogni caso al Carlino dichiara che “non capisco la fretta di chiudere la candidatura con una procedura da ‘quattro amici al bar’, senza dare la possibilità di fare una vera consultazione tra i cittadini come le primarie... “. Troppo anche per il segretario provinciale Sacchetti: “Se per i ‘quattro amici al bar’, scorciatoie o soluzioni pilotate da pochi intimi sono intese le discussioni legittime del partito, mi dispiace si sia arrivati a una simile considerazione di noi stessi”. Si potrebbe aggiunge che l’obiettivo delle liste civiche rappresentate da Gianfreda è proprio quello di non delegare la scelta ai ‘quattro amici al bar’.
Visit Rimini fa i primi passi e trova il Meeting che è già arrivato primo
Fare promozione turistica nell’anno dei Dpcm certamente non è stato un’impresa facile. Anche se Visit Rimini, la DMC voluta dal Comune, doveva appunto essere lo strumento per lanciare fra il pubblico e sul mercato turistico la nuova città dei motori culturali, per dirla alla Gnassi.
I suoi dirigenti, nel presentare una sorta di bilancio del primo anno di attività, hanno calcato la mano sulle difficoltà dell’annus horribilis. Fortuna – viene da dire - che esistono eventi, non programmati dagli enti pubblici ma che vivono da tempo di luce propria, che contribuiscono a tenere alto il livello di attenzione su Rimini nel mondo web e social. Infatti, dalla ricerca affidata a BlogMeter Integrated Social Intelligence per l’analisi delle conversazioni online dal 1 giugno al 30 novembre 2020, emerge che il loro picco (Facebook, Instagram e blog sono gli ambiti esaminati) si è avuto in agosto con il Meeting: quasi 70 mila conversazioni, con un vistoso scarto rispetto alla linea dei mesi precedenti e successivi (che hanno registrato un massimo di 25 mila conversazioni).
Il primato del Meeting risalta ancora di più nel confronto con le altre destinazioni. Normalmente le altre città non hanno picchi, l’unica a raggiungerlo è Ibiza con 48 mila conversazioni riferite aduna vacanza offerta agli operatori sanitari impegnati nell’assistenza ai malati di Covid. “L’intervento al Meeting di diverse personalità politiche ha acceso forti dibattiti social”, osservano gli autori della ricerca. Se si riferiscono all’effetto Draghi, se ne vedrà allora anche un rimbalzo a febbraio quando, dopo la nomina a premier, tutti i media e social sono andati a ripescare l’intervento svolto a Rimini.
Nel primo anno di attività Visit Rimini ha puntato soprattutto sulla presenza nei social con video e post. I risultati, riferiti da Paola Mazza di Radio Bakery, sono: 3 milioni di visualizzazioni, 500 mila persone raggiunte ogni mese, 300 mila reazioni, 50 mila commenti, 30 mila condivisioni. Nel corso dell’anno è sorta una community, formata al 90 per cento da turisti, che oggi conta più di 42mila persone su Facebook e 6400 su Instagram. Nei contenuti veicolati (prodotti anche 34 video), l’accento è stato posto nel consolidamento dell’immagine di Rimini come destinazione sicura. I temi, dalle visite virtuali ai musei al racconto dei luoghi della città da parte dei residenti, sono stati studiati sempre in relazione al mood del momento.
Ma l’aspetto indubbiamente più interessante è l’analisi delle conversazioni in rete. In sei mesi ne sono state registrate circa 400 mila, sia in italiano che in inglese. Un dato che è stato considerato rilevante, visto che un tema topic come la sostenibilità ambientale nello stesso periodo ne ha realizzato 2 milioni. Le interazioni sui post che riguardano Rimini sono state 6 milioni, gli emoji usati sempre di tenore positivo.
Le conversazioni hanno avuto luogo prevalentemente su Facebook (49,7%), mentre la menzione specifica della città è stata registrata perlopiù sui blog (28,3%), che hanno riportato notizie di cronaca o di eventi specifici in città; l’engagement si concentra per più della metà su Instagram (53,9%), grazie ai numerosi post che ritraggono il mare riminese e gli altri scorci cittadini.
Gli italiani fanno soprattutto riferimento a Rimini come località marittima (23%), soffermandosi poi anche sul turismo e le vacanze (22%) e sulle Fiere e i Congressi in città (17%), l’arte e la cultura sono ancora indietro con il 9,5 per cento, quasi al pari del divertimento (9,09). Gli argomenti culturali più citati sono il ponte di Tiberio, la passeggiata arcobaleno, Fellini e museo Part. Rimini è giudicata positivamente per il mare (non ha nulla da invidiare) per l’accoglienza, per l’organizzazione. I giovani soprattutto sottolineano il divertimento e la movida, mentre il resto del pubblico ricorda che a Rimini c’è molto di più. Su fiere e congressi, emerge il picco del Meeting di cui è detto, ed anche una nostalgia per la passate edizioni di Rimini Wellness.
Nelle conversazioni in lingua inglese, invece, domina con il 37% il topic del Turismo/Vacanze, seguito da quello della Località Marittima con il 28%, dall’Arte e la Cultura con l’8% e dall’Enogastronomia con il 7%.
Interessante anche il confronto con altre località, scelte fra le più attive sul web. Se Rimini viene identificata per il 23 per cento sia con il mare che con le vacanze, per Gallipoli, Forte dei Marmi e Cesenatico è invece il mare a dominare. Rispetto a Rimini (9%), Ibiza (16%) e Gallipoli (13%) sono più associate al divertimento.
Nel corso dell’anno Visit Rimini ha avviato i lavori per la realizzazione di un portale di destinazione che andrà a sostituire completamente l’attuale sito e che, oltre a promuovere, sarà anche finalizzato alla commercializzazione. “Sarà semplice, emozionale, accogliente e coinvolgente”, ha assicurato la presidente Stefania Agostini. La direttrice Valeria Guarisco ha spiegato che fra i progetti realizzati ce n’è anche uno sulla destagionalizzazione che presto dovrà essere tirato fuori dal cassetto (altrimenti, con l’arrivo dell’estate, il tempo sarà scaduto). Molti progetti, ha spiegato inoltre Agostini, sono stati accantonati per essere riproposti in momenti più opportuni. Dove l’opportunità è una maggiore certezza sui movimenti delle persone in Italia e all’estero.
Il 2020, secondo Agostini, è stato per Visit Rimini una palestra per allenarsi. Il mondo del turismo riminese aspetta di vedere al più presto i muscoli in azione.
La svolta di Emma Petitti: si facciano le primarie, io sono in campo
Si facciano le primarie, io ci sarò. La prosa non è così limpida, anzi è un tantino involuta, ma il messaggio che Emma Petitti ha consegnato alla sua pagina Facebook appare comunque inequivocabile. E non è in linea con quanto, stando ai resoconti di Chiamami Città, aveva dichiarato poche ore prima nel corso dell’incontro con i tre segretari (regionale, provinciale, comunale), Jamil Sadegholvaad ed altri dirigenti di partito presenti anche se non convocati. Sono disposta a fare un passo indietro – avrebbe detto ieri - per ricercare una soluzione condivisa, terza rispetto alla mia candidatura e a quella di Jamil”.
Dunque una vera inversione ad U, che contraddice non solo le posizioni di qualche ora prima, ma anche quelle che i suoi sostenitori interni, a partire dal segretario comunale Alberto Vanni Lazzari, avevano finora espresso. Vanni Lazzari a dire il vero ha oscillato come sulle montagne russe: se non c’è accordo si facciano le primarie; no, le primarie creano divisione, i candidati facciano un passo indietro; visto che i candidati non lo fanno, venga il segretario regionale Calvano. Ma nemmeno l’incontro con Calvano (che ha esortato a trovare l’unità senza forzature), ha portato a un esito positivo.
Ma cosa ha convinto Emma Petitti a cambiare in poche ore strategia nella battaglia per la conquista della candidatura a sindaco di Rimini? Senza addentrasi in dietrologie non verificabili, l’ipotesi più lineare è che, considerato che nell’incontro di venerdì sera Jamil Sadegholvaad non ha espresso uguale volontà di fare un passo indietro, Petitti abbia ritenuto non ci fossero più le condizioni per uscire di scena. Avrebbe voluto dire lasciare semplicemente il campo libero al candidato di Gnassi.
Ecco che allora Petitti traccia un ragionamento che poggia sui seguenti punti saldi.
Primo: “Non possiamo far finta che la città non sia più contendibile e pensare che sia sufficiente aver ben amministrato per poter automaticamente vincere le elezioni, chiunque sia il candidato”. Traduzione della freccia avvelenata: Sadegholvaad non è più vincente di me perché è stato nelle giunte Gnassi.
Secondo: “Io ritengo che ci sia bisogno di una lettura sottile ed intelligente che va fatta sulla Rimini profonda”. Qui non c’è traduzione, è un’espressione tipica del De Petitti eloquentia.
Terzo e decisivo passaggio: “Ecco, di fronte a tutto questo, pensare che la partita sul futuro di Rimini possa essere decisa ed esaurirsi negli organi di partito o a tavolino semplicemente dalla coalizione, senza che la Città nelle sue articolazioni ne sia coinvolta su una soluzione alta in grado di interpretare col coinvolgimento di tutti questa fase storica, oppure attraverso le primarie aperte a tutti, in cui tutti, nessuno escluso, possano esprimersi liberamente, sarebbe un errore”. Non si capisce bene cosa voglia dire coinvolgere la città nelle sue articolazioni, ma la subordinata fa esplicito riferimento alle primarie. Tutto poteva essere detto in una prosa più chiara e leggibile, ma così è. C’è anche il benservito al tavolo delal coalizione che pretende di decidere il candidato.
Le primarie, dopo essere state in vario modo demonizzate (ci fanno perdere le elezioni, come si fa a celebrarle con la pandemia, generano la guerra civile dentro il partito) tornano nel giro di poche ore ad essere lo strumento migliore per selezionare un candidato forte e adeguato al momento storico.
Ora si tratta di vedere quale sarà la risposta di chi ha la responsabilità di decidere. Nel commentare l’incontro di venerdì sera, il segretario Filippo Sacchetti ha osservato che “La discussione non può svilupparsi esclusivamente intorno a un nome. Semmai intorno alla volontà di decidere insieme e farlo senza dividerci”. Frase ecumenica ma che significa? A esplicita domanda, risponde: “Possiamo decidere negli organismi del partito, assieme ai territori e agli alleati. Oppure possiamo provare a decidere con le primarie, che non sono un problema se non fossimo dentro questa situazione surreale, alle porte di una zona arancione che per almeno 15 giorni (poi spero basta) non ci permette neanche di vederci al bar per un caffè...”. Probabilmente dovrà rassegnarsi alle primarie online, da lui aborrite.
E Sadegholvaad? In tutti questi ultimi passaggi ha tenuto un low profile, senza mai alludere alla questione posta (passo indietro o no?), lasciando in qualche modo intendere che il problema riguardava l’altro candidato. “La vera sfida è quella di presentare alla città un programma di governo che sappia portare avanti l’eccellente lavoro svolto da Andrea Gnassi sapendo al contempo interpretare le esigenze che scaturiranno dagli effetti socioeconomici della pandemia”. Linguaggio semplificato, diretto, gli stessi concetti ripetuti ogni volta come si usa in campagna elettorale; di uno che non abbia mai pensato di ritirarsi.
30 milioni per la promozione turistica sperando nei vaccini e nell'arrivo del caldo
L’Emilia Romagna è in bilico con il rischio di passare da zona gialla a zona arancione, ancora è difficile prevedere in quali condizioni si svolgerà la prossima stagione estiva, ma l’assessorato regionale al turismo e l’Apt si sono portati avanti con il lavoro varando un piano di marketing triennale che prevede lo stanziamento di 30 milioni per le attività di promozione e comunicazione, ai quali vanno aggiunti fondi specifici per gli eventi sportivi (Formula 1, Motogp, Giro d’Italia) e i fondi destinati alle Destinazioni Turistiche (quella della Romagna, ad esempio, riceve circa 6 milioni all’anno).
L’assessore Andrea Corsini nei prossimi giorni incontrerà il neo ministro al turismo Massimo Garavaglia, il quale lo ha chiamato subito dopo la nomina (gesto molto apprezzato) annunciando che vorrà agire di concerto con le Regioni che sono titolari delle competenze turistiche.
A Garavaglia Corsini dirà che non deve più riaccadere quello che è successo per la montagna e gli impianti sciistici, e cioè che una decisione venga comunicata la sera per il giorno dopo. “Chiederò al ministro una programmazione, pur con la necessaria flessibilità che l’andamento della pandemia richiede. Gli operatori hanno bisogno di un orizzonte di certezze”.
Ma come sarà organizzata la prossima estate? Secondo Corsini, sono ancora validi, o al massimo vanno aggiornati, i protocolli adottati nel 2020 per tutte le attività, dagli hotel ai campeggi, dai ristoranti alle spiagge. Gli eventi che prevedono la presenza di pubblico saranno organizzati nel rispetto di tutte le disposizioni di sicurezza previste dal Dpcm. Certo rimane l’incognita degli spostamenti fra le regioni, che al momento non sono consentiti. Corsini spera la ripresa dei movimenti da una regione all’altra che sia la sorpresa dentro l’uovo di Pasqua o al più tardi che arrivi con i primi tepori di maggio. Si confida anche nel rapido avanzamento della campagna vaccinale. A questo proposito l’assessore Corsini chiederà a Garavaglia di inserire, dopo le categorie a rischio, gli operatori turistici fra i soggetti da vaccinare prioritariamente. “Sarebbe un bel segnale di sicurezza per i turisti che non voglio rinunciar alle vacanze”.
Tornando al piano di promozione triennale 2021-23, i 30 milioni di euro di risorse iniziali – 10 milioni all’anno – saranno ulteriormente integrati da successivi investimenti da parte degli assessorati regionali.
La maggiore attenzione sarà per il mercato interno. Sarà rinnovata la scelta del 2020 con uno spot televisivo che invita alle vacanze in Romagna. Ancora non è stato deciso il testimonial (l’anno scorso era stato Paolo Cevoli). La maggiore attenzione al mercato italiano non esclude anche uno sguardo ai mercati esteri di prossimità, a partire dalla Germania, dove è stato siglato un accordo di partnership con un network di tv tedesche.
Nel 2021 comincerà anche la promozione dell’offerta culturale (città d’arte, borghi storici, rocche e castelli) per la quale è stato ingaggiato come testimonial l’attore Stefano Accorsi. Nel corso dell’anno ci saranno importanti eventi culturali, quali il 700 anniversario della morte di Dante (progetto web con Paolo Cevoli), la conclusione di Parma capitale italiana della cultura e il proseguimento del centenario della nascita di Federico Fellini.
La Regione punta inoltre sui tre progetti Motor Valley, Food Valley e Welness Valley. Ciascuno avrà un grande evento di sistema. Finalizzato alla promozione turistica. Il Motor Valley Fest 2021, che rientra nel progetto del Ministero degli Esteri e Ice Agenzia dedicato al Made in Italy, si terrà a luglio a Modena. Dopo l’estate si terranno il Wellness Valley Fest e il Food Valley Fest.
La frenesia da Bonus 110 chiede una rapida approvazione del Rue
Al tema sono già state dedicate diverse sedute della terza commissione consigliare, e probabilmente ce ne sarà bisogno anche di altre. L’impegno è di chiudere al più presto la pratica e dotare il Comune di Rimini di un Rue (Regolamento urbanistico edilizio) pienamente in vigore ed efficiente. L’iter è partito di lontano, l’architetto Andrea Rattini, vice presidente dell’ordine degli architetti, ricorda che loro hanno fatto pervenire le loro osservazioni all’amministrazione comunale un anno fa, in pieno periodo di lockdown. “Al momento – spiega – non sappiamo quante osservazioni siano state recepite, per cui ci riserviamo un giudizio quando il Rue sarà definitivamente approvato”.
Gli architetti, ma anche gli ingegneri, i geometri, le imprese, insomma chiunque abbia a che fare con l’attività edilizia, spingono perché il Rue venga adottato al più presto. Il motivo è contingente e ben comprensibile: il superbonus del 110 per cento. “Abbiamo bisogno – spiega Rattini – di un quadro normativo assolutamente certo. Se una casa o un condominio vuole fare il cappotto termico e magari anche rinforzare il tetto e sostituire gli infissi, non ci sono particolari problemi. Basta che l’edificio non presenti anomalie, difformità, abusi rispetto al progetto. Se invece si vuole demolire e ricostruire, bisogna ben sapere quali sono le norme in vigore per quella zona o per quel tipo di edificio”. L’aspettativa dei tecnici è che lo strumento del Rue in via di approvazione definitiva possa essere davvero uno strumento utile a innescare profondi progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana.
Il Rue che si sta discutendo in commissione deve necessariamente tenere conto di due provvedimenti legislativi sovraordinati che non possono essere disattesi. Il primo è la legge urbanistica regionale, la 304 del 21 dicembre 2017, che ha puntato tutte le proprie carte sullo stop a nuovo consumo di territorio e sul sì alla rigenerazione urbana.
L’altra legge è nazionale, è il famoso Decreto Semplificazioni, che ha introdotto importanti novità sulle ristrutturazioni edilizie. In pratica è stata ammessa una definizione, più ampia di “ristrutturazione edilizia”, estesa anche agli interventi di demolizione e ricostruzione dove risulti modificata la sagoma, il prospetto, il sedime e le caratteristiche tipologiche. In questi casi non sarà più necessario richiedere il permesso di nuova costruzione (permesso di costruire). E ciò varrà non solo per gli interventi di adeguamento alla normativa antisismica, come in precedenza, ma anche nei casi di migliorie all’accessibilità, di installazione di impianti tecnologici e di efficientamento energetico. Si potrà, addirittura, aumentare la volumetria se ciò risulterà funzionale alla rigenerazione urbana.
Nella nota diffusa dall’amministrazione all’inizio della maratona in commissione, si affermava che “con l’aggiornamento del Rue si mira a favorire il recupero del patrimonio edilizio esistente sul principio dello sviluppo sostenibile. Quindi, senza consumare nuovo territorio. Sono previsti quattro step di premialità costruttive (5% – 10% – 15% – 20% applicabili alla superficie complessiva), proporzionali alla dimostrazione in fase progettuale di una riduzione dei consumi. A questa premialità si può sommare un ulteriore 10% di incremento in caso di miglioramento igienico, sismico e adeguamento alle norme sul superamento delle barriere architettoniche. Gli incentivi interesseranno anche l’ambito turistico, con parametri graduali dal 5% al 20% per chi interviene con opere di recupero e riqualificazione energetica e una maggiore flessibilità per la destinazione d’uso, con un’attenzione alla tutela e valorizzazione delle aree di prima fascia. Si vuole premiare chi fa impresa turistica, modernizzando gli immobili armonizzandoli alle più avanzate normative di sicurezza e di servizio. L’obiettivo è favorire la ricostruzione edilizia, che offre maggiori garanzie sul fronte del miglioramento energetico e sismico”.
Zilli in Fratelli d'Italia: sono tornato a casa
Da oggi parte un nuovo corso per la Destra riminese. Il mio approdo, insieme a quello dei colleghi Marcello, Spina, l’intramontabile Renzi e il portavoce Brandi, sta a dimostrare la volontà del partito di essere leader nel territorio riminese. Le elezioni amministrative, che dalle ultime notizie sembrano essere confermate per giugno, saranno ancor di più la dimostrazione che le persone fanno la differenza”
Così scrive il consigliere comunale Filippo Zilli, dopo l’ingresso ufficiale nel gruppo di Fratelli d’Italia. “Per me sottolinea - è un ritorno a casa, la casa politica occupata per tanti anni da mio padre, e del quale seguo fieramente le orme””.
“La squadra messa in campo da fdi – aggiunge Zilli - sta a testimoniare proprio questo: unire il passato ed il presente, con uno sguardo ben lontano verso il futuro, unendo generazioni, esperienze e competenze differenti. Questa la nostra ricetta”.
Il Pd (e la coalizione) alla ricerca del terzo candidato. Più probabili le primarie
Ma esiste il terzo candidato per la carica di sindaco di Rimini, quello che dovrebbe subentrare in caso di ritiro dalla corsa di Emma Petitti e Jamil Sadegholvaad? Nella nota diffusa domenica, il segretario comunale del Pd, Alberto Vanni Lazzari, nell’annunciare la disponibilità dei due candidati a sedersi intorno a un tavolo, ha ribadito due concetti: che l'unica soluzione praticabile allo stato attuale è quella del passo indietro di entrambe le candidature; che pensare di trovare l'unità su una delle candidature non sembra politicamente possibile per ovvie ed evidenti ragioni.
Pertanto l’unica possibilità è che emerga un terzo candidato del quale al momento non si conoscono i connotati. “Se ci fosse sarebbe già emerso”, aveva dichiarato nei giorni scorsi a Buongiorno Rimini il segretario provinciale Filippo Sacchetti. È trapelato il nome del vice sindaco Gloria Lisi. Ma i sostenitori della Petitti hanno sempre detto che il candidato non deve essere un uomo e una donna della giunta uscente; pertanto non si capisce in base a quale motivazione l’assessore al ai servizi sociali potrebbe essere accettato.
I due candidati si siederanno intorno al tavolo insieme al segretario comunale Alberto Vanni Lazzari e al segretario regionale Paolo Calvano, a cui viene affidato il compito di una difficile mediazione. Al momento i due sfidanti hanno accettato una tregua nella campagna elettorale che conducevano anche se sui social, per esempio, non sono state sospese le “sponsorizzate” che comparivano negli ultimi giorni.
Un clima distensivo è venuto anche nell’incontro di lunedì sera del tavolo completo della coalizione, ovvero partiti e liste civiche. Secondo Kristian Gianfreda, che ne è uno dei promotori, tutti i presenti (c’erano anche i segretari Sacchetti e Vanni Lazzari) hanno convenuto sull’indicazione che il candidato unitario della coalizione dovrà essere espresso da quel tavolo. E tutti, inoltre, hanno rifiutato il ricorso alle primarie. Il tavolo della coalizione dovrà poi fare una sintesi anche delle indicazioni programmatiche che esprimeranno partiti e liste civiche. Insomma, il Pd può celebrare tutte le liturgie interne che vuole (vedi incontro con Calvano o altre iniziative che dovessero essere assunte) ma il nome del candidato deve uscire dal tavolo della coalizione. Siamo in una fase drammatica, il mondo è cambiato, non c’è più un Pd che può rivendicare un’egemonia, tutti i mondi che si riconoscono nel centro sinistra hanno uguale dignità.
Riesce però difficile pensare che il luogo in cui si decide il candidato del Pd non sia il Pd stesso. La situazione all’interno del partito, fra le opposte tifoserie, è molto tesa. Da una parte c’è Andrea Gnassi che assolutamente vuole dire l’ultima parola sul suo successore, e per questa ragione sta spingendo su Sadegholvaad. Dall’altra ci sono Emma Petitti e i suoi sostenitori che cercano di sbrogliare una matassa per loro sempre più complicata. Pare che a Bologna i gruppi di maggioranza in consiglio regionale abbiano chiesto a Petitti una decisione entro la settimana: o si si dimette dalla presidenza dell’assemblea legislativa e scende a Rimini per correre alle primarie, o resta a Bologna e addio al sogno di diventare sindaco.
Conclusione: al momento le primarie sembrano più probabili del terzo candidato che magicamente spunti dal cilindro.
Se nel campo del centrosinistra la situazione è ad alta tensione, qualche segnale di nervosismo si comincia a d avvertire anche nel centrodestra. Fratelli d’Italia, dopo aver chiuso felicemente l’ingresso di Filippo Zilli e Carlo Rufo Spina nel gruppo consigliare (ora di quattro membri, con Gioenzo Renzi e Nicola Marcello), ha subito mandato un messaggio alla Lega e al suo segretario regionale, Jacopo Morrore. O il candidato civico che Morrone annuncia da mesi diventa un nome e cognome credibile, altrimenti proporrà un suo uomo di partito, ha dichiarato il portavoce Federico Brandi. Da quel che trapela, Morrone è in attesa delle risposte di alcune personaggi interpellati, ma finora ha collezionato solo dei no. Si vedrà se la serie si interrompe.
A Rimini nessuno ha mai cementificato. Melucci riscrive il passato per le battaglie di oggi
Motori immobiliari, un’espressione che da una decina d’anni è uscita dal dibattito pubblico di Rimini, mentre fino al 2011 era all’ordine del giorno. C’è da fare il nuovo stadio? Bene, concediamo al costruttore un motore immobiliare, magari ‘spalmato’ per ridurne l’impatto ambientale. Stesso schema per ogni opera pubblica o di interesse pubblico.
L’ex assessore all’urbanistica Maurizio Melucci non ne parla nel suo ultimo articolo teso a ristabilire - dice lui - la verità storica contro i luoghi comuni. Scrive che il Comune di Rimini dal 1995 è stato un pioniere degli accordi fra pubblico e privato, nel senso però che l’amministrazione chiedeva super standard, anche oltre la legge (verde, parcheggi, servizi) a chi voleva costruire.
Quindi di motori immobiliari (dicesi anche urbanistica contrattata) a Rimini nel decennio Ravaioli Melucci non si sarebbe mai parlato, così come, ecco l’altra verità annunciata, tutto ciò che ha prodotto a Rimini il Prg Benevolo sarebbe «frutto del lavoro di altri». Sicuro?
Diventando nel 1999 vice sindaco e assessore all’urbanistica, Melucci ereditava un Prg che la città, con oltre 2000 osservazioni, aveva mostrato di non amare, di percepire come un ostacolo al bisogno di investire e costruire. Era un Prg, con i suoi 256 comparti e con le sue rigidità, difficilmente gestibile. Se si vanno a rileggere i giornali dell’epoca, si scopre che il neo assessore spiegava ogni giorno che il suo primo compito sarebbe stato quello di rendere attuabile il Prg, e di farlo subito, perché i cittadini non potevano aspettare. In effetti la città dal punto di vista edilizio, in attesa del nuovo Prg, era bloccata da anni; ed era forte la pressione delle famiglie e delle imprese per poter finalmente aprire i cantieri.
L’assessore Melucci decise che non era il caso di puntare su una variante generale, che avrebbe avuto un iter di almeno cinque anni, e scelse di aggiustare il Prg pezzo per pezzo, con il rischio di essere risucchiati dai particolarismi e di non promuovere una visione generale e armonica della città.
Leggendo le sue ricostruzioni storiche, secondo le quali nessuno a Rimini avrebbe esagerato con la cementificazione, tantomeno lui, viene da chiedersi perché mai i primi atti del sindaco Andrea Gnassi siano stati proprio l’affossamento dei project financing sul lungomare e il taglio draconiano degli indici di costruzione per alcuni comparti che avevano ricevuto il via libera dalla precedente amministrazione. E non si capisce nemmeno perché con quelle mosse il sindaco sia riuscito ad azzerare il dissenso ecologico e di sinistra e a porre le basi per la rielezione trionfale del 2016.
Melucci ha l’evidente preoccupazione di scrollarsi di dosso una fama di cementificatore che oggi incide soprattutto nel dibattito per la candidatura a sindaco, polarizzato al momento proprio tra una continuità con i mandati di Gnassi e un ritorno al passato precedente (appunto al binomio Ravaioli-Melucci). Una preoccupazione che emerge anche da alcuni colpi ‘bassi’, poco da storico, molto da militante politico, come quello di rinfacciare al consigliere comunale Gnassi di aver votato negli anni Novanta il piano Benevolo. Salvo nascondersi dietro una foglia di fico: «solo una nota polemica che sinceramente non mi interessa ed è forse fuori luogo». Non interessa, però la scrive.
Probabilmente uno storico del futuro, non condizionato dalla polemica politica contingente, rileverebbe che la politica urbanistica di quel periodo era in sintonia con una mentalità ancora poco green e una prassi ancora prevalente nella occupazione del territorio. Rimini era infatti in quel momento una città nella quale l’edilizia aveva un peso economico enorme e dove importanti imprenditori, che inizialmente avevano costruito le loro fortune su altri business, si erano buttati anima e corpo sull’industria del mattone. Nel 2008 venne Valter Veltroni a tenere un comizio all’Arco d’Augusto. Al termine, al pranzo di autofinanziamento in Fiera, al centro spiccava un tavolo con il vice sindaco Melucci e un noto industriale-costruttore. Solo una nota di colore, certo, ma anche immagine sintetica di un’epoca. In autunno sarebbe cominciata la crisi che a Rimini ha falcidiato numerose imprese edili che erano diventate enormi colossi.
Un altro aspetto del dibattito lo mette in evidenza l’ex sindaco Giuseppe Chicchi: «L’idea di Benevolo era che nessun intervento edilizio diretto si facesse sul singolo lotto. Da ciò la diffusa previsione di comparti edilizi da assoggettare a Piani Particolareggiati da cui ricavare superstandard a favore del bene comune (parchi, parcheggi, scuole, chiese, ecc.). Contro l’introduzione del superstandard ci furono ricorsi dei proprietari privati, tutti vinti dall’Amministrazione. Però i comparti non partirono. Forse sarebbe stato sufficiente sostenere i comparti con procedure accelerate, motivate dall’interesse pubblico connesso. Oppure prevalse l’individualismo dei singoli proprietari».
Ma soprattutto, la politica urbanistica nell’era Melucci-Ravaioli risponde a situazioni particolari e non ha una visione di insieme. Lo si vede anche dal destino dei nuovi insediamenti urbani, sorti senza i necessari servizi: «Benevolo – scrive sempre Chicchi - lavorava su un modello di crescita urbana basato su medio-piccoli nuclei abitativi “satelliti”, dotati di servizi di base e collegati con il centro urbano per i servizi superiori (la New Town inglese). Qualcosa è realmente accaduto (Viserba, Gaiofana, S.Vito, Corpolò), forse sono mancati i servizi e le periferie si sono isolate».
Infine, una ricostruzione storica completa non può dimenticare che fra il Comune a guida Melucci-Ravaioli e la Provincia guidata da Nando Fabbri negli anni 2000-2005 ci siano stati momenti di alta tensione proprio a proposito della politica urbanistica. I progetti che il Comune chiedeva di approvare spesso e volentieri mal si conciliavano con le previsioni di Ptcp (il Piano territoriale di coordinamento provinciale), più attento a non consumare suolo.
Una questione di alta tensione fra Comune di Rimini e Provincia fu anche la questione dei ghetti. Norme per far sistemare le casette sparse nel forese o un tentativo subdolo di urbanizzare il territorio agricolo? Lo scontro fu durissimo ma si concluse con l’adeguamento di Rimini alle prescrizioni imposte dalla provincia che nel 2009 aveva approvato il nuovo Ptcp “a consumo zero del territorio”.
In 1984 George Orwell scrive che uno slogan del Partito era «chi controlla il passato, controlla il futuro; chi controlla il presente, controlla il passato». La ricostruzione storica di Melucci sembra obbedire a questo precetto. C’entra molto la lotta politica presente.
Valerio Lessi
Rimini 2021, l'agenda di Maggioli (Confindustria) per i nuovi sindaci
Il 2021 si apre con segnali di fiducia da parte delle imprese, e si spera che l’arrivo dei vaccini abbia effetti positivi anche sulla ripresa della produzione. Una iniezione di fiducia è venuta anche dall’incarico di formare il nuovo governo all’ex presidente della Bce, Mario Draghi. A livello locale c’è un messaggio per le amministrazioni dei Comuni della Romagna che, come Rimini, andranno al voto. Ai nuovi amministratori il presidente di Confindustria Romagna, Paolo Maggioli, ha chiesto una maggiore attenzione al settore manifatturiero. Sindaci e assessori frequentino di più le aziende del territorio per capirne dal vivo le necessità. «Chiediamo azioni efficaci ed un dialogo continuo, un alleggerimento della burocrazia e la possibilità di potere crescere, ad esempio dove richiesto e possibile, con la nascita di nuove aree industriali, creando così occupazione e crescita economica dei territori». Il riferimento è ai territori emiliani che mostrano grande capacità attrattiva di importanti investimenti esteri, altrettanto deve poter avvenire per Rimini e la Romagna.
Il presidente Maggioli è intervenuto per commentare i dati dell’indagine congiunturale che ogni sei mesi Confindustria Romagna esegue fra i propri associati. A Rimini, nel primo anno dell’era Covid, nel secondo semestre 2020, le imprese hanno visto calare il fatturato dell’1,5 per cento (quello interno del 5,3); la produzione è diminuita dello 0,4, mentre l’occupazione è sostanzialmente stabile (+0,1). Il dato sull’occupazione è influenzato dal blocco dei licenziamenti e dalla sospensione dell’obbligo di causale per il rinnovo della proroga dei contratti a tempo determinato. Bisognerà vedere cosa succederà dopo il 31 marzo, quando questi paletti saranno eliminati. Ci sono comunque segnali positivi: il 48,1per cento delle imprese non intende attivare la cassa integrazione nei primi sei mesi del 2021 (mentre nel 2020 è stata raggiunta la cifra record di 20 milioni di ore).
Per il primo semestre, il 70,7 per cento delle imprese prevede una produzione stazionaria, mentre un 19,5 per cento la dà in aumento; gli ordini restano stazionari per il 51,2 per cento degli imprenditori e il 34,2 prevede una crescita; anche per giacenze e occupazione oltre il 70 per cento delle imprese ritiene che il primo semestre sarà nel segno della stabilità.
Dopo aver snocciolato i dati, Maggioli ha quindi fatto il punto sulle infrastrutture strategiche per l’economia della Romagna, a partire dagli aeroporti. Non si è limitato a salutare con favore il via libera della Ue al finanziamento regionale di 12 milioni: «Un finanziamento necessario per mettere in atto il piano di sviluppo programmato da Airiminum che auspichiamo venga percepito dall’amministrazione come reale opportunità per garantire occupazione, crescita e sviluppo a tutto il territorio»; ha altresì sottolineato la necessità di un’intesa far i due aeroporti romagnoli, «con un coordinamento regionale», così come sta avvenendo per le fiere.
A proposito di fiere, la decisione della Regione di investire nella nuova società comune fra Rimini e Bologna consente di guardare con ottimismo al futuro, nella consapevolezza che si deve competere a livello europeo, non a lvello regionale o nazionale.
Per rendere competitivo il territorio romagnolo sono fondamentali gli investimenti sulla viabilità. Maggioli ha auspicato che nei fondi del Recovery Plan trovi spazio anche uno stanziamento per dotare la Romagna e la dorsale adriatica dell’alta velocità. Altrettanto prioritario è l’adeguamento sostanziale dell’asse E45/E55. Al presidente di Confindustria non convince il progetto per la nuova Marecchiese «caratterizzato da varianti non ben definite. Occorre un intervento diretto che garantista sicurezza ed una maggiore fluidità ad un’arteria lungo la quale sono collocate numerose imprese».
Ed infine il tema dell’energia. A Maggioli pare contraddittorio che a Ravenna siano favorevoli ai parchi eolici mentre a Rimini siano state alzate le barricate. Pertanto ritiene «non sia da escludere a priori l’approfondimento di progetti per la realizzazione di parchi eolici in Romagna, sia a Rimini sia a Ravenna, con il confronto tra tutte le parti coinvolte e la valutazione di come e dove potrà essere utilizzata l’energia prodotta: è un atto doveroso per non rischiare di perdere opportunità di sviluppo su diversi fronti».
Rimini 2021: il (forse) candidato Lucio Paesani, il moderato che non ti aspetti
«Rimini? Il problema principale, da cui derivano tutti gli altri, è la stagnazione economica che dura dal 1989, anno delle mucillagini. Quell’anno finì il modello del turismo di massa che avevano creato i nostri nonni. E non è più tornato. Poi abbiamo fatto altro, abbiamo creato strutture come la fiera e il palacongressi che ci hanno permesso di resistere. Però Rimini deve tornare ad essere protagonista a livello di turismo balneare».
Lucio Paesani è un imprenditore del settore turistico (locali notturni, alberghi, ristoranti). Da tempo si nota un suo notevole attivismo pubblico. Il suo nome è emerso come possibile candidato sindaco o comunque come promotore di una lista civica alleata con il centrodestra. Abbiamo cercato di sondare il suo pensiero e le sue intenzioni.
«Certi interventi sull’economia andavano fatti prima, quando c’erano le risorse, come Torino che con le olimpiadi 2006 ha riconvertito i vecchi distretti industriali in contenitori culturali. Oggi i comuni hanno risorse limitate. C’è inoltre una crisi di sistema, lo vediamo con l’incarico a Draghi. Il mondo finanziario sta viaggiando a velocità supersonica e i nostri processi decisionali, politici, umani non riescono a star dietro. Si deve fare una proposta diversa, comunitaria, che nasca dal basso. E la città, la comunità cittadina, può esser il laboratorio».
Cioè?
«Con altri amici sto cercando di dare un contributo per trovare le risposte. Che sicuramente saranno diverse dall’approccio che la sinistra a Rimini ha sempre avuto, e che in questo momento non garantisce nessun tipo di crescita. È un approccio culturalmente nemico del privato, sempre visto con diffidenza».
Anche le amministrazioni Gnassi?
«Certo. Basta andare a vedere i bandi che escono, su tre, due vanno deserti. Ho vinto il bando per il chiosco del castello, è un anno e mezzo che aspetto l’assegnazione perché era stato fatto male. Area sportiva della Gaiofana, in malora: il bando è andato deserto. Si fanno norme con la paura che il privato ci possa guadagnare troppo. Altro esempio: quando sento l’assessore Frisoni che dice comprate l’albergo di fianco al vostro, demolitelo e fateci la piscina, mi sembra di sognare: devo spendere 1,5 milioni per fare una piscina?».
Quindi neppure il sindaco Gnassi ha contribuito a rilanciare il turismo di Rimini?
«Gnassi ha fatto cose belle ma neppure lui ha la bacchetta magica. Un limite l’ha avuto nel fatto di essere troppo solo al comando, le grandi imprese si vincono in squadra, non da soli».
Ma anche lei lo ha appoggiato…
«Sono presidente del consorzio del porto, abbiamo combattuto contro il progetto dell’amministrazione Ravaioli-Melucci che voleva creare una sorta di Befane al mare. Fallisce Coopsette, arriva Gnassi e sposa completamente il nostro progetto. Con lui abbiamo cercato di costruire…».
Però il vostro progetto è rimasto lettera morta.
«Non è decollato e si è tornati indietro, si sono fatte solo le demolizioni. È stato detto: il triangolone del porto è passato al Comune gratis. Non è vero. Lo Stato ha tagliato mezzo milioni di trasferimenti, da ora e ogni anno per sempre. Considerato che una concessione dura in media 30 anni, significa che a noi operatori costerebbe 15 milioni. Non è economicamente sostenibile».
Cosa sta preparando per le elezioni, una lista civica?
«Sto ragionando con un gruppo di amici che ogni giorno si allarga sempre di più. Va risollevato il turismo, ma non penso si possa fare con lo stato di fatto di oggi. Giustamente il sindaco ha detto che Rimini è la città dove tutto si immagina. I conti Baldini hanno inventato gli stabilimenti balneari, i nostri nonni dopo la guerra hanno inventato il turismo di massa, noi dobbiamo tirare fuori un’idea nuova. Questo è il lavoro che ci aspetta, non organizzare quello che non funziona. Stiamo cercando idee e proposte anche con l’aiuto di professionisti. Ci sono tre nodi da sciogliere: la deregulation perché troppe norme soffocano, gli strumenti finanziari, l’urbanistica per eliminare la zavorra dei troppi alberghi fuori mercato».
Con chi pensate di allearvi?
«Quando avremo la nostra proposta, ci confronteremo».
Non faccia il finto diplomatico, è noto che partecipa alle riunioni del centrodestra.
«Sono stato invitato e ho partecipato perché mi interessava. La situazione ancora non è chiara. A Rimini nel Pd e in Fratelli d’Italia c’è una competizione per la leadership. Noi siamo civici e non possiamo entrare in ragionamenti che civici non sono».
Lei vuole fare il candidato sindaco?
«Sono parte di un gruppo, sono uno che non si fa problemi a metterci la faccia. Se c’è qualcuno più autorevole di me, si faccia vanti, e io sarò al servizio della squadra. Però è presto per parlare di queste cose. L’urgenza è cambiare Rimini, uscire anche dalle divisioni. Guardiamo a cosa sta succedendo a livello nazionale con Draghi, entro due anni a livello nazionale i partiti non saranno più quelli di oggi, non funziona più la vecchia ricetta, la vecchia politica, i vecchi strumenti. Dobbiamo studiare modalità nuove in tutto. Serve il contributo di tutti, occorre smettere di giocare con gli slogan. Un tempo i nostri nonni dicevano: lasciamo a quelli la politica, noi pensiamo a lavorare. No, oggi non si può più delegare a chi non ha risposte. E sa qual è la risposta più importate?
La dica.
«La risposta più importante è il rapporto pubblico privato, è la sussidiarietà. Faccio un esempio, sulla scuola. Ho pagato trent’anni di scuola privata, dalle Maestre Pie alla Karis Foundation. Ho liberato lo Stato da un costo, dovrei avere una medaglia, poi magari un credito di imposta. E invece sei trattato come un nemico. Altro esempio. Quando ho aiutato il Comune sulla Molo Street Parade ho fatto risparmiare quasi due milioni alle casse pubbliche. Quando invece Al Meni e la Notte Rosa costano ciascuna mezzo milione, il capodanno 800 mila euro. Se si dà al privato la possibilità di guadagnare, si recuperano risorse».
Proprio il suo coinvolgimento nella Molo fa storcere il naso a molti esponenti del centrodestra.
«Sono ragionamenti di chi mi giudica senza conoscermi. Avrei sbagliato a promuovere un evento nel quartiere dove lavoro? E non è neppure vero che la Molo porta un turismo dannoso per Rimini. È una sciocchezza, oggi non si parla più di turismo ma di turismi, uno diverso dall’altro. Come è accaduto a Barcellona dopo le olimpiadi, dalla cultura alla vita notturna. Il vero limite della Molo è un altro. Arrivano i ragazzi che hanno visto i video su internet e chiedono: ma dove sono le discoteche? Non ci sono più, si contano sulle dita di una mano. Adesso che sono chiuse per il Covid i ragazzi sono liberi come cani senza guinzaglio di combinare guai nelle piazze. Il limite della Molo è che dura un giorno e non sviluppa un prodotto turistico. Come i cinque musei senza direttore e i magazzini pieni di reperti».
Valerio Lessi