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Fondo per il lavoro, Rimini fa scuola

Mercoledì, 27 Aprile 2016

A Bologna faranno come a Rimini. La città ha un’iniziativa talmente ben congegnata che nel capoluogo regionale l’assumono come modello. I riminesi possono ancora una volta rivendicare una botta d’orgoglio. Ad essere importata da Rimini è l’idea del Fondo per il lavoro lanciata nell’autunno del 2013 dal vescovo Francesco Lambiasi. Un Fondo che per un anno paga il 30 per cento delle spese complessive che un’azienda sostiene per assumere un dipendente, fino a un importo massimo di 8 mila euro per lavoratore. A Rimini ha funzionato (poi vedremo come) e a Bologna il professor Stefano Zamagni, che è fra i garanti del Fondo, ha proposto l’esperienza come modo per utilizzare parte degli utili che la diocesi incassa dall’attività della Faac, la multinazionale che produce cancelli automatici. Cosa c’entra la diocesi di Bologna con la Faac? È presto detto: alla sua morte il fondatore dell’azienda ha nominato come erede universale la diocesi, che è pertanto il principale azionista di Faac. Nel dicembre scorso, arrivando a Bologna, il nuovo arcivescovo Matteo Maria Zuppi aveva espresso la volontà che parte dei profitti fossero destinati a creare nuovi posti di lavoro. Il professor Zamagni, incaricato dall’arcivescovo di trovare il modo, ha avuto la strada spianata nel proporre il modello Rimini. L’unica sostanziale differenza fra il capoluogo e la città della riviera sta nella consistenza del fondo: la Faac è un’industria che produce milioni di utili all’anno (38 nel 2014, caso straordinario per di via di alcune operazioni finanziarie, 13 nel 2013). Mentre a Rimini, dove i soldi vengono fuori dalle donazioni di privati, enti o aziende, fino al 31 dicembre 2015 erano stati raccolti 390 mila euro.

Poca cosa rispetto alle disponibilità che certamente avrà il fondo bolognese, eppure sufficienti, nei primi due anni, per inserire nel mondo del lavoro 74 persone, 20 delle quali con contratto a tempo indeterminato. Chi si trova nella condizione di disoccupato, può rivolgere la domanda di accesso al Fondo attraverso vari canali. Il più utilizzato è il Patronato Acli, seguito dagli sportelli di Lavorare in Valmarecchia, progetto al quale hanno aderito diversi Comuni, e dalle Caritas parrocchiali (particolarmente attive quelle di Villa Verucchio, Santarcangelo e Coriano). Complessivamente sono arrivate 593 domande, 198 nel corso del 2015. Fra quelle pervenute, il Fondo ha valutato meritevoli di essere accolte 529 candidature. Fra quanti chiedono di accedere al servizio ce n’è una buona parte che mai si era rivolta ai centri di ascolto della Caritas. L’iniziativa ha quindi fatto emerger un’area di difficoltà fino a quel momento sconosciuta.

I richiedenti (dati 2015) sono per un terzo donne e per due terzi uomini; il 73 per cento sono italiani; fra gli stranieri (provenienti da 29 paesi) le nazionalità più rappresentate sono la marocchina, l’albanese e la rumena; il 60 per cento rientra nella fascia di età 35-54 e il 30 per cento supera i 55 anni, il 43 per cento ha la licenza media inferiore ma non manca un piccolo gruppo di laureati; il 45 per cento ha la casa in affitto e spesso non riesce a pagare il canone; il 40 per cento è celibe o nubile (molti però convivono con partner e figlio a carico), il 36 per cento coniugato, gli altri separati o divorziati; le precedenti esperienze professionali sono varie, ma prevalgono il turismo, l’industria, l’edilizia e i servizi alla persona.

Nel 2015 hanno trovato occupazione tramite il Fondo 33 persone prive di lavoro.

Si tratta di 7 donne e 26 uomini, per la maggior parte con età compresa tra i 35 e i 64 anni. Per il 79 per cento sono italiani (21 per cento stranieri) ed il 76 per cento ha un titolo di studio di grado inferiore (di cui il 45 per cento un diploma di licenza media inferiore). Cinque gli assunti con titolo di studio superiore, dei quali 3 hanno riguardato laureati (uno dei quali straniero), uno di essi non ha superato il periodo di prova. Otto assunti (25 per cento del totale) sono invalidi (con maggiore o minore grado di invalidità) o portatori di patologie gravi e/o invalidanti, dei quali 2 sono donne e 6 uomini.

Ed infine le caratteristiche delle aziende che hanno effettuato le assunzioni nel corso dei due anni di funzionamento del Fondo: 12 sono cooperative sociali che hanno stipulato 14 contratti di lavoro per altrettanti lavoratori; 7 sono strutture alberghiere e di ristorazione con apertura annuale, che hanno assunto personale con qualifica di cameriere ai piani, tuttofare e cameriere di sala; 17 sono le aziende artigiane o industriali del territorio che operano prevalentemente nei settori metalmeccanico, nel confezionamento e vendita di prodotti di utensileria-minuteria e ferramenta, nella produzione e commercializzazione di prodotti alimentari e nella produzione di scale d’arredamento, cancelli e soppalchi e coperture coibentate. Il personale è stato assunto per mansioni quali: operaio generico-specializzato, magazziniere e aiuto cuoco; 9 sono attività commerciali/negozi e studi commerciali.


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