Aeroporto di Rimini, in attesa di una sentenza decisiva
La sentenza che domani pronuncerà il Consiglio di Stato avrà notevoli ripercussioni sull’economia del territorio e sulla campagna elettorale appena iniziata. Il Consiglio di Stato deve infatti decidere se confermare o meno la sentenza con cui il Tar dell’Emilia Romagna ha di fatto annullato il bando con il quale Enac aveva ricercato una nuova società di gestione per l’aeroporto di Rimini. Secondo il Tar di Bologna quel bando era da rigettare perché non chiedeva alcuna pregressa esperienza tecnica a quanti si candidavano per gestire lo scalo riminese.
Se il Consiglio di Stato darà torto ai giudici ammirativi di Bologna, continuerà la gestione di Airiminum. La società potrà così finalmente essere messa realmente alla prova: si vedrà se è in grado di fare dell’aeroporto una infrastruttura trainante dell’economia riminese, a partire dal turismo. In caso contrario si aprono prospettive da incubo, non escluso il rischio di una nuova chiusura. I dirigenti di Airiminum hanno sempre sostenuto che Enac ha tutti gli strumenti per tenere aperto lo scalo, ma l’esperienza insegna che in materia aeroportuale la complessità della materia giuridica può sempre riservare sorprese. C’è ad esempio chi sostiene che dopo il fallimento di Aeradria, Enac avrebbe potuto nominare un commissario, ma così non è stato.
L’origine ultima di tutti i problemi che sono arrivati uno dopo l’altro, compresa la chiusura dell’aeroporto da novembre 2014 a marzo 2015, sta nella sentenza con cui il 26 novembre 2013 il Tribunale di Rimini, su richiesta del procurato capo Giovagnoli, ha dichiarato fallita Aeradria. Andando ancora più a ritroso, le responsabilità vanno rintracciate nella discussa e contestata gestione precedente che ha lasciato un buco di almeno 50 milioni. Anche se non va mai dimenticato che si era costituita, per così dire, una Aeradria bis, avendo come soci tutti creditori, a partire da Carim, i quali non chiedevano il fallimento ma avevano sostenuto le due richieste di concordato preventivo. Decisivo è stato l’intervento del procuratore capo che intervenendo in aula ha sostenuto con forza che “ormai è una specie di farsa, noi chiediamo il fallimento di Aeradria perché i dati a sostegno del concordato di continuità si rivelano sempre falsi ogni volta che un soggetto terzo si trova ad esaminarli”.
Con il fallimento la gestione dell’aeroporto è passata nelle mani del curatore Renato Santini che fino al 31 ottobre 2014 ha tenuto aperto l’aeroporto, potendo contare sui contratti già stipulati dalla precedente gestione e sulla “colletta” promossa dall’allora prefetto Claudio Paalomba. Quando la gestione del curatore si conclude, con un consistente attivo, l’aeroporto è stato chiuso per cinque mesi.
Intanto, nel mese di maggio 2014 Enac ha pubblicato il bando per la ricerca della nuova società di gestione. Si presentano quattro società Airiminum, rappresentata da Leonardo Corbucci, Novaport Italia, rappresentata da Andrea Delvecchio, il Consorzio per l’aeroporto di Rimini, prima rappresentato da Pierfrancesco Campana e poi da Roberto Leonardi, e Aviacom dell’americano Robert Halcombe. Il 29 luglio 2014 l’Enac attribuisce ad Airiminum l’aggiudicazione provvisoria che diventa definitiva nel novembre successivo. La vittoria di Airiminum a pieni voti (85 su 85) non viene accolta con entusiasmo né da molte forze politiche e sociali del territorio (fioccano dubbi, riserve, domande, interrogazioni parlamentari), né dal Consorzio per l’aeroporto, arrivato terzo alla gara. Partono i ricorsi, prima sul merito (respinti) e poi sul bando stesso. Quest’ultimo bocciato dal Tar nel settembre scorso perché non richiedeva ai partecipanti una pregressa esperienza nella gestione aeroportuale. Enac e Airiminum hanno spiegato che altri bandi per altri aeroporti italiani erano stati fatti come quello di Rimini senza nessuno abbia mai eccepito. Ma la frittata ormai era fatta: l’aeroporto, certamente aperto, ha subito un’altra battuta di arresto, vista l’incertezza sul destino della società di gestione. La sentenza del Tar era immediatamente esecutiva ma fortunatamente il Consiglio di Stato ha concesso la sospensiva. Domani 4 febbraio il verdetto definitivo.